La discriminante tra lo show di qualità e quello trash esiste. Anche se spesso non è presa in considerazione.

La sensazione che fosse meglio la tv del passato rispetto a quella del presente è molto più antica di quanto non si immagini. Già gli stessi Millennials, cresciuti a pane e televisione, si dovevano sorbire la manfrina dei più anziani (all’epoca non si parlava di boomers) che ripetevano: “Una volta c’era solo Carosello! Quelli sì che erano bei tempi!”. Insomma, da sempre ciascuno ha la convinzione di avere vissuto la giovinezza migliore, anche sotto il profilo delle mode e dell’arte proposta. Abbiamo permesso che il giudice supremo di tutto questo fosse unicamente la nostalgia canaglia, capace di nobilitare persino quel che fino a poco prima è stato biasimato. Eppure forse esiste davvero una regola, che accomuna tutti quei momenti in cui abbiamo parlato di bella tv contrariamente a quando l’abbiamo definita trash. Compresa quella di oggi. Ammettiamolo, di programmi godibili ce ne sono anche oggi: il fattore discriminante è solo nell’approccio dei protagonisti. È lì che troviamo il cuore del successo.

I PERCHÉ DEI FLOP

Perché Pio e Amedeo non sono televisivi? Semplice, perché pretendono di usare un linguaggio da bar sul piccolo schermo (di qui la necessità di riempirsi di grandi ospiti, ma non basta per dare un tono a una trasmissione costruita su due comici che conoscono bene tutte le parolacce di questo mondo, ma non hanno mai studiato teatro). Perché il simpatico Musazzi non funziona in tv? Facile: il suo è un linguaggio fortissimo per i social, dove occorrono pochi secondi per un contenuto, ma non per la tv che richiede un intrattenimento più strutturato e dove le falle si avvertono subito. E ancora, perché la brava Ilaria D’Amico ha fatto flop su Raidue? Perché essere un’ottima giornalista non significa poter creare una trasmissione che parla di tutto, prendendo sul serio, con la stessa convinzione, ogni argomento di cui si parli sia che si tratti di politica piuttosto che di gossip. Se ci pensiamo è lo stesso motivo per cui hanno fatto flop, in passato, grandi personaggi messi in un contesto non adatto a loro. Un esempio su tutti, Vittorio Sgarbi, pesce fuor d’acqua nella prima serata di Raiuno con una trasmissione che non sapeva se considerarlo conduttore, critico d’arte, opinionista, tuttologo.

I PERCHÉ DEL SUCCESSO

Così, a prescindere dalla qualità del format, ci si può fare già un’idea positiva sul programma se almeno i suoi artisti sono consapevoli del loro ruolo, dell’orario e del contesto in cui si trovano. Citofonare Raidue, per esempio, è decisamente migliorato nel corso di questa stagione dopo l’inizio difficoltoso dello scorso anno. La ragione è nel perfetto equilibrio trovato tra le due conduttrici (Paola Perego e Simona Ventura), capaci ora di non accavallarsi, ma piuttosto di prendersi in giro e spalleggiarsi reciprocamente in maniera alternata, ricavando interviste curiose e momenti di divertimento. Il programma, poi, resta un salottino che non desta alcuna sensazione di originalità rispetto a cose già viste e riviste. La professionalità delle padrone di casa, tuttavia, fa la differenza in modo sostanziale. E quindi, alla fine, pazienza se l’idea dello stesso titolo Citofonare Raidue poteva essere sfruttata meglio durante tutta l’ora di trasmissione: ogni protagonista sa bene come muoversi e a quale pubblico si rivolge il programma. Compresa Antonella Elia. Una che la tv la conosce meglio di chiunque altro. Non potrebbe che essere così, essendo stata al fianco dei più grandi del piccolo schermo (Corrado, Vianello, Mike), eppure non le viene mai riconosciuta abbastanza quella peculiarità. Antonella Elia, però, da trent’anni fa quello che vuole in tv: scherza, commenta, critica, canta, balla. Può permettersi di farlo perché per lei la televisione e la casa sono la stessa cosa. Non ha mai avuto un programma tutto suo, né ha mai spinto per farlo, benché potesse essere una sua legittima aspirazione. Tuttavia, conosce talmente bene il piccolo schermo che con la sua spontaneità è da sempre una conduttrice aggiunta delle trasmissioni in cui si trova. In fondo è a lei che si è dovuto a un certo punto il cambiamento radicale della figura della valletta, non più muta ma molto parlante (come si è raccontato nel libro Non chiamateci vallette, ed. D’Idee).

UNA CHE SA COME COMUNICARE

Antonella Elia sa usare il mezzo televisivo, consapevole del suo talento per comunicare se stessa. Fa l’opinionista senza mai giudicare nessuno (quando lo ha fatto, al Grande Fratello, ha saputo chiedere immediatamente scusa). Porta sprint e dinamismo senza creare scompiglio. Ora a Citofonare Raidue è l’inviata ironica e frizzante, che interpreta lo stesso ruolo raccontato da anni ma in maniera più matura. Doveva rimanere qualche puntata, si è guadagnata il posto fisso. Proprio come a Bella Ma’, dove fa l’opinionista insieme ad Adriana Volpe, mettendosi in gioco anche ballando con grande autoironia.

L’hanno sempre criticata in molti, senza rendersi conto che se è stata scelta dai grandi della tv un motivo ci sarà stato. Si sono spesso soffermati in tanti sulla questione: “Ci fa o ci è?”, quasi prendendo per buona sempre solo la seconda ipotesi. Non si capisce perché, ancora oggi, chi la intervista si senta in dovere di rimarcarne l’intelligenza come se fosse una qualità troppo nascosta, in uno spettacolo che deve per natura creare personaggi. Una certa tv ha cercato di prenderla in giro, mentre invece lei è una delle poche a sapere usare il piccolo schermo. Proviamo a spiegare l’Elia con un assioma molto pratico: qualunque trasmissione, persino i reality di dubbia qualità (Isola dei famosi, Grande Fratello, Tempation Island, Pechino Express) hanno sempre avuto successo nelle edizioni in cui è stata presente lei. Il segreto? Sa essere Antonella Elia da sempre, senza volere essere altro. Anzi, ora sembra avere trovato la sua dimensione migliore: non ocheggia, come le venne chiesto di fare da Corrado, ma continua a divertire mantenendo una spensierata consapevolezza. Merito, certamente, anche di una vita di coppia che la fa essere più che mai serena. Chissà che Amadeus non resti folgorato e pensi a lei per il prossimo Sanremo, anziché (come da rumors) affidarsi nuovamente alla Ferragni.

In ogni caso molti artisti, che vogliono a ogni costo fare più di quanto la tv non chieda loro, potrebbero prendere spunto proprio da Antonella. Il risultato vincente è garantito.

Massimiliano Beneggi