Seconda serata di Sanremo 2020, viviamo insieme i momenti più importanti.
Fiorello è sempre irresistibile, vestito da Maria De Filippi supera se stesso. La signora Costanzo, del resto, dimostra ancora una volta tanta simpatia nel chiamare in diretta sul cellulare di Fiorello, preoccupato per il futuro: ‘A Techetecheté mi trasmetteranno sempre così’.
LE NUOVE PROPOSTE
Gabriella Martinelli e Lula sono le prime a cantare: Il gigante d’acciaio é il classico anonimo brano che passa da Sanremo che spinge la melodia rock in una breve interazione con il rap. Contro di loro un ancor più anonimo Fasma, che per farsi notare deve ricorrere a un cappotto metà nero e metà grigio. Passa lui in semifinale, premiato da una voce con un buon potenziale.
Nella seconda sfida Marco Sentieri canta Billy blu, un inedito di Giampiero Artegiani, l’autore all’avanguardia di Perdere l’amore scomparso un anno fa. Eppure nessuno direbbe che questo rap possa essere suo, ma le parole sono tutte da ascoltare, e Sentieri potrebbe essere il nuovo Fabrizio Moro. Si sfida con Matteo Faustini: anche la sua canzone è un mix tra cantato e recitato. Non ha un’intonazione perfetta anche se i suoi falsetti sbalordiscono. Nel bene e nel male non ce la fa, il talento di Sentieri arriva alla serata di venerdì.
LA DEDICA A FABRIZIO FRIZZI
Sono le 21.27 quando Amadeus chiede l’applauso per Fabrizio Frizzi: ‘Oggi è il suo compleanno. Se ci fosse ancora, senza ipocrisia, questo 70esimo Festival lo avrebbe sicuramente presentato lui’. Tanta emozione che si fa estremamente palpabile quando arriva Carlotta Mantova sul palco. Sono passati quasi due anni dalla sua scomparsa, e ancora sembra troppo ingiusto non vederlo più.
LO SHOW DI FIORELLO
Fiorello riporta il Festival a vivere il clima del varietà con un eccezionale corpo di ballo, poi improvvisa qualche sfottò all’amico Amadeus circa le polemiche che lo hanno travolto: ‘Ieri continuavi a prendere per mano Rula e Diletta. È manismo, le donne ce la fanno da sole’. Sputa acqua sul presentatore, si diverte come quando era un animatore turisrico. Tanto da permettersi di scherzare su se stesso: ‘E pensate che Amadeus non si è mai drogato. Lui.’. Quindi canta La classica canzone di Sanremo, a 25 anni dalla sua unica partecipazione in gara con Finalmente tu. È un’ironico excursus sui brani vincenti (e perdenti) della storia del Festival, onestamente su questo ci si poteva aspettare qualcosa di più da uno come lui. Ma è ugualmente grandioso.
IL DEBUTTO DI PIERO PELÙ
Tra i tanti momenti indimenticabili della carriera di Frizzi c’è sicuramente la sua imitazione di Piero Pelù a Tale e quale show. È proprio il cantante toscano, guarda un po’ il destino, ad aprire (e accendere anche musicalmente) la serata dei Big con il suo esordio sanremese che arriva solo alle 22.02, dopo il secondo stacco pubblicitario. Lo stile inconfondibile lo identifica come il rocker più rappresentativo di questo Festival: Gigante sarà l’occasione per uno straordinario rilancio, e rimane subito nelle orecchie col suo ritornello.
Arrivano sul palco Laura Chimenti ed Emma D’Aquino. Due ingessate giornaliste vestite da co-conduttrici per una sera, fanno del loro meglio per essere a loro agio: sono molto ironiche ma comunque pesci fuor d’acqua. Tocca a loro presentare il trash tanto atteso: Elettra Lamborghini, sorprendentemente molto coperta, persino sui piedi avvolti da due enormi pecore che paiono doposci. E quando ti attendi il peggio, ecco la sorpresa: non c’è volgarità ma tanto ritmo latino che si fa ballare in Musica (e il resto scompare). Elettra è visibilmente emozionata ma non rinuncia al suo sculettamento che l’ha resa celebre. Divertente e frizzante, i contenuti del testo sono poverissimi ma la sua canzone arriverà sicuramente a essere un tormentone fin dopo l’estate.
Ancora Fiorello, stavolta duetta in Terra promessa con il tennista Nole Djokovic. La forza di Rosario è da sempre quella: coinvolge chiunque voglia mettersi in gioco insieme a lui con estrema naturalezza.
