Grazia Di Michele: Vi presento una Marisa Sannia inedita-INTERVISTA

Grazia Di Michele è una delle voci più delicate ed eleganti della nostra musica. Mai fuori dalle righe, mai al centro di gossip che possano far distrarre dalla sua attività di cantautrice. Mai banale nei testi interpretati, capace di anticipare tematiche divenute centrali col tempo.

Così, ha iniziato l’anno con un nuovo ambizioso progetto che porterà in tour per tutto il 2022: Poesie di carta, un omaggio a Marisa Sannia.

Dopo il debutto al Teatro Golden di Roma lo scorso 12 gennaio, domenica 30 sarà a Macomer, il 31 al Teatro Garau di Oristano e il 1 febbraio a San Gavino Monreale.

È la stessa Grazia Di Michele, in questa intervista, a raccontarci Poesie di carta.

Come nasce l’idea di un omaggio a Marisa Sannia?

Era un po’ che ci pensavo: volevo fare un tributo anzitutto al lavoro degli ultimi anni della sua vita, di cui purtroppo lei non vide mai la luce in quanto morì prematuramente.

Perché il titolo “Poesie di carta”?

Facendo ricerche su Marisa, ho scoperto un vero tesoro: dedicò l’ultimo periodo della sua esistenza a musicare le poesie di Federico Garcia Lorca, con l’obiettivo di realizzarne un album e persino un progetto teatrale. L’album si intitola Rosa de Papel è uscì pochi mesi dopo la sua morte, lo spettacolo non si realizzò mai. Così sono partita da questi progetti, per tornare indietro nel tempo e scoprire che aveva musicato anche alcune opere di poeti sardi come Masala e Casula. Ho ripreso anche quelle, insieme ad alcune storiche canzoni di Marisa, e così ne è uscito uno spettacolo completamente dedicato a lei, ancor più sorprendente di quanto immaginassi inizialmente.

In effetti chi si ricorda di citare Marisa, solitamente lo fa più che altro per Casa Bianca, Sarai fiero di me e le collaborazioni con Endrigo, Bacalov…

Io stessa ignoravo, non essendo mai state promozionati, alcuni suoi lavori. E’ stata una vera sorpresa.

Con questo progetto è nata, in un certo senso, un’amicizia postuma tra te e Marisa. Quali sono le caratteristiche più belle che hai scoperto di questa nuova amica?

Il talento inimitabile di un’artista capace di scrivere musiche