Sta per terminare l’estate. Lo conferma anche la programmazione televisiva, che tra cartoni animati ormai cult e trasmissioni difficilmente originali è pronta a ripartire a pieno regime. Pur con cambi di conduzione fondamentali, i varietà e i talk show ripartono da dove si era concluso. Anzi, con questa smania di creare edizioni estive dei programmi che vediamo abitualmente durante l’anno, si fa persino fatica a distinguere una stagione dall’altra. Va detto, tuttavia, che la Tv dei Ragazzi usa questo atteggiamento da sempre, in maniera molto più intelligente. Perciò funziona.

Dal 14 settembre su Italia Uno torna “Lovely Sara”

Terminata la stagione di Mila e Shiro e L’isola della Piccola Flo, infatti, ecco altri “nuovi” (si fa per dire) cartoni animati in arrivo. Dal 14 settembre la mattina di Italia Uno comincerà alle 6.50 con il prequel di Anna dai capelli rossi (Sorridi piccola Anna), quindi Marco dagli Appennini alle Ande, Lovely Sara, Kiss me Licia. Due ore di cartoni ampiamente visti e rivisti da qualunque generazione. Persino i bambini di oggi, che alla mattina guardino Italia Uno, conoscono a memoria i finali di queste straordinarie storie che tanto appassionano (e crescono) il pubblico dagli anni ‘80. Non annoiano perché, a differenza dei talk show, non hanno la stucchevole pretesa di volersi rivendere come prodotti originali riciclando di continuo la stessa pasta. Sono dichiaratamente sempre quelli, sicuri della loro onestà morale e della loro inevitabile riuscita.

Cosa significa tutto questo? Semplice: quegli anime giapponesi, che guardavamo forse con una certa leggerezza sociologica in quegli anni, sono qualcosa di veramente prezioso. Non ci rendevamo conto, ma Bim Bum Bam e Ciao Ciao ci proponevano davvero cartoni di grande valore, destinati a fare la storia della tv. Per questo vengono riproposti: avevano belle storie (generalmente dipanate in una cinquantina di episodi da venti minuti l’uno), bei disegni, belle sigle, bei doppiaggi. Per quanto si sia anche accusata la censura italiana, che ha eliminato certe scene o cambiato alcuni dialoghi modificando persino il senso delle puntate in rarissimi casi, ci si accorge ora che quell’attenzione posta da Alessandra Valeri Manera è ancora vincente.

Certo non sono più gli anni in cui alla mattina ci sono solo Raidue, Italia Uno e alcuni canali privati più o meno nascosti a trasmettere cartoni animati. Con tutta la ricca offerta dei canali 40 del digitale terrestre, che mandano in onda 24 ore su 24 telefilm e anime, c’è la possibilità che un bambino del 2023 non veda nemmeno una puntata di Lovely Sara. Ma nello zapping certamente gli capiterà di inciampicare nella struggente storia di quella bambina londinese trattata come principessa o come sguattera in base alle condizioni economiche della sua famiglia. Insomma, non sono più gli anni in cui i genitori parlavano della loro televisione, ormai impossibile da recuperare. Per chi si affacciava alla tv dei ragazzi all’inizio del Millennio, infatti, i cartoni degli anni ‘60 avevano un sapore quasi preistorico. E non solo perché, tra i pochi prodotti conservati di quell’epoca vi fossero Gli Antenati (che poi la cultura moderna e anche un po’ esterofila ci avrebbe insegnato a chiamare direttamente I Flinstones). Per mantenere in vita personaggi come Alvin, Yoghi, Calimero, Felix dovettero dare loro nuova linfa vitale attraverso nuovi episodi che aggiornassero le storie e gli stessi personaggi, donando maggiore dinamismo. Fanno eccezione i grandi classici come i corti della Walt Disney o Braccio di Ferro, validi per tutte le generazioni ma anche loro soggetti a una commistione tra vecchi e nuovi episodi. Per il resto, la cultura televisiva anni ‘60 dopo venti lustri era già vetusta: di Carosello rimaneva solo un nome rivendicato con orgoglio, senza alcuna repliche che dessero perlomeno la possibilità di comprendere le ragioni di tanta nostalgia.

Chi non conosce le avventure di Mirko, Licia, Andrea e del gatto Giuliano?

Gli anime giapponesi degli anni ‘80, invece, continuano a essere il prodotto di punta della programmazione per ragazzi di Italia Uno, che per prima credette (con una delle lungimiranze berlusconiane di cui va riconosciuto il merito) in quei cartoni. Tutti, quasi indistintamente, hanno la stessa forza dei grandi classici. Mila e Shiro, Pollon, Spank, I Puffi, Holly e Benji, Lady Oscar, Georgie, La piccola Flo, i protagonisti di Kiss me Licia, Piccoli problemi di cuore (qua siamo già negli anni ‘90) e tanti altri sono indiscutibilmente personaggi evergreen al pari di Topolino, Paperino o Popeye. Con la differenza che a loro sono bastate quella cinquantina di puntate, replicate ancora oggi senza necessità di alcuna rinfrescata editoriale. Il discorso vale ovviamente anche per saghe arrivate un po’ prima come Heidi o Anna dai capelli rossi. Purtroppo ve ne sono alcuni usciti dai radar televisivi come D’Artagnan e i moschettieri del re, Candy Candy o Teddy Ruspin, quasi mai replicati ma con un potenziale enorme. Qualcosa insomma si è comunque perso, ma quasi nulla rispetto a quanto accaduto con la tv degli anni ‘60. Mediaset continua a valorizzare come merita quel filtro magico e persino filosofico che abbiamo avuto modo di raccontare anche nel libro Bum Bum Bam Generation.

In questa maniera Italia Uno ci permette di essere tranquilli, con noi stessi (che non smettiamo di vivere quelle storie da 40 anni a questa parte, ritrovandoci confortati) e con i bambini (che crescono anche con i medesimi cartoni che hanno allevato noi). E in fondo, comunque la si voglia mettere, persino tutti i nuovi cartoni e telefilm dei canali 40 si rifanno a quel modo di raccontare che aveva Bim Bum Bam. Si è perso il contenitore, ma non il filtro di quella tv dei ragazzi.

Ecco, questo modo di interpretare la bella tv del passato come un modello a cui fare riferimento anche per i nuovi prodotti, dovrebbe essere preso da esempio anche per tutti gli altri generi. A cominciare dai varietà. Tanto vale riproporre ogni tanto puntate intere dei più bei programmi anni ‘80/‘90 e svilupparne le idee anche per i nuovi format. Proprio come accade coi cartoni animati. Sai che bello sarebbe guardare la televisione senza farsi distrarre dai reel propostici sui social? Forse, però, ai talk show che continuano a venderci come nuovi, forti di qualche volgarità in più e alcune carte mescolate che non denotano alcuna sostanziale modifica, manca proprio quella onestà morale di cui parlavamo. È giunta l’ora di recuperarla, altrimenti apparirà tutto vetusto, come lo erano quei cartoni anni ‘60.

La tv riparte, e siamo tutti contenti: ma lo faccia bene, perché nel 2024 si festeggeranno i 70 anni del piccolo schermo. Vale la pena farlo come si deve.

Massimiliano Beneggi