NIGIOTTI E LEVANTE DELUDONO
Enrico Nigiotti con Baciami adesso è romantico ma sotto le legittime aspettative dopo la partecipazione dello scorso anno. La sua canzone può funzionare solo per la ripetizione continua delle due parole del titolo, caratteristica comune a tanti brani di questa edizione.
22.37: torna dopo 29 anni Sabrina Salerno con un vertiginoso spacco che cela la età anagrafica e purtroppo anche la sua intelligenza e la sua capacità di leggere il gobbo senza imbarazzi.
Levante é un confetto rosa che sceglie di mostrate qualche nudità per concorrere con Elodie. La sua TikiBomBom le consente di esprimere potenza vocale e la sua grande personalitá ma non ha molta melodia. Il testo però è di quelli che hanno un senso, e unito a un arrangiamento moderno e originale, la fa ambire al Premio della critica.
I PINGUINI TATTICI NUCLEARI PORTANO L’ALLEGRIA.
Dopo un inutile siparietto di Sabrina Salerno sui cambiamenti fisici di Amadeus (perché questa insistenza delle co-conduttrici sulla naturalezza e la conservazione della loro bellezza?), è il momento dei Pinguini Tattici Nucleari. Il gruppo bergamasco porta un divertente brano dedicato a Ringo Starr. Istrionici e orecchiabili, potrebbero essere la grande rivelazione dell’anno (a Sanremo quelli come loro hanno sempre convinto le giurie, anche se non hanno un testo di denuncia e puntano solo sulla spensieratezza, che tuttavia ogni tanto non è poco).
IMMENSO RANIERI: ‘TIZIANO, CHIAMAMI PAPA’.
Alle 23 riecco Tiziano Ferro, che non può fare male come nella prima serata. Canta Perdere l’amore ma con lui c’è l’interprete originale del 1988: Massimo Ranieri è da sempre l’eleganza e la potenza vocale fatte a persona, e come esplode lui nel ritornello delle sue canzoni non lo fa nessuno. Emozione unica, brividi. Sono passati 32 anni e non sembra vero: questo brano vincerebbe ancora oggi contro qualunque altro avversario, è decisamente la canzone delle canzoni. Scontata, meritatissima standing ovation. Ranieri, assente dalla gara dal 1997, incorona Ferro pubblicamente come suo erede artistico. Ma Tiziano la gara l’ha sempre rifiutata: il talento c’è, il coraggio meno.
LA GAFFE DI AMADEUS
Alle 23.09 la gaffe di Amadeus che per troppi anni ha presentato la gara musicale più famosa dell’estate. ‘Nel 1996 vinse il Festivalbar con Ron’ vorrebbe essere la presentazione di Tosca, che però con Rosalino Cellamare vinse proprio a Sanremo senza nemmeno passare dall’Arena di Verona. Tosca ha una canzone intensa, lenta, avvolgente. Forse Mina, che sa sempre scegliersi le migliori cover da interpretare, sta già appuntandosi anche Ho amato tutto, che non punta alla vittoria ma merita una vetrina importante.
EMOZIONI
Il momento toccante della serata arriva quando un ragazzo malato di Sla è sul palco con un brano, Io sto con Paolo, che parla della sua malattia e che interpreta attraverso un ragazzo che gli fa da portavoce e il suo computer, unico modo per esprimersi alla sua giovane età. Un bel messaggio sociale: la Rai legittima il servizio pubblico è quindi il canone in bolletta.
L’ATTESA REUNION
Sono le 23.32: dopo 39 anni dalla burrascosa separazione, nonché 50 anni dopo il secondo posto al debutto cantando La prima cosa bella, i Ricchi e Poveri tornano in quattro riunendosi a Marina Occhiena. Con loro anche Franco Gatti che aveva lasciato il gruppo solo tre anni fa. Marina finalmente può cantare Sarà perché ti amo, che fu il bandolo della matassa. È l’esplosione del revival, con un medley che ci ricorda la bellezza della nostra musica pop e il motivo per cui ci hanno sempre invidiato all’estero i nostri cantanti. I veri Abba li avevamo noi, ma ce ne siamo resi conto solo dopo tanti anni, quando erano ormai separati. Peccato che anche loro ricorrano, come Albano e Romina, al playback per rialnciarsi dopo tanti anni. Però sono frizzanti, sorridenti: meravigliosi perché ci fanno scendere lacrime di commozione. Ciò che si era innaturalmente diviso, Dio ha riunito. Sanremo 2020 sarà ricordato tantissimo per questo straordinario ritorno.
