Rai e Mediaset sono ancora due ragioni diverse per fare televisione.
Istituzionale e tradizionale il servizio pubblico, in cerca di originalità senza fare sempre i conti con la realtà il Biscione.

Da una parte il varietà visto e rivisto (Benedetta primavera), che non cerca colpi di scena o risate sguaiate, ma non smetterà mai di essere piacevole qualità. Dall’altra la volgarità gratuita (Felicissima sera) che, sebbene sia ogni volta diversa per sorprendere con i caratteri della comicità, rimane pur sempre volgarità di cui faremmo volentieri a meno. Il venerdì sera televisivo sembra tornare a mettere in contrapposizione due modi diversi di interpretare il piccolo schermo, dopo anni passati a copiarsi, tra i poli principali della ti generalista. È una differenza evidente anche tra altre due trasmissioni, che non si sfidano nella stessa serata ma raccontano bene le filosofie delle reti ammiraglie.
Parliamo di Il cantante mascherato (in onda il sabato sera su Raiuno) e La tv dei 100 e uno (mercoledì sera su Canale 5.
LA TV DEI 100 E UNO DI CHIAMBRETTI
Quest’ultima non è altro che la versione aggiornata di Chi ha incastrato Peter Pan, ora condotta da Piero Chiambretti che ha sapientemente ospitato Paolo Bonolis nel primo appuntamento. Un po’ come a dire: “Questo programma prende spunto dal tuo, ma ora che lo sai io mi arrogo il diritto di farlo”. Il meccanismo è quello che vede i bambini riempire di domande gli ospiti. Nessuna performance particolare: lo scopo è solo far vedere la simpatia di una presunta spontaneità infantile che consente di essere sfacciati di fronte a ospiti dal curriculum importante. Quel che, a distanza di tempo, continua a rimanere insopportabile di questo genere di format è proprio la saccenza di cui vengono vestiti i piccoli protagonisti. Le domande non sono chiaramente farina del loro sacco, infatti la regia e il conduttore si fanno trovare sempre troppo pronti rispetto agli argomenti appena citati dai bambini. Non hanno nemmeno un talento artistico da esprimere: sono bambini che si atteggiano da adulti, frettolosi di abbandonare la tenera età per diventare insolenti. A ogni domanda, però, si avverte il disagio di chi sta recitando un copione senza crederci. Ovviamente con risposte che dovranno inevitabilmente rasentare la banalità, per essere all’altezza di questioni che se venissero dalla curiosità infantile sarebbero molto più divertenti e intriganti. Gli autori, invece, devono falsare anche quella curiosità, cercando di non fare essere troppo intelligenti le domande. Il risultato è pessimo. Di vero c’è soltanto la loro voglia di comunicare e stare al centro della situazione. Sono in cento, anche troppi: Chiambretti li gestisce comunque bene, facendo parlare per alzata di mano. Perlomeno c’è educazione. Forse anche per questo sembra tutto troppo artefatto.
IL CANTANTE MASCHERATO DI MILLY CARLUCCI
C’è molta più verità ne Il cantante mascherato. Qui, invece, sono gli adulti a tornare ragazzini. Sia chiaro, anche nel programma della Carlucci siamo ancora ai limiti del trash. Personaggi famosi si celano dietro a costumi con cui si divertono come bambinoni. L’obiettivo dovrebbe essere scoprire chi ci sia nascosto, riconoscendolo attraverso una serie di indizi che fornisce puntata dopo puntata, più che dalla voce completamente camuffata dai microfoni. Quando si ha un’ipotesi in testa, si può solo cercare di capire se il modo di parlare sia quello del personaggio che abbiamo immaginato. Insomma, come per ogni buon giallo che si rispetti anche in questo caso non ci sono mai davvero abbastanza elementi per arrivare a capire la verità. Oltretutto rimane incomprensibile la falla più grande che c’è da sempre in questo programma: a venire eliminata non è la maschera di cui tutti abbiano capito le reali fattezze. Esce di scena quella ritenuta “meno brava”. In pratica, il ruolo dei cinque giudici in questo caso è palesemente solo quello di creare un po’ di show facendo ipotesi su ipotesi, muniti di taccuini come veri investigatori. Il destino finale, però, è sempre lo stesso di tutti i talent. Milly Carlucci sembra credere tantissimo in quel che presenta, come se davvero ci fosse una certa tensione intorno allo smascheramento dei protagonisti. Succede così da quattro edizioni e il pubblico sembra rispondere molto bene. Nel corso degli anni, però, è cambiato intanto anche il motivo qualitativo. Per intenderci, una volta le maschere erano le ben più nobili ed eleganti Tigre, Lupo, Farfalla. Animali a cui piacerebbe assomigliare. Con tutto il rispetto per chi canta sotto le maschere di Porcellino, Ciuchino o Criceto, è difficile immaginare ci sia l’ambizione ad essere l’alter ego di queste bestie. In ogni caso, Il cantante mascherato è un godibile e rilassante show di intrattenimento che usa la gara e l’investigazione come scuse per ascoltare tante belle canzoni e distrarsi dai problemi della settimana. Onore al merito di chi lo ha costruito. Anche perché rimane molto più normale vedere un adulto giocare per tornare bambino, piuttosto che vedere un ragazzino atteggiarsi con l’indisponente presunzione dei grandi che alzano la voce dimenticandosi il gusto del gioco. Purtroppo, però, restiamo ancora lontani dal gusto della tv più appassionante. Di Pippo Baudo (ma anche di Broccoli, Landi e via dicendo) dietro alle quinte non ce ne sono. Accontentiamoci di vedere Porcellini e Criceti canterini.
Massimiliano Beneggi