Dal 3 al 13 novembre, al Teatro Leonardo di Milano, sarà in scena Profumo – Messa in scena di un’assenza, di Gianpaolo Pasqualino, con Salvatore Aronica, Yuri Casagrande Conti, Ludovico D’Agostino, Daniele Turconi (che ne segue anche la regia) e Laura Valli.

Come si rappresenta qualcosa che non c’è più?
Quanto può essere ingombrante una mancanza?
Quattro attori mettono in scena la storia di un’assenza.
La sera prima del matrimonio del fratello Medio, Piccolo e Grande si ritrovano a casa della Madre, sospesi in una lunga notte si confrontano con un presente che non riconoscono più. Persi in quel caos di relazioni che solo la famiglia può creare, ognuno subisce le scelte degli altri, mettendo in discussione una vita coperta dall’ombra di un padre lontano, che forse così lontano non è mai stato.
Così il regista Turconi parla di Profumo: Quando mi hanno consegnato il testo di Profumo, la storia di una famiglia abbandonata dalla figura paterna, mi sono subito fatto questa domanda: Come si mette in scena qualcosa che non c’è più? La risposta la abbiamo trovata cercando, come sfida, di spingerci oltre la semplice esecuzione del testo. Io non sono solito mettere in scena testi di altri, un po’ perchè non me li affidano e un po’ perchè sono abituato a lavorare principalmente in scrittura di scena. Ho chiesto quindi ai ragazzi e a Laura di non rinunciare al loro istinto durante le prove, e durante le letture, il loro lavoro non è stato soltanto lo studio sull’interpretazione di un personaggio ma uno studio su chi sono loro rispetto al personaggio che gli è stato affidato. Questo ha trasformato il testo in un accadimento presente davanti agli spettatori, un momento preciso della vita di una famiglia che si ritrova, per una sera, a combattere con il fantasma di un padre che non c’è più. Per questo motivo la scelta di mettere il pubblico sul palco, intorno agli attori che recitano in una sorta di grande corridoio, si è rivelata fondamentale per la creazione dello spettacolo. Lo spettatore è ad un metro dai personaggi, li vede frontali, poi di spalle, li vede parlarsi e ascolta i loro respiri durante i silenzi. Il palco non è più la barriera tra platea e spettacolo ma diventa il mezzo per essere tutti sullo stesso piano, siamo tutti la stessa famiglia abbandonata, siamo tutti attori, spettatori e personaggi, abbandonati e ritrovati nello stesso momento. La narrazione avviene su due piani paralleli, la messa in scena del testo e ciò che accade agli attori sul palco. La mia parte di scrittura si è concentrata più sul secondo di questi due piani, cercando degli affondi ironici e a volte crudeli che potessero alimentare questa sensazione di essere sempre, costantemente, in dialogo con il pubblico.
Comunicato stampa ufficiale