Esattamente 72 anni fa la rivista Billboard pubblicava per la prima volta la classifica dei 78 giri più venduti. Certo, le dinamiche dell’hit parade sono cambiate nella storia con le logiche di mercato, ma l’attesa settimanale per quelle classifiche che anche noi pubblichiamo con precisione ogni volta rimane sempre sublime. Da Luttazzi a Seymandi sono tante le leggende che ci hanno fatto amare questo rito come un bellissimo momento irrinunciabile.
Non è certo una classifica a cambiare i gusti musicali, ma è inevitabilmente sempre l’hit parade a determinare quali canzoni vengono trasmesse nelle radio e, quindi, ci entrano nelle orecchie anche senza volerlo. Una volta si vendevano solo i vinili, oggi c’è la cosiddetta musica liquida che nella maggior parte dei casi si ascolta in modo più frammentato, spesso con piattaforme sponsorizzate come Spotify, che già indirizzano (a seconda del miglior offerente) verso l’ascolto di uno piuttosto che di un altro album. E così le classifiche dei vinili, rimasti oggetti di raffinato valore per estimatori eleganti della musica, non coincidono quasi mai con quelle degli album. Oggi siamo massacrati dalla trap che sforna un nuovo artista a ciclo periodico di due, tre settimane per cancellare il precedente: fanno due settimane ai vertici, poi spariscono nel nulla. Piaccia o non piaccia, però, a distanza di 72 anni quell’abitudine di farsi affascinare dal mercato e dalle sue classifiche rimane sempre vivissima. Siamo, volenti o nolenti, tutti soggetti all’hit parade che ha sempre funzionato come una bicicletta sempre più veloce pedalata dopo pedalata: non conosciamo un brano, lo vediamo in vetta alla classifica, ci troviamo incuriositi nell’ascoltarlo. Non ci piace? Poco importa, abbiamo già regalato ulteriori ascolti a quella canzone.
L’hit parade di oggi qualche dubbio lo lascia sempre (e se le piattaforme di musica fossero condizionate come i social dove ci si ritrova ad avere inconsapevoli like su pagine che hanno pagato per avere followers?), ma il mondo è così, ha bisogno di classifiche, di graduatorie, di liste di buoni e cattivi. E di farsi un po’ condizionare, che è poi un po’ come farsi coccolare dalle abitudini di una società in cui del resto viviamo. E allora, auguri amata hit parade!
Massimiliano Beneggi