Cosa succede quando Grazia, donna di mezza età, rigida e perbenista (preside di Liceo) in seguito a un “incidente” si trasforma in una Milf Spregiudicata e Ipersessuale?
Così si presenta lo spettacolo (vietato ai minori di 16 anni) In stato di Grazia, con Margò Volo, in scena giovedì 8 luglio alle 21 al Teatro Factory di Milano.

Undici personaggi tutti interpretati dalla stessa Margò con straordinaria ironia, capace di superare qualsiasi drammatico confronto con il tempo che passa. In un immaginario paesino del Nord Italia, Grazia, donna tutta d’un pezzo, moglie del sindaco e preside dell’unica scuola superiore del paese, è temuta da tutti: studenti, colleghi, genitori. Con fermezza e austerità, Grazia guida non solo il suo istituto ma in qualche modo l’intero paese, regolato dai suoi princìpi: rigore, perbenismo e soprattutto repressione sessuale.
I nostri corpi sono sempre più al centro dell’attenzione con i social, da cui scegliamo di farci invadere la privacy: che rapporto c’è quindi, ora, tra libertà, consapevolezza e materialità? Ce lo racconta la stessa protagonista in questa intervista in anteprima.

Margò, tornare a teatro dopo così tanto tempo crea la stessa emozione di un debutto assoluto su un palcoscenico probabilmente. Come ti senti alla vigilia di questo spettacolo?
Un debutto è sempre emozionante, con tutte le sue incertezze annesse. Siamo stati fermi fisicamente ma non intellettualmente ed emozionalmente: abbiamo occupato il Piccolo di Milano con tante speranze di poter tornare agli spettacoli dal vivo. Il mondo del teatro ha capito l’importanza di cosa significhi serrare le fila dietro le quinte. C’è una grande energia, ora più di prima: siamo tutti insieme con un entusiasmo che si rianima dopo tanto tempo.
Presentasti pochi minuti di In stato di Grazia in anteprima a gennaio 2020. Poi arrivò il lockdown: quello che è successo ha modificato in qualche modo il testo? Lo ha condizionato? In fondo si parla sempre di un viaggio interiore e di una presa di consapevolezza di se stessi…
Lo presentammo in anteprima a gennaio 2020 per i primi venti minuti. In fase di scrittura, con Tobia Rossi ci siamo chiesti se fosse opportuno inserire nel testo riferimenti al lockdown: ci siamo risposti che fosse meglio di no. Parlarne in modo superficiale ci avrebbe portati a essere fuori contesto. La normalità della quotidianità è altra, per fortuna, e noi vogliamo raccontare quella.
Si parla molto anche di imbarazzo in questo spettacolo. Cosa imbarazza nella quotidianità Margò Volo?
Nulla di ciò che c’è nello spettacolo. Nemmeno la coreografia pazzesca che stiamo realizzando e rispetto a cui, probabilmente, mi hanno sopravvalutata: tutto sommato mi diverto! Mi imbarazza, invece, la possibilità di essere fraintesa.
Hai paura di essere fraintesa con In stato di Grazia?
No, non credo ci sia quella possibilità. Parlo di fisico, di menopausa (citata quasi con disprezzo solo dalla figlia, ma non dalla protagonista stessa) e di voglia di esplorare continuamente il mondo. Forse qualcuno che ascolta potrà anche imbarazzarsi di fronte a certi argomenti, ci potranno essere più interpretazioni dello spettacolo, ma non fraintendimenti. In fondo si parla di libertà, e non può che essere un tema condiviso.
Un tema più che mai attuale, che non smette di essere dibattuto.
Si conclude tutto dicendo: voi, adulti del domani, uomini o donne o qualsiasi cosa vi piaccia. Questo monologo arriva assolutamente in contemporanea con la legge Zan.
Quanto c’è di Margò Volo in questo spettacolo?
Moltissimo. C’è il momento in cui si prende consapevolezza di avere un corpo, con la voglia di rinnovarsi. Rinasce il personaggio, e io stessa rinasco mettendomi in gioco sul palcoscenico: gli attori, del resto, devono sempre rischiare in ogni battuta. In questo spettacolo non c’è niente di repertorio, già provato con il pubblico: sarà tutta una sorpresa!
Massimiliano Beneggi