Il 27 gennaio 1967, a Sanremo, moriva in tragiche circostanze Luigi Tenco.

Da 54 anni il mondo della musica deve fare i conti con quella drammatica notte in cui, dopo essere stato eliminato al Festival di Sanremo, il cantautore genovese fu trovato morto nella sua stanza di albergo. E dopo tutto questo tempo, ancora restano troppi misteri su un caso mai completamente risolto. Anzi, tutto il contrario. Suicidio o omicidio? I dubbi restano aperti.

Oggi, però, sarebbe fuori luogo interrogarsi nuovamente sulle dinamiche che portarono alla prematura morte di Tenco. Vogliamo invece ricordare l’immortalità artistica di un ragazzo che più di cinquant’anni fa seppe creare melodie e parole attuali nel 2021. Tenco incarna il valore, il senso vero della musica. Quella che racconta la storia superando il divario del tempo, rendendo tutto eterno.

54 anni fa, se ne andava uno dei più grandi artisti di sempre, negli ultimi anni riproposto anche a Sanremo: Marco Mengoni, Edoardo Bennato, Francesco Baccini su tutti si sono fatti promotori della sua musica. E noi oggi lo vogliamo ancora ricordare per quello che è stato musicalmente, a prescindere da tutto il resto e le possibili polemiche di una fine che, comunque, meriterebbe una giustizia.

Voce calda, appassionata, romantica. Luigi Tenco non smette di mancare al nostro Paese. In un mondo dove la musica è ormai tutta omologata e la figura dell’autore scompare a favore di personaggi in cerca di visibilità senza arte né parte, la discrezione e la poesia sussurrata di Tenco sono qualcosa che meriterebbe qualche omaggio in più. Anche in televisione. Dove, invece, purtroppo se ne parla solo ogni tanto per ricordarne la tragica fine (peraltro dandone per scontata solo una versione). L’impegno che ci prenderemo con TeatroeMusicaNews sarà quindi di ricordare spesso Tenco come merita. Lo dobbiamo alla nostra storia musicale.

Massimiliano Beneggi