La musica che gira intorno (regia di Duccio Forzano) venerdì scorso ha segnato il ritorno della gloriosa canzone italiana in prima serata su Raiuno. Si è trattato del primo programma musicale del 2021, che ha rappresentato anche il ritorno di Fiorella Mannoia sul piccolo schermo.
Dovrebbe essere la musica la protagonista della trasmissione, nella sua capacità di raccontare la vita e interpretare la nostra quotidianità nella sua anima quasi magica. Grandi ospiti canori infatti, molti dei quali generalmente restii ad apparire in televisione, animano la prima delle due puntate: Andrea Bocelli, Claudio Baglioni, Ligabue, Antonello Venditti, Marco Mengoni, Francesco De Gregori, Achille Lauro, Giorgia, Gigi D’Alessio, Samuele Bersani.
Interpretano tutti grandi successi tratti non solo dal loro personale repertorio, ma pescando anche nella storia della canzone italiana. De Gregori e Venditti cantano Dalla, Achille Lauro interpreta Buscaglione, Baglioni riprende Paoli e Donaggio. Insieme a loro, naturalmente, la padrona di casa, Fiorella. Emozioni, voci incredibili.

Tutto bene finché si canta, peccato che i ritmi si allunghino in contenuti che distraggono e portano la trasmissione fuori dai suoi binari. Così la musica gira intorno al monologo (intenso e importante) di Edoardo Leo sulla Shoah come alla promozione del nuovo programma di Giorgio Panariello e Marco Giallini o all’ennesimo omaggio a Maradona. La musica da protagonista a volte si trasforma in un pretesto dove viene inserita forzatamente per unire argomenti diversi. Senza giustificare l’idea del programma: fa eccezione in questo senso l’intervento godibile di Flavio Insinna sulle sue emozioni vissute al concerto del 1996 di Ligabue.
Non si capisce perché si vogliano a tutti i costi inserire gag e chiacchiere dove Fiorella è impacciata, senza appeal, incapace di essere a suo agio quando il copione la vorrebbe divertente. Incomprensibile come ci si ostini a considerare la più grande interprete dallo stile cantautorale, quale conduttrice brillante.
Si avverte in lei una rigidità irritante quando prova a interagire con gli ospiti al di fuori della musica. Scimiottare T’appartengo di (e con ) Ambra Angiolini, vuol dire offendere chi negli anni Novanta ha davvero trovato in quella canzone un simbolo pop generazionale.
La musica che gira intorno vince la serata con il 17% di share, ma perde l’occasione di essere una trasmissione che racconti l’emozionalità della musica senza diventare celebrazione solo dei suoi ospiti.
Peccato, perché l’idea era intelligente, e originale: ne è nata l’ennesima trasmissione senza capo né coda. Dove fa tutto la musica, senza un racconto portante.
Massimiliano Beneggi