Mancava solo Nunzia De Girolamo all’appello dei già numerosi flop Rai in questo inizio di stagione. Non c’è pace per la nuova trazione del servizio pubblico, che tra Pino Insegno, Serena Bortone e altri esperimenti continua a inanellare una serie di insuccessi. Dal punto di vista audience, ma non solo. Nunzia De Girolamo, da lunedì scorso alla guida di Avanti popolo, non fa eccezioni. Il risicato 3,6% di share o, per essere ancora più diretti, i 574 mila spettatori della prima puntata, sono frutto di un programma mal strutturato. A cominciare dalla sua stessa conduttrice, una delle poche che passa dalla politica alla tv e non viceversa. Di fatto il risultato non cambia: dimostra che per essere parlamentari bisogna avere un po’ di narcisistico e teatrale egocentrismo.

Nunzia De Girolamo debutta malissimo in prima serata invitando come primo ospite Francesco Boccia, ossia suo marito. La scelta è inelegante e infelice. Il siparietto che ne emerge è imbarazzante: lei prova a cercare una formalità che, ovviamente, non riesce a usare. Lui si siede davanti a lei guardando il pubblico e dicendo: “Benvenuti”. Sorge subito un dubbio: ha capito di non essere il padrone di casa? O siamo noi a non aver compreso che si tratta di un programma a gestione familiare? Quindi lei parte con la domanda femminista su cui un deputato PD non può che marciare: “Sono sempre stata considerata la moglie del ministro, perché tu non sei stato mai chiamato il marito del ministro?”. Poi continua: “Quando ho partorito Gea il congedo parentale l’ho preso io e tu sei andato al lavoro. Anzi, per essere precisa, dopo una settimana sei andato a vedere una partita di pallone assieme a mio padre, altro bell’esempio di maschio. Quindi (la nostra) è una società maschilista inguaribile”. La De Girolamo ride, Boccia incassa trovando il modo di dire che questa sia una battaglia della sua coalizione. Lei con aria sarcastica ribadisce “La Destra ha già aumentato nel primo mese dal 30% all’80% i soldi che si prendono nel primo mese di congedo parentale i maschi”. E via di continue punzecchiature alternate a romantici ammiccamenti. Ma è Avanti popolo o Casa Vianello?
Ufficialmente la De Girolamo ospita il marito per una giusta causa: mostrare come fa a stare insieme un ex ministro di centrodestra con uno di sinistra.
Di fatto non si comprende perché tra i tanti ospiti debba essere proprio lui il primo a sedersi in quello studio. In ogni caso, la prima regola Rai, di non fare un uso privatistico del servizio pubblico, è già in bilico. Per fare un esempio, Silvia Toffanin ha impiegato dieci anni prima di intervistare Piersilvio Berlusconi; Nunzia De Girolamo ci ha messo tre minuti a parlare in un suo programma con Francesco Boccia. Questione di stile. O di libertà? Non è però l’unico motivo per cui manca di un polso il programma.
La presenza del marito si rivela persino inutile nella narrazione che vuole dare il primo appuntamento di Avanti popolo. Per quasi tutta la prima puntata, infatti, si affronta l’argomento reddito di cittadinanza, con tanto di di servizi sui luoghi in cui si è maggiormente abusato di questo. De Girolamo vuole essere spiritosa anche quando non è richiesto, mettendosi al centro più degli altri e a quel punto del programma buona parte del pubblico è facile l’abbia già abbandonata. Poi si parla con Maldestro, cantante figlio di un camorrista e salvato dalla madre e dalla musica: nelle interviste a tu per tu la De Girolamo smette di fare l’oca giuliva e diventa perfetta. Poi però ci ricasca: ci si sposta sull’argomento “porno e social”, con inevitabile riflessione sull’educazione sessuale per i più giovani e la sicurezza minorile su Internet. Temi interessanti, ma non basta.
La trasmissione di Raidue si propone di dare molto spazio al popolo, ma la De Girolamo non riesce a smettere di fare la politica, almeno nell’atteggiamento.
Sovrapporsi agli ospiti dicendo la sua è una consuetudine che hanno altre sue colleghe e che in particolare lei, da ex parlamentare, non ha perso nell’ultima estate in cui è stata conduttrice de La vita in diretta. Nonostante i buoni principi iniziali (“Parleremo con ciascuno di voi senza mediazioni”), non fa a meno di intervenire continuamente e soprattutto lascia parlare pochi personaggi.

L’idea oltretutto non è nemmeno delle più originali: ci aveva già pensato magistralmente Gianfranco Funari a realizzare talk show in cui il pubblico discutesse su argomenti politici e sociali. Idea riproposta anche da Gianluigi Paragone tanto anni dopo in un altro format. Il problema è che nel programma della De Girolamo il pubblico in studio interviene solo dopo che hanno parlato a lungo gli altri ospiti: di fatto è ridottissimo lo spazio per il popolo. Da una parte viene da dire “meno male”, visto che poi quando prendono parola fanno fatica a mettere insieme frasi di senso compiuto o intelligenti. Come quel fotografo che interviene per dire “Io vedo un sacco di film fatti da attori porno dove si insegna come si fa l’amore”, complimentandosi con l’ospite Malena. La De Girolamo sorride e non lo ferma per non prendere posizione: peccato lo abbia fatto fino a quel momento. Contemporaneamente la pornostar mostra compiacimento, adottando uno sguardo da improbabile educatrice.
Praticamente anziché sottolineare che la parola “attori” non abbia senso venga affiancata a certe persone, qui c’è chi si congratula per il buon servizio che fanno al contrario dei social senza controllo. Andiamo bene.
Ci deve pensare un’altra ospite a sottolineare che il porno sia l’esibizione di una forma di violenza. La conduttrice, che è intervenuta su tutto, non ha fermato proprio chi stava dicendo delle idiozie.
A fine puntata la De Girolamo, da sempre una attenta guerriera contro le violenze sulle donne, torna sui binari giusti. Intervista una signora vittima di abusi dal marito e la ascolta guardandola in faccia con empatia.
Avanti popolo, che riprende come sigla un pezzo del ritornello di Amen, la canzone di Francesco Gabbani, sarebbe più interessante se fosse una serie di interviste. Nunzia De Girolamo è una delle più brave a fare quelle. Molto più anche di Francesca Fagnani (che le domande non le sa fare e recupera il suo materiale da dichiarazioni di interviste precedenti negli anni). Il resto, però, non fateglielo fare. Soprattutto non fatele fare Funari: lui sì era uomo libero. Lei, essendo stata in politica, logicamente no.
Massimiliano Beneggi