Sono poche le buone notizie provenienti dalle classifiche Fimi ogni settimana, ma ogni tanto guardando a quella dei vinili ecco che riaffiora tutta quella passione musicale che il pubblico più raffinato e ancora amante della bella canzone. Come ci diceva Pippo Landro (Clicca qui per leggere la bellissima intervista sulla discografia italiana) non si capisce perché i quarantenni debbano potere ascoltare la loro musica preferita sempre solamente guardando al passato o andandosela a cercare in luoghi lontani dai network principali, e in qualche modo il secondo posto di Fabrizio De André con Peccati di gioventù solletica ulteriormente questi dubbi.
Si tratta di un album raccolta uscito per la prima volta nel 2000, con i brani degli anni ‘60 più significativi del grande Faber, da Geordie a La canzone dell’amore perduto, Carlo Martello, La guerra di Piero, Il testamento, La città vecchia. Sono sedici le tracce totali di questa raccolta che, nella settimana del ventesimo anniversario della morte del poeta genovese, ha scalato l’hit parade.
C’é una canzone in particolare che è molto significativa anche per quello che commentavamo poco fa, La ballata dell’eroe. Leggiamone il testo:
Era partito per fare la guerra
per dare il suo aiuto alla sua terra.
Gli avevano dato le mostrine e le stelle
e il consiglio di vendere cara la pelle.
E quando gli dissero di andare avanti
troppo lontano si spinse a cercare la verità.
Ora che è morto la patria si gloria
d’un altro eroe alla memoria.
Ma lei che lo amava
aspettava il ritorno d’un soldato vivo,
d’un eroe morto che ne farà
se accanto nel letto le è rimasta la gloria
d’una medaglia alla memoria.
Poche parole, in una canzone di meno di tre minuti come nello stile più classico di De André, che amava sussurrare storie con un’intelligenza e un delicatezza onestamente mai più viste se non con Gaber. Ora l’eroe è diventato proprio lui, Fabrizio. Inizió le sue battaglie da solo, contro tutti, perché era più facile mandare avanti lui anche per affrontare certi temi. E la faccia l’ha sempre messa De André. Gli hanno consigliato di vendere cara la pelle, fino a diventare antipatico e scomodo a chi comandava, e lui lo ha fatto fino a raccontare sempre la verità. Ora che, come dice la canzone, è morto da vent’anni, ci possiamo solo vantare di avere un altro eroe alla memoria, e purtroppo solo la gloria postuma. Sarebbe forse più giusto valorizzare certa musica e certi autori sin da subito, perché i riconoscimenti si danno in vita, dopo non servono a nessuno se non per lavarsi la propria coscienza (come dicevamo anche a proposito del premio a Pino Daniele a Sanremo). Ora, dopo vent’anni, De André è l’eroe di cui abbiamo ancora bisogno per avere quella possibilità di ascoltare qualcosa di intelligente e decisamente lontano da SferaEbbasta e compagnia.
La ballata dell’eroe la potremmo riferire a quei numerosi cantautori che oggi cercano di farsi strada in una jungla discografica sempre più in affanno, ma con un potenziale enorme, che le radio dovrebbero sfruttare: basterebbe avere un briciolo di coraggio in più. Basterebbe fare sentire la musica bella. E non sempre quella dei più conosciuti, amici delle major.
Massimiliano Beneggi