Covid, il teatro trema. Troppi rischiano di chiudere

Tutto ancora tace sulle possibili riaperture di teatri e cinema dopo l’emergenza Covid. Che, del resto, non è ancora finita. E’ stato chiaro ieri sera il presidente del Consiglio Conte: si allentano alcune regole ma saranno assolutamente vietati assembramenti. Se per molte attività c’è una data di possibile rientro (la storia degli ultimi due mesi ci ha dimostrato che ogni previsione è stata poi procrastinata ulteriormente), non è così per i teatri e i cinema.

In Italia ci si occupa sempre però molto del calcio (e a quanto pare le cose non sono cambiate nonostante abbiamo imparato a convivere senza le diatribe sulle moviole): per intuire come funzioneranno le cose nello spettacolo, allora, forse ci basta capire le decisioni che riguardano lo sport.

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Se le squadre dovrebbero potere tornare ad allenarsi in gruppo dal 18 maggio, non è detto che il campionato di Serie A riprenda a giugno. In tutti i casi, la riapertura degli stadi al pubblico non ha ancora una data. Tradotto, non se ne parla prima dell’autunno. Le partite potrebbero essere giocate a porte chiuse fino a fine anno, anche perché il mondo del calcio ha almeno gli introiti dalle tv satellitari, che naturalmente saranno impegnate ora a lanciare le migliori offerte. E qua nasce la questione: il calcio può sostenersi con gli sponsor e le televisioni, ma lo spettacolo? E’ chiaro che fare un teatro a porte chiuse non abbia la stessa resa. Anzitutto qualitativa e, di conseguenza, commerciale. La tv può ripartire presto, senza nessuno in studio; il calcio anche. Insomma, se gli stadi dovessero essere riaperti al pubblico non prima di dicembre (ed è meglio non pensare a eventuali nuove ricadute invernali del virus), i teatri e i cinema ripeterebbero lo stesso iter. Rischiando però molto di più.

Si calcola ormai una perdita intorno ai 40 milioni complessivi per ogni grande città da marzo a oggi (a Roma sono stati stimati 38 milioni di euro, non molto diversa la situazione a Milano). Molti piccoli teatri, che già in passato hanno visto in pericolo la loro attività, potrebbero quindi essere costretti alla chiusura. Per questo motivo urge sempre di più una risposta concreta da parte del governo e delle Regioni. La cultura italiana non può permettersi di fare a meno dei teatri in una catena lavorativa dove inevitabilmente chiudere gli spazi più piccoli produrrebbe difficoltà anche per quelli più grandi e per migliaia di persone impegnate nel mondo dello spettacolo. La piccola realtà, nel teatro, è talvolta la più ambita, quella dove crescono le compagnie. Così, naturalmente, rischiano di chiudere anche le piccole scuole di teatro private. Ma nessuno sembra preoccuparsene. Per adesso nessuna certezza, il teatro trema davvero, mentre il calcio pensa a come assegnare lo scudetto.

 

 

 

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