Le Troiane di Euripide, la nuova produzione di Comteatro, è in scena al Teatro Leonardo di Milano (via Ampère) dal 16 al 21 aprile 2024. Debutto nazionale per lo spettacolo diretto da Claudio Orlandini, che lo vede in scena insieme a Francesca Biffi, Carola Boschetti, Cinzia Brogliato, Eleonora Iregna, Benedetta Marigliano e per la prima volta in scena Alessandro Simonini.

 

Ad affiancare la regia di Orlandini, le musiche originali di Gipo Gurrado, scenografie e costumi di Valentina Volpi,e le luci di Alessandro Bigatti: fumo e polvere in scena.

 

Nella messinscena di Claudio Orlandini il pubblico sarà fatto accomodare ai lati del palcoscenico, a stretto contatto con le artiste e gli artisti in scena, per creare una relazione intima e collettiva. Ma è anche per una presa di responsabilità comune sul contemporaneo che ci opprime. (La platea del teatro resterà vuota).

 

 

C’è stata una guerra a Troia, lunga dieci anni. Gli Achei hanno vinto e si preparano a tornare a casa, Troia non c’è più, gli uomini sono tutti morti, restano le donne e il silenzio, la quiete e la polvere. Polvere, polvere e terra, polvere dappertutto. Polvere, polvere, polvere…

 

Ci sono terra e polvere ovunque come se un vento terribile al suo passaggio avesse sconvolto ogni cosa. E ora è silenzio, quiete e polvere. Gli occhi delle donne sono pieni di lacrime e polvere. C’è dolore. 

 

Ci sono le donne. Un coro di donne che urla, vomita parole, canta, si staglia contro un destino ineluttabile. Le donne sono rimaste e a loro è affidato il compito di raccontare e raccontarsi, dichiarare, urlare il dolore per quello che c’era ed ora non c’è più, confessare le paure rispetto al destino che le attende. Ecuba, Cassandra, Andromaca, Elena e le altre.

 

Quel che fa sì che ancora oggi abbia senso portare in scena Le troiane è la profondissima intuizione di Euripide di raccontare un catastrofico episodio storico andando alla radice della contesa, elevando così la guerra di Troia a emblema di ogni conflitto.

 

In questo modo si rende sempre possibile l’attualizzazione della guerra e tutto ciò che essa comporta: la guerra di Troia, non è più solo la guerra di Troia ma diventa qualsiasi guerra, vicina o lontana che sia, geograficamente e nel tempo. La tragedia diventa un manifesto, un monito, in cui emerge lo sguardo, la voce e il ricordo di chi ha la fortuna o sfortuna di sopravvivere: è la tragedia di chi rimane. 

 

Il punto di vista in questo caso è profondamente femminile, l’opera diventa un grande inno affidato alle donne che cantano ciò che era e ora non è più: le Troiane sembrano non avere più il controllo, ridotte in schiavitù e apparentemente sconfitte, eppure così fiere nel far sentire la propria voce e nel dichiarare la loro appartenenza alla polis, al punto da identificarsi con la distruzione di essa, in un contesto di totale desolazione.