Venerdì 7 luglio festeggia 80 anni uno dei nostri cantautori più noti e apprezzati all’estero: Toto Cutugno (clicca qui per leggere le sue 80 canzoni più belle).

“Ma perché Toto Cutugno è così popolare all’estero?”. È una domanda che spesso abbiamo sentito ripetere e per la quale, probabilmente, non c’è mai stata la semplice risposta che una questione così meriterebbe. Si cerca sempre, piuttosto, di complicare la soluzione.

La domanda, criptica e allusiva in attesa di un decreto di idoneità per chi come Toto ha questo largo successo all’estero, non tiene conto di ciò che fa la musica di Cutugno.

La canzone italiana, del resto, negli anni ’80 ha vissuto forse la sua stagione migliore. Il pop era governato da grandi melodie, ricchi di cori e ritornelli pieni di emozione e molto spesso di allegria. Si trattava di anni in cui gli arrangiamenti pieni di strumenti prendevano il sopravvento, con buona pace dello stesso Festival di Sanremo che rinunciava all’orchestra dal vivo. Le canzoni di Cutugno raccontavano in quel periodo la quotidianità di ciascuno, con la sua emotività che si poteva dedicare una volta alle mamme, una volta ai figli, una volta al partner, quindi alla campagna, alla patria italiana.

Con quindici partecipazioni all’Ariston, Cutugno è il cantante che ha gareggiato più volte a Sanremo (con Albano, Milva, Oxa, Di Capri), portando sempre temi che parlavano di sentimenti.

Il successo di Toto in Francia arrivò negli anni ’70, grazie a Dalida e Joe Dassin, che interpretarono suoi brani. In Spagna si accorsero di lui grazie a Luis Miguel. Tutto il mondo conosce la sua Gli amori. In Russia la sua popolarità nacque soprattutto nel 1983 dopo aver presentato L’italiano al Festival. Da quel momento, la canzone divenne un inno degli italiani all’estero e chiunque nei Paesi dell’Est la conosceva. In alcuni Paesi, come la Romania, dove la dittatura impediva una certa musica a favore di altre, le canzoni di Cutugno circolavano in radio, preferite proprio per la loro musicalità orecchiabile e il racconto implicito della nostra vera melodia.

Cutugno, al di là de L’italiano, canta davvero in italiano. Il suo linguaggio musicale è quello che ci appartiene. Non ha portato in Italia il rap appartenente ad altri Paesi, né il jazz, il blues, il rock, la trap, la discomusic. Non si è mai cimentato in avventure diverse da quelle della nostra cultura, conosciuta all’estero grazie a lui. Cutugno è la naturale evoluzione di Domenico Modugno e non si è mai snaturato. Una delle ultime evoluzioni veramente italiane, prima che iniziassimo a scimmiottare gli stranieri, inconsapevoli della forza artistica già presente nei nostri confini. Ecco, Cutugno è uno degli ultimi che se ne è accorto: non ha portato in giro “il bel canto” all’italiana con una voce tenorile e pulita, ma con la sua voce roca e melodica ha fatto conoscere a tutti come si compongono le canzoni nel Bel Paese. Uno degli ultimi con una voce ben identificabile, caratteristica e bella senza cercare urla.

Qualche anno fa fu persino epurato dalla (democratica?) politica ucraina che vietò i concerti ai cantanti considerati filorussi. Cutugno non si è mai esposto politicamente: ha cantato a Sanremo con l’Armata rossa ed è stato lì lì per essere candidato da Berlusconi. La musica è altro. La sua musica, nel cuore e nell’anima, come diceva la famosa canzone.

E se abbiamo celebrato con enfasi la vittoria dei Maneskin all’Eurovision Song Contest due anni fa, non andò così quando vinse Toto nel 1990. All’epoca l’Italia snobbava la manifestazione, trionfare era quasi un problema per la Rai che avrebbe poi dovuto organizzare l’edizione successiva. Così tutto passò molto più in sordina, ma di scontato non c’era proprio nulla. No, a Toto il successo internazionale non è mai stato perdonato nell’Italia tafazziana.

La vera domanda, allora, non deve essere “perché Cutugno ha questo successo all’estero” ma, piuttosto, perché ce lo siamo dimenticati in Italia. Colpa di un carattere troppo introverso e poco compiacente nei confronti dei giornalisti? Ammesso che sia un difetto, forse sarebbe il caso di superare certe ostilità di categoria nei confronti di uno che si impegna da sempre a sfornare poesie musicali una dopo l’altra.

Massimiliano Beneggi