Fino al 29 ottobre al Teatro Carcano di Milano è in scena Cetra una volta-Omaggio al Quartetto Cetra (produzione A.T.P.R.) di Toni Fornari. Ecco la recensione.

IL CAST

I Favete Linguis, ossia Stefano Fresi, Emanuela Fresi, Toni Fornari. Regia di Augusto Fornari

LA TRAMA

Un trio, composto da persone cresciute con la tv degli anni ‘60, si ripropone di omaggiare lo storico Quartetto Cetra. Non tanto e non solo nella rievocazione dei brani resi celebri dal mitico gruppo formato da Giacobetti, Savona, Chiusano e Manucci. L’omaggio è anzitutto nell’atteggiamento che il nuovo trio vuole presentare. Ma come sarebbe uno spettacolo dei Cetra ai giorni nostri, con le regole imposte dal politically correct da una parte, e la violazione di ogni censura volgare o decisamente esplicita nei confronti dei politici, a cui non si era abituati all’epoca?Quello dei Cetra era lo spettacolo di un tempo, che sembra impossibile riesumare. Eppure…

LA MORALE

Eppure basterebbe solo cambiare i testi per aggiornarli ai tempi attuali. In fondo quella maniera educata e simpatica di fare intrattenimento di cui sentiamo parlare ormai sempre meno ma che ha fatto la storia della tv, non è altro che il modello di qualunque spettacolo. Si respira nostalgia, ma non malinconia: anzi, in teatro c’è solo tanta allegria. I Cetra sono stati antesignani di un’arte che potrebbe non morire mai. È la stessa regola che vale per tutto il passato in generale: ci ha regalato le basi, perché cancellarlo a ogni costo quando potrebbe ancora essere utile? Ogni messaggio del passato si può adattare al presente. Basta solo volerlo. Quello che c’era una volta, se lo si ricorda ancora vuol dire che potrà essere per sempre.

IL COMMENTO

Di quanto fossero geniali i Cetra si è detto moltissimo nei decenni, eppure sembra sempre troppo poco, non appena ci si confronta con quel modo di fare spettacolo. Cetra una volta rende giustizia nel modo perfetto a uno dei più grandi gruppi della storia: è un omaggio e non cerca imitazioni. Anche per questo regge (se possibile supera persino) il confronto con il Quartetto storico. Cetra una volta offre tante risate e ritmi elevatissimi, con la possibilità di fare conoscere il Quartetto anche a chi non l’ha vissuto. Tutto è rivisitato con i tempi comici e il linguaggio di oggi, che per una volta dimostra di potere tranquillamente fare a meno della volgarità. Si va dagli sketch dell’Otello e del Giulio Cesare di Shakespeare, fino alle reinterpretazioni dei più classici brani del Quartetto: tra queste immancabili Un bacio a mezzanotte, la grottesca Un paio d’ali, quindi l’iconica Nella vecchia fattoria, dove fra gli animali c’è un godibile cane brasiliano dagli istinti omosessuali. In tutto lo spettacolo c’è una rispettosa ironia che non risparmia nessuno, nemmeno la politica (bipartisan) e l’attuale crisi coniugale del Presidente del Consiglio.

IL TOP

I Favete Linguis hanno tutto quel che occorre per regalare uno degli intrattenimenti più belli e romantici degli ultimi anni. Punti di forza sono certamente la simpatia innata; la mimica facciale; la complicità di gruppo che li porta a creare delle meravigliose armonie; quindi la genialità. Perché sì, ci vuole anzitutto quella (insieme a un coraggioso senso di incoscienza) per riproporre i Cetra dopo tanti decenni. E poi perché si è geniali se ci si inventa uno spassoso zapping tra i telegiornali, con le notizie che si sovrappongono dando origine a inevitabili malintesi. Si è geniali se ci si inventa un medley di successi, con tanto di toni rallentati, velocizzati, stonati e incantati proprio come accade coi vecchi vinili. Non sbagliano un colpo: tanto talento che tuttavia non è mai abbastanza raccontato. Favete Linguis si fecero conoscere (e apprezzare) tanti anni fa anche in tv, come componente musicale fissa in un’edizione di Domenica In. Poi, televisivamente parlando, sono spariti, dedicandosi prettamente al Teatro. Tanto per cambiare il piccolo schermo continua. così, a perdere occasioni per lasciare le cose più pregevoli solo e unicamente al palcoscenico. Sarà il caso di rimediare, magari trasmettendo questo show in tv al posto di alcuni talent. Arriverà il giorno in cui le cose cambieranno: basta che non ci mettano i reality e i talent nelle sale teatrali…

LA SORPRESA

Si rimane a bocca aperta per tutto lo show, con gli applausi che denotano una certa sorpresa persino nel pubblico accorso appositamente per vedere tutto questo. La messa in scena supera ogni migliore previsione e fantasia. La recitazione e la capacità di mantenere attenzione ininterrottamente sono strepitose. E parlando di sorprese, attenzione anche ad alcuni cammei: le voci di Luca Ward e Francesco Pannofino e lo sguardo di Lillo, si alternano a una serie di filmati d’epoca che ci riportano alle atmosfere della tv anni ‘50 e ‘60. E che dire della scenografia, con due enormi arpe (attraversabili e con tanto di scalette) a fare da cornice. Praticamente è quasi tutto perfetto. Quasi: peccato solo che a un certo punto finisca.

Massimiliano Beneggi