Ugo Dighero: in Italia troppe persone senza talento fanno carriera, ma mi ritengo fortunato

È uno dei personaggi più amati anche della televisione dove ha vestito per tanto tempo i panni dell’irresistibile Giulio Pittaluga in Un medico in famiglia, e ha dato vita per anni a spassosissimi sketch di una comicità tutta genovese con l’amico Maurizio Crozza, da Avanzi fino a Mai dire gol. Ora Ugo Dighero è sempre molto impegnato tra numerosi spettacoli a teatro dove ripropone anche il suo storico personaggio del pupazzo Gnappo. Quest’anno ha cominciato con Neri Marcoré in Tango del calcio di rigore, e dal 4 aprile per dieci giorni sarà al Teatro Carcano di Milano con Gaia De Laurentiis in Alle cinque da me. Una commedia assolutamente spassosa, dai ritmi molto veloci, che vede dieci personaggi interpretati dai due attori che si fanno in cinque, con gli intermezzi musicali della sempre divertente e talentuosa Banda Osiris. Naturalmente, come sempre, nessuno meglio del protagonista potrebbe raccontarci lo spettacolo, e Ugo lo fa con quella grande ironia e quell’attenzione che alla vigilia dei 60 anni lo fanno essere uno degli attori più divertenti e sinceri che si possa avere la fortuna di incontrare sul proprio cammino.

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Ugo, in Alle cinque da me interpreti cinque uomini diversi, che sono poi le ultime cinque relazioni di Gaia De Laurentiis: tutte storie sbagliate, cosa fa scoprire ai protagonisti che l’ultima persona incontrata è finalmente quella giusta?

Ovviamente nulla, quello rimane un capitolo aperto. È la storia di due novelli sposi che si sono scelti e si raccontano l’uno con l’altra i loro ultimi quattro incontri prima di conoscersi. Quando due persone decidono di cambiare vita, cercare un rapporto stabile, ecco che si mettono a caccia dell’anima gemella e quello è il momento più difficile, fatto di incontri disastrosi e destinati al fallimento, perché l’amore non si può programmare: arriva e basta. Le due anime quindi si sono trovate e si raccontano appunto gli ultimi incontri, fatti alla ricerca di questa stabilità. Tutti possiamo empatizzare e per questo si ride molto: è uno spettacolo molto comico.

Ecco questa è una gran cosa: si ride senza la volontà di fare riflettere in maniera esagerata.

Sì, non c’è nessuna sorpresa nel testo: è molto semplice, e si ride molto. L’empatía del pubblico è grande perché chiunque ha vissuto dei momenti cosi e tutti conoscono le difficoltà che si hanno con l’altro sesso. Il divertimento è assicurato. I francesi sono molto bravi a scrivere queste commedie leggere ma anche molto vere.

Ecco infatti, in questa stagione teatrale si sono viste diverse commedie scritte da autori francesi: cos’hanno secondo te che manca a noi italiani?

Hanno una grande abilità nel costruire situazioni molto coinvolgenti e in cui ci si possa ritrovare: quello che gli manca é la battuta, ma lì ci abbiamo pensato noi. Nello spettacolo più del 50% delle battute sono state aggiunte da noi: in sede di prova venivano delle idee e le abbiamo introdotte. Domani alla prima ci sarà Pierre Chesnot, quindi siamo curiosi di vedere la sua reazione: lui è davvero in gamba. Questa è la seconda commedia con Gaia, con la stessa produzione e con lo stesso regista, Stefano Artissunch, e il risultato e’ enorme perché lo spettacolo sta andando benissimo.

Quale dei cinque personaggi ti ha divertito di più interpretare e quale somiglia di più a Ugo Dighero?

Sicuramente quello che mi diverte di più è un beccchino: lei si porta a casa questo personaggio timidone diverso rispetto al precedente, un montanaro rozzo e volgare. Il becchino è molto tenero, comincia a raccontare come argomento di discussione tutti i dettagli del suo lavoro, con grande entusiasmo senza rendersi conto del disagio che provoca in lei. Mi diverte molto anche il ruolo del classico padre padrone che la corteggia ma intanto telefona alla moglie mentre é li con l’amante, senza accorgersi minimamente della situazione: sono tutti molto divertenti. Sono bellissimi anche i personaggi interpretati da Gaia, per esempio c’è una ragazza che è ossessionata dalle multe e dai vigili e non fa in tempo a intavolare nessun discorso che si ritrova subito alla finestra a spiare la sua macchina. Si ride davvero moltissimo.

E alla fine, arriva la normalità. Credi che la normalità crei più sicurezza o più noia in una coppia?