LA GARA IN SECONDO PIANO
A mezzanotte arriva Zucchero. La gara ormai ce la si è dimenticata, ingiustamente. Fa solo da cornice agli ospiti, ma dovrebbe ovviamente essere il contrario. Il re del blues torna all’Ariston sulle note di Diavolo in me e canta Brivido nel buio, Canzone che se ne va e Solo una sana e inconsapevole libidine. Dimentica colpevolmente Donne, ultima classificata nel 1985. Alla settantesima edizione del Festival era lecito desiderarla.
GABBANI E JANNACCI BENE MA NON BENISSIMO
A mezzanotte e venti siamo solo a metà gara. Torna, tre anni dopo il trionfo con la scimmia nuda, Francesco Gabbani. Viceversa è una piacevole filastrocca fischiettata che non ha però l’impatto dei suoi brani migliori. Ciò non toglie sia uno dei migliori cantautori in circolazione: Sei tu che mi fai stare bene quando io sto male e viceversa è una delle più belle dichiarazioni d’amore che si possano fare. Sempre che quel viceversa non voglia dire che quando io sto bene tu mi fai stare male. Mah, speriamo.
Emozionante vedere Paolo Jannacci: stesso sorriso del padre, dedica la canzone a suo figlio. Voglio parlarti adesso è una bella canzone, da cantautore romantico, ma pur andando oltre la sua prevedibile retorica non è completamente nelle sue corde un brano così melodico.
GIGI D’ALESSIO FESTEGGIA, IL PUBBLICO INIZIA A DORMIRE
Amadeus crede che il giovedì non lavori nessuno, e quindi procrastiniamo ancora i tempi: perché non dare spazio anche a Gigi D’Alessio e ai vent’anni di Non dirgli mai? La canzone è sempre bellissima, ma a mezzanotte e trentacinque la si canta insieme a lui per ridurne l’agonia come gli anziani che seguono la messa anticipando le parole del prete.
Emma D’Aquino e Laura Chimenti, quasi dimenticate, tornano a presentare Rancore, il rapper favorito per il Premio della critica con Eden. Manca, ancora una volta, il guizzo giusto, ma è l’unico rap meritevole di nota in questo Festival. Poca orecchiabilitá, il testo ha un significato.
Massimo Ranieri canta Con mia ragione: ma sì, fate pure, è presto, perché finire in orari umani quando quando si può arrivare fino a Unomattina? Dopo di lui (e la pubblicità) c’è spazio del resto anche per Tiziano Ferro che raggiunge il palco col suo sorriso di gomma e la rigidità di un Big Jim per fare un medley dei suoi successi. Gli daremmo volentieri un medley di pedate nel sedere purché abbandoni in fretta il teatro per farci andare a letto senza le sue inedite stecche e i suoi inutili ringraziamenti (‘a Chiaravalli che ha arrangiato in pochissimo tempo questi pezzi…‘si sa della sua presenza da novembre, ma hanno preparato tutto in pochi giorni?).
GLI ULTIMI CANTANTI CANTANO A NOTTE INOLTRATA
Il problema di Junior Cally, senza maschera, non è aver cantato osceni testi sessisti, ma non sapere cantare note. Rappa però velocissimo su un No grazie che si propone come ennesimo tormentone del Festival: il pubblico accoglie tiepido, senza fischi. È già una notizia.
Dopo un monologo di Emma D’Aquino sul ruolo delle giornaliste, è finalmente il momento di Giordana Angi, che somiglia tanto a Mia Martini e che porta un bel brano d’amore pieno di intensità e melodia piazzandosi di diritto tra i favoriti alla vittoria finale.
Chiude all’una e venti Michele Zarrillo, con falsetti e arie che ricordano Mango. Il Vorrei del ritornello è però l’unico punto di forza di una canzone troppo anonima nella strofa per spopolare. La sua voce resta ineguagliabile, le note sono sempre altissime. È l’una e mezza: cantare a quest’ora con con la tensione accumulata è controproducente, e un direttore artistico ormai dovrebbe saperlo. Si chiama rispetto anche per il pubblico, ma si sfora senza pace. Tocca a un monologo di Laura Chimenti: rispetto ad Amadeus, Baudo era un dilettante delle sforature.
Massimiliano Beneggi