Durano da tanti anni, ma Ballando con le stelle e Tale e Quale Show sono due assolute certezze della programmazione autunnale di Raiuno.
Qualcuno penserà: ma dopo tutto questo tempo, è possibile che non si sia riusciti a inventare programmi nuovi? Dobbiamo ancora guardarci Ballando con le stelle e gli imitatori di Carlo Conti? Per fortuna sì. Finché i dati Auditel premiano queste trasmissioni, abbiamo almeno la certezza che esista sempre un pubblico a cui piaccia una televisione pulita, brillante e ricca di contenuti artistici.

Il pubblico di Ballando con le stelle e Tale e Quale Show non è probabilmente molto diverso da quello che un tempo guardava Fantastico, Scommettiamo che?, e prima ancora i vari Canzonissima e Studio Uno.
Tutto al netto, chiaramente, dei vari cambi di epoca e delle relative richieste imposte anche un po’ dalle mode. L’atteggiamento, però, rimane sempre quello: rassicurante varietà per famiglie, che accompagna con tanta musica, risate e qualche immancabile polemica. Fa tutto parte del pepe che consente a questi programmi di far parlare di sé, dando un’illusione che ogni puntata sia diversa dalle altre. Di fondo, però, non sembra mai esserci reale cattiveria (specie in Tale e Quale Show).

Ora, per esempio, guai a non avere dei vip in studio, seduti dietro a un bancone a determinare con un “sì” o un “no” le performance dei concorrenti. In un programma li chiamano giudici, in un altro coach. La Carlucci li chiama “Giuria”. Nemmeno quelli cambiano mai da anni, in queste due trasmissioni. La Goggi è ormai padrona di casa dietro a quel tavolo, ma anche Panariello e Malgioglio si difendono bene. Non diversamente da Mariotto, Lucarelli e compagnia il sabato sera. Nessuno di loro dà voti così irrevocabili: il pubblico rimane sovrano (da quest’anno ancor di più anche a Ballando).
Al contrario di tutte le altre trasmissioni, però, Ballando con le stelle e Tale e quale show hanno un chiaro intento di fare riconoscere le famiglie in un appuntamento peculiare, che non ha mai bisogno di presentazioni. Nè di assaggi per comprendere se si tratti un programma giusto da far vedere anche ai più piccoli. Chi accende su Raiuno il venerdì e il sabato sera, nelle settimane d’autunno sa sa già da tanti anni (18 per Ballando, 12 per Tale e Quale) cosa guarderà.
Non è nemmeno vero che servano i colpi di scena per fare chiacchierare. Alle due trasmissioni sono infatti tra le più seguite anche sui social. Insomma sono tra le pochissime che riescono a parlare ancora un linguaggio televisivo autentico, ma a farsi raccontare da quelle piattaforme che generalmente lodano tutto ciò che è becero. Anzi, anche questo denota un cambiamento di tempi: una volta c’erano le schedine da acquistare in tabaccheria, oggi c’è il televoto che coinvolge anche i social.
Da Carlo Conti le imitazioni ormai si ripetono da anni, anche per ragioni contingenti: sono talmente poche le novità musicali di rilievo, che occorre sempre rifarsi a Mina, Celentano, Zero, Zucchero ecc.
Da Milly Carlucci ci si inventano sempre stacchetti molto simili, che differenziano tra loro solo per le canzoni di accompagnamento.
Eppure tutto questo piace e non può che piacere. Perlomeno la tv sa essere ancora educata, dando luogo a veri spettacoli fatti da persone che nella maggior parte dei casi provengono ancora dal palcoscenico teatrale (e un po’ meno da reality e social). Tra qualche anno non li avremo più e li rimpiangeremo. Forse. Perché in fondo il varietà lo davano per morto da decenni e invece è ancora lì, in chiavi diverse. Dunque non c’è da chiedersi se ci saranno programmi simili, ma piuttosto quali saranno i nuovi modi di proporre il varietà di Raiuno tra qualche anno.
Massimiliano Beneggi