Dieci anni fa ci lasciava Raimondo Vianello. Il Signore della televisione, come hanno sempre definito tutti, se ne andava il 15 aprile 2010 lasciando sola, per pochi mesi, la compagna di sempre. Quella Sandra con cui formava la coppia litigarella ma tanto innamorata, a cui tutti sperano di potere somigliare almeno un po’.
Raimondo viene definito il Signore della televisione ancora oggi quando (troppo raramente ormai) viene ricordato nei programmi. Nella tv odierna Raimondo probabilmente non troverebbe comunque posto nemmeno se fosse ancora con noi: troppo elegante, educato, raffinato. La comicità sottile andrebbe persino spiegata alla metà degli ospiti di Pomeriggio Cinque, abituati ormai a rincretinirsi con Tik Tok. Vagli a spiegare che non c’era bisogno di sapere con foto e video cosa facessero giorno e notte Raimondo e Sandra per amare quella coppia di cui De Lellis e Damante non sono nemmeno un’unghia. Vedevi Raimondo, vedevi cultura. Artisti, ma prima di tutto signori.
In effetti nella sua lunga carriera non ha mai smesso di essere un comico di un certo livello. Nato dal teatro di rivista con Garinei e Giovannini, non ha frequentato più di tanto il cinema, pur rimanendo delle gradevoli pellicole con cast corali che lo coinvolgevano. Raimondo, una volta conosciuta la televisione, non l’ha più abbandonata, alternando il suo ruolo di comico a quello di conduttore. O facendoli coincidere come più spesso amava fare. Il suo modo di muoversi e di imprecare in quei Porcaccia la miseria zozza che rappresentavano il massimo della sua espressione mai volgare, hanno fatto ridere tanto gli italiani. Riusciva a farlo persino quando, da esperto di sport quale era, conduceva Pressing o Studio Tappa: e la sua eleganza era contagiosa, perché non ci si ricorda di un ciclista che, a caldo con la stanchezza della corsa appena terminata, si offendesse con l’ironia sempre rispettosa di un signore quale Vianello.
Autore eccezionale, rese Casa Vianello un inaspettato cult della tv italiana, replicato ora anche su Mediaset Extra alle 8.55: gli scketch con Sandra non erano solo i bisticci di moglie e marito. Erano la rappresentazione della dialettica hegeliana tra una donna vivace e progressista che si contrapponeva all’uomo pacato e conservatore. Che, per contraltare, si ritrovavano a vivere l’una la noia di eterna insoddisfazione e continuo movimento, l’altro la pacifica concretezza. Lei piena di idee e creative iniziative, lui proiettato solo nelle partite di calcio e nel corteggiamento a qualunque bella vicina di casa, che si rivelava costantemente piuttosto allegra di fronte all’inconsapevolezza del marito. Solo Sandra e la fidata Tata smascheravano Raimondo. Casa Vianello era la kierkegaardiana riflessione su un amore vissuto come angoscia, che con l’incredibile ironia ci rendeva tutto piacevole.
Indimenticabile il suo Festival di Sanremo 1998: accettò la conduzione di quell’edizione pochi mesi prima, a seguito di un intoppo nella trattativa tra Fazio e la Rai, e fu strepitoso. L’unico Sanremo, che ci si ricordi negli ultimi 30 anni, finito alle 23.30 ogni sera, finale compresa. A Raimondo non servivano troppi tempi lunghi per le sue taglienti battute con la Pivetti e la Herzigova, né smaniava per le moine con gli ospiti che non avrebbero saputo stare al passo con la sua comicità. Ci provò Madonna, che con una battuta avrebbe voluto fare lo scketch di quella che lo confondeva per Pippo Baudo. Finita l’esibizione, la cantante si perse in tempi che per Raimondo erano già troppo lunghi. Risultato? Praticamente cacciata dal palco, con irresistibile umorismo ma ancor più con un’eleganza mai più vista.
Raimondo manca alla tv di oggi, ancor più di quanto ci manchi la tv di ieri. Che forse non tornerà più proprio perché ormai non ci sono più artisti come lui. Morto Vianello, non solo non ne è nato uno nuovo (e del resto era insostituibile), ma sono emersi una serie di personaggi televisivi che Raimondo si sarebbe mangiato vivo con la sua tagliente ironia. Provate a immaginarlo ospite in uno studio televisivo dove la conduttrice recita il rosario con un ex ministro: forse non avrebbe commentato con le parole, sarebbe bastato un suo sguardo. Era un uomo, non un supereroe: eppure qualcosa deve essere andato storto nella genetica umana, perché Signori così non ne sono più nati.
Massimiliano Beneggi