Va in scena al Teatro Franco Parenti di Milano dall’8 al 14 aprile lo spettacolo Tchaïka.

La trama. In un camerino si muove smarrita una vecchia attrice sul viale del tramonto. Una giovane donna le si avvicina e le ricorda la ragione della sua presenza: interpretare il ruolo di Arkadina ne Il gabbiano di Anton Cechov. 


Sarà il suo ultimo ruolo. La sua memoria se ne va, ma anche se non sa più chi è, e neanche il suo ruolo, ha intenzione di garantire la riuscita della rappresentazione. A questo punto, finzione e realtà si intrecciano. 


Lei cerca di seguire la trama della pièce, nella quale si susseguono i dialoghi con suo figlio e i continui abbandoni del suo amante Trigorin, che la rituffano nel passato della giovane attrice che era quando interpretava il ruolo di Nina, il suo preferito. 
Ed è così che Tchaïka (“gabbiano”, in russo) lotta, creandosi un nuovo teatro, un nuovo spazio di vita.

Come ne Il gabbiano, Tchaïka erra fra passato e futuro, fra disillusioni e speranze, e prosegue per la sua strada.
Messo in scena in forma di sogno, questo spettacolo per un’attrice e un pupazzo è il primo della compagnia belgo-cilena Belova-Iacobelli. Nel 2018 in Cile è stato premiato come Miglior Spettacolo, per la Migliore Attrice (Círculo de Críticos de Arte de Chile) e ha ricevuto il Premio del Pubblico come Migliore messa in scena dell’anno (premio Clap). 

Tchaïka affronta la violenza della vecchiaia, la perdita della memoria, la solitudine del ritirarsi dalle scene della vita e, d’altro canto, la ricchezza che può offrire la soggettività umana, attraverso la poesia e l’immaginazione di un’attrice. Lo spettacolo vive grazie alla tensione permanente fra la grande opera del teatro classico, il teatro di figura e il movimento coreografico.

Il personaggio interpretato dalla marionetta è un’attrice. È in costante e intenso dialogo con i personaggi di Cechov, rappresentati da vari oggetti, che utilizza per raccontare la storia de Il gabbiano. Questo doppio gioco permette di entrare nel mondo interiore e psichico di Tchaïka, in cui la finzione acquisisce un realismo impeccabile. 

Tchaïka deve realizzare la sua ultima performance con questi oggetti. Li manipola e dà loro voce mentre interagisce con loro. Questo rappresenta sia la storia di Cechov sia i personaggi che hanno attraversato la sua vita.

L’inclusione dell’attrice che manipola la marionetta è una delle peculiarità della scrittura drammaturgica. Tale personaggio ricoprirà ruoli diversi e stabilirà diverse possibilità di relazione, gerarchia e conflitto interno con Tchaïka.

Nello spazio del “teatro interno” tutto è possibile. È un ricco campo di esplorazione dei movimenti sotterranei dei personaggi.

Lo spettacolo progredisce così attraverso un sogno – nel suo contenuto manifesto e latente – che sottende e attende il suo momento di emergere.