Sembrava essere arrivato uno spiraglio di luce in fondo al tunnel, invece i numeri dei contagi di Covid-19 sono tornati a salire. Tutto largamente previsto (e al momento anche contenuto rispetto al resto del mondo) eppure allo stesso modo sconfortante.
A pagare le spese di questo 2020 saranno soprattutto i teatri e i cinema, costretti ancora una volta a fermarsi. Ovvero a non ripartire come avevano sperato.
Non erano molti i teatri che avevano annunciato l’inizio della nuova stagione nei luoghi chiusi, ma proprio pochi giorni fa erano state annunciate la nuova stagione 2020/2021 di due importanti teatri come il Manzoni di Milano e il Ciak di Roma. Entrambi avrebbero dovuto esordire con la prosa tra il 15 e il 20 ottobre con Amore mio aiutami con Corrado Tedeschi e Debora Caprioglio, e invece è notizia di ieri il rinvio dello spettacolo a fine maggio.
Il motivo: non sono garantite le condizioni adeguate per riaprire al pubblico con il Dpcm in arrivo il 15 ottobre.
Giuseppe Conte continua a rassicurare che non ci sarà alcun lockdown con la stessa spavalderia con cui garantì il pagamento delle casse integrazioni entro metà aprile. La realtà però è che lasciare aperti i locali con il continuo spettro della chiusura anticipata e la possibilità di impedire i trasferimenti tra regioni da un momento all’altro, non consente nemmeno un minimo di libertà. Quella avuta invece fin troppo allegramente in estate.
La maggior parte dei teatri dunque, in attesa del Dpcm, resta ferma. Al momento per i luoghi chiusi sono previste sempre 200 persone nel pubblico con la mascherina. Sale a 1000 il numero di spettatori in caso di eventi all’aperto, che naturalmente stanno via via scemando.
In questa totale incertezza d’altronde si rischia di aprire le porte del teatro con la paura di fare qualcosa di sbagliato, e anche il pubblico senza adeguate indicazioni sarebbe inevitabilmente spaventato. Il messaggio del governo è chiaro: nessun lockdown, ma se uscite di casa siete incoscienti.
In effetti qualcuno incosciente lo è davvero. A differenza di sei mesi fa le strade sono piene di persone, i locali pullulano di clienti che, con la scusa di dover bere e mangiare, passano la serata intera ad apertitivi. Con la convinzione che l’amico non sia positivo.
Perché, però, sono sempre solo i teatri a dover rispettare le regole ferree?
Massimiliano Beneggi