Domenica scorsa l’abbiamo vista nei primi episodi di Cuori, la nuova serie televisiva di Raiuno ambientata nella Torino del 1967. Chiara Degani nella fiction è l’elegante e decisa Beatrice Dattilo: una donna a capo del distretto sanitario dell’Ospedale Le Molinette, dove si lavora nella ricerca per arrivare al trapianto di cuore.

Ma non è tutto: attualmente Chiara è impegnata anche nella tournée teatrale con Elena Sofia Ricci in La dolce ala della giovinezza, di Tennessee Williams. Lì interpreta Miss Lucy, una donna ambigua che prova a celare la sua solitudine e la sua insoddisfazione dietro un’apparente leggerezza.
L’ospite della nostra intervista settimanale è proprio lei che, da diversi anni, si alterna tra set televisivi e palcoscenico.

Chiara, come è arrivato il personaggio di Beatrice Dattilo nella tua vita?
Partecipai al provino, in pieno lockdown, con un self-tape, ossia un video su cui la produzione fa le sue valutazioni. Superata questa fase, dopo mesi di attese, feci un secondo incontro, questa volta in presenza a Torino, con il regista Riccardo Donna. Ho un ricordo positivo, fu un bell’incontro. Ci furono altre settimane di interminabile attesa, ma valeva la pena di aspettare: a metà settembre mi diedero la bella notizia che ero stata presa per il mio ruolo.
Chi è Beatrice?
Una giovane donna sposata (con il capo del distretto sanitario dove lavora), con figli, che ricopre un ruolo molto importante in ospedale: è chiamata a prendere decisioni di un certo peso e, se pensiamo all’epoca in cui è ambientata la fiction, questo la fa contraddistinguere ancora di più. Beatrice ha infatti un carattere forte, pratico e vendicativo, ma quale donna non lo è in campo sentimentale? E poi è elegantissima: credo che questo potrà anche divertire il pubblico.
Quando il pubblico inizierà ad amare questo personaggio?
Io mi ci sono affezionata subito, quindi penso potrà succedere la stessa cosa per il pubblico. Beatrice potrebbe sembrare una presenza di disturbo nella relazione tra la giovane cardiologa e il primario, ma dimostra un lato più morbido, caldo e amorevole proprio nei confronti dell’uomo. Questo permetterà al personaggio, credo, di essere capita molto bene dalle donne. È un personaggio che nutre una forte passione, oltre a una stima per un uomo che aiuterà sempre e comunque. Si verificheranno, nel corso delle puntate, alcune situazioni che metteranno in difficoltà il sentimento ma, come si è capito sin dai primi episodi, questo è forte e sincero.
Certo recitare per una serie in prima serata la domenica sera deve essere un grande traguardo per un’attrice. La fiction Rai è da sempre un sinonimo di qualità e fa spesso riferimento ad attori di teatro…
Arriviamo da un anno particolare: sono sicuramente avvenuti molti cambiamenti per il nostro mestiere. In effetti, se il teatro si è fermato, il settore televisivo non ha subito degli stop. Pur con tutte le attenzioni del caso, i tamponi ogni giorno, i distanziamenti, le mascherine, ecc., la tv è andata avanti. E così per le fiction sono stati recuperati tutti quegli attori che normalmente fanno teatro. Accadeva già prima, ma ora il processo si è accelerato.
Ovviamente ciascuno ha il suo talento e deve capire qual è, perché serve un approccio interpretativo diverso a seconda della scena, ma quando si possono fare queste contaminazioni tra teatro e tv trovo sia molto bello. Ci sono spesso, sul palcoscenico, bravissimi attori che non ottengono la visibilità giusta che potrebbero ottenere con la televisione: è un’occasione insomma.
Sei impegnata a teatro nel ruolo di Miss Lucy in La dolce ala della giovinezza. Un commento sulla protagonista, Elena Sofia Ricci?
È una donna meravigliosa, oltre che un attrice straordinaria. Non lo dico solo io, ma parla il suo curriculum: ha fatto teatro da quando era ragazzina, ha una casa piena di premi. Ma mi piace sottolineare anche quanto sia preziosa a livello umano: sempre molto disponibile e generosa. Lavorare con lei è un’esperienza molto bella, che nutre tutti quanti noi della compagnia.
C’è qualcosa che ti ha insegnato, in particolare?
Una sera Elena mi ha fatto ricordare una cosa importantissima: quando siamo sul palcoscenico ci dobbiamo divertire. A volte ci si dimentica di questo, dandolo per scontato. Non è banale, invece. È semplicemente l’abc del teatro. Ce lo scordiamo, inseguendo dinamiche di ansie e stress di ogni mestiere, ma non c’è niente di più vero: se un attore si diverte, questo stato d’animo si trasmette al pubblico. È una cosa che fa la differenza, perché arriva dalla capacità di stare insieme, ascoltarsi e avere un senso della comunità. Tutte qualità fondamentali nel teatro.
Massimiliano Beneggi