La routine é sempre un’arma a doppio taglio. La mia compagna fa l’attrice quindi tra tournée, prove ecc…non ci vediamo mai: io ambirei a una maggiore stabilità e regolarità nella vita in questo senso. Non c’è dubbio però che la routine diventi anche pericolosa nelle coppie. Il segreto più che condurre un tipo di vita piuttosto che un’altra credo sia non dare mai nulla per scontato e mantenere l’umore costantentemnte vivo: quello è un lavoro che va fatto sempre, a prescindere dal tipo di vita che si fa nella coppia.

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Un pregio e un difetto di Gaia De Laurentiis? Cerca di essere il più generoso possibile nel pregio e il più possibile crudele nel difetto.

Per come sono io sono incapace di fare questa cosa ma ci provo: è una compagna di lavoro straordinaria, veramente deliziosa, ma è eccezionale proprio per carattere. È sempre solare, disponibile ai cambiamenti, non si spaventa mai di fronte a nulla, e ha tanta voglia di lavorare. Ha un controllo del corpo relativamente basso, quindi c’è una scena in cui mi deve dare uno schiaffo e lo fa in maniera inusitata dandomi delle mazzate che mi distruggono e a me viene da ridere, anche se soffro come una bestia! Lei lo sa e ridiamo insieme come due cretini.

Un pregio e un difetto di Ugo Dighero? Ancora più severo in questo caso…

Sicuramente sono sempre innamorato di questo lavoro e ho tanta voglia di lavorare anche duramente su qualsiasi obiettivo mi metta davanti. Sui difetti ho più difficoltà a pronunciarmi: sono praticamente perfetto, potrei tranquillamente affermare questo. Sono scevro di difetti, ma una persona meravigliosa (ride)

Non ho alcun dubbio, è del tutto evidente che quindi non possa essere la presunzione.

Eccolo lì che l’abbiamo trovato!

In realtà non è così, e la tua disponibilità lo conferma. Spesso la televisione porta a identificare gli attori con i personaggi interpretati sul piccolo schermo. Ti infastidisce essere ancora riconosciuto come Giulio Pittaluga o come pupazzo Gnappo?

Non mi da fastidio assolutamente: mi fermano tutt’oggi nonostante Un medico in famiglia sia ormai una produzione del Mesozoico perché iniziammo a registrare nel 1997. Non mi disturba, anzi sono molto riconoscente per quel ruolo. La popolarità aiuta: oggi soprattutto le produzioni nascono in un modo differente. Ormai si guarda prima il nome e poi si vede che progetto associargli…Questo non é un dato su cui si possa essere contenti: uno sconosciuto che inizia adesso fa più fatica rispetto a quando ho iniziato io per l’ossessione del richiamo, legato allo sviluppo della tv. Ora poi c’e il web e la cosa é ancora più forte in quel senso. La popolarità nel nostro mestiere sicuramente pesa, ma le produzioni dovrebbero essere sempre scelte per la loro qualità anzitutto. Gnappo addirittura lo faccio ancora a teatro in Ma mai nessuna la baciò sulla bocca: ha una chiave cinica di raccontare favole che funziona tantissimo in teatro: faccio 40 minuti che vanno alla grande con il pubblico. Con Gnappo potrei fare dai Promessi Sposi alla Divina Commedia e funzionerebbe sempre.

A me piace sempre chiudere le interviste con una scelta filosofica: e allora, rifacendoci anche a Alle cinque da me, dove si scopre la felicità dopo una lunga attesa, secondo te ha ragione Leopardi a sostenere che la serenità vera è nell’attesa più che in qualunque realizzazione o, per dirla come Sofocle, la gioia più grande è quella non attesa?

Sono due aspetti della stessa problematica: il viaggio é un momento fantastico, a volte più straordinario del raggiungimento della meta. Forse questo aspetto é il meno scontato su cui potere riflettere, ma non c’e dubbio che sia vero anche che la sorpresa, a volte gradita a volte no, movimenti comunque sempre il nostro cuore e la nostra anima.

A che punto é la realizzazione della tua vita e della tua carriera?

Ho un amore meraviglioso: alcuni sono spaventati dal passare degli anni, a me l’avanzare dell’età migliora il modo di vedere e affrontare le cose. La maturità regala più frecce al proprio arco. La sessualità stessa oggi è migliore rispetto a quando ero ragazzo, e questo é fantastico. Anche dal punto di vista professionale la consapevolezza aiuta molto: per come é costruito il nostro mondo culturale il talento non è più un fattore decisivo e questo è difficile da accettare, ma la maturità aiuta a digerire anche queste cose. Ci sono persone prive di talento che fanno una carriera pazzesca, e al contrario colleghi straordinari non riescono a lavorare: in Italia funziona cosi. Bisognerebbe lavorare su alcuni aspetti legati a questo: io comunque mi ritengo molto fortunato perché ho sempre progetti molto interessanti. Mi ritengo strafortunato.

Massimiliano Beneggi

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