Corinne Clery: Amo la mia libertà e l’Italia. Il denaro? Non deve essere volgare -INTERVISTA

“E’ meglio piangere in Mercedes che in metropolitana?”. Se lo chiedono anche i protagonisti della commedia “I soldi, no!”, di Flavia Coste per la regia di Silvio Giordani e prodotto dal Centro Teatrale Artigiano, in scena fino al 19 dicembre al Teatro Manzoni di Roma con Corinne Clery, Enzo Casertano e con Maria Cristina Gionta, Roberto D’Alessandro.

Quante volte ci siamo sorpresi a sperare di essere baciati dalla Dea Bendata e sognare di vincere al Superenalotto due o tre milioni di euro? Magari abbiamo azzardato andando anche oltre, tanto per sognare alla grande, ma che faremmo se quel sogno bizzarro si concretizzasse sul serio? Saremmo in grado di gestire l’inevitabile ondata di emozioni contraddittorie e tutto ciò che la vincita potrebbe generare nel nostro vivere quotidiano? Attorno alle insolite, inaspettate, preoccupazioni ruotano le vicende di questo spettacolo, con le musiche di Mariano Perrella, e del suo protagonista, Riccardo, alle prese con una vincita sorprendente di ben 162 milioni di euro! Come dirlo ai familiari, alla moglie, alla madre, e soprattutto agli amici? Impreparato di fronte ad una notizia così sconvolgente l’uomo si pone il dubbio se sia il caso di comunicarlo o se, addirittura, non ritirare l’ingente patrimonio e continuare la solita esistenza di sempre. Tra una madre frizzante e vitale ed una moglie che rivendica per sé una vita più movimentata, Riccardo accusa il colpo ed inizia a soffrire di insonnia, avere palpitazioni, nausea ed euforia insieme a mille paure inconfessabili in attesa di scoprire la sua personale ricetta della felicità. Ci racconta le sue emozioni dopo il debutto Corinne Clery che, con lo spettacolo, sarà in scena sempre al Manzoni anche il 31 dicembre.

Cosa si deve aspettare il pubblico da questo spettacolo?

Anzitutto di tornare in un posto assolutamente sicuro: si rientra in una sala teatrale continuamente sanificata, senza correre alcun pericolo. La capienza al 100% è un traguardo che si aspettava da tempo, finalmente il pubblico torna a viverla in questo caso con uno spettacolo ironico e intelligente, capace di fare pensare. Si sfiora in un certo senso, tra i vari temi, anche quello della ludopatia.

Raccontaci brevemente la trama.

Enzo Casertano interpreta il ruolo di mio figlio: gioca sempre all’Enalotto senza vincere. Vive in una famiglia borghese, semplice, molto unita e felice con un nipote appena nato. Ecco che un giorno arriva la notizia della vincita all’Enalotto: si tratta di tantissimi soldi, 160 milioni di euro. Lui, che li ha vinti, però non li vuole prendere: sostiene che in caso contrario si rovinerebbero i rapporti con amici e colleghi. Teme che non si saprebbe mai se chi è vicino lo faccia per i soldi o per affetto. Addirittura vorrebbe tornare a un mondo senza soldi, fatto di solo baratto, senza consumismo. Ecco che, cosi, la famiglia medio borghese si allontana completamente dalla realtà, con tante discussioni intorno a questo argomento che rompe l’equilibrio. Si tratta di una commedia noir che porta il pubblico, all’uscita dal teatro, a interrogarsi: chi avrà ragione?

Questa domanda di sicuro se l’è fatta anche Corinne Clery. Cosa avresti fatto tu con una vincita del genere?

Tante cose per gli altri. Se uno si tenesse 160 milioni tutti per sè, sarebbe un mostro. Si possono fare moltissime cose per gli anziani, i bambini, gli animali. Aiuterei la mia famiglia. Credo che bisogni distribuire i soldi tenendo il giusto per vivere bene. Sono sicura che farei cose diverse, ma non li terrei tutti per me, sarebbe brutto.

Che rapporto hai con il denaro? Qual è la spesa più pazza che hai mai fatto?

Forse una volta quando scappai di sera a Parigi con il mio amore. Ma era un amore nascosto…No, non ho mai fatto spese pazze. Ero una “mamma bambina”, a 19 anni avevo già un figlio. Tutto il mio guadagno, quindi, andava per il benessere di mio figlio. Feci sacrifici con grande responsabilità, anche perché mio marito era completamente inesistente. Mi sono imposta una regola con i soldi.

Quale?

Non bisogna essere volgari con il denaro. Non deve essere sperperato. Ecco che allora si scopre il valore dei soldi x Per me sono simbolo di libertà, che ho faticato molto per avere. Sono quasi malata della mia indipendenza. È difficile riuscire a mantenerla, ma voglio sempre resistere senza essere aiutata da analisti per riconquistarla.

La scelta di un cognome d’arte fu un’espressione della tua voglia di indipendenza?

No, cambiai il cognome solo perché Picolo, quello vero, aveva una risonanza che sembrava italiana e mi consigliarono qualcosa di più francese. Magari fossi italiana, invece! Amo questo Paese da quando avevo 15 anni. Probabilmente, senza che io lo sappia, i miei bisnonni dovevano qualche discendenza italiana e mi è rimasto questo amore viscerale.

Tu dici così, io invece amo Parigi. Insomma Francia e Italia si amano, eppure spesso vengono raccontate in competizione tra loro…

Certo, siamo così rompiscatole noi francesi a volte che sopportarci sarebbe difficile per chiunque! L’Italia la amo anche per i suoi paesaggi…Milano è la città più europea in assoluto! Però lo ammetto, Parigi è Parigi. Se penso a cosa sia ora Parigi nel periodo di Natale…meravigliosa!

Com’è il rapporto con il cast?

Stupendo. Sono tutti e tre meravigliosi. Con Roberto D’Alessandro in particolare so di avere vicino l’amico ideale per chiunque. Sono davvero felice di lavorare con loro.

Massimiliano Beneggi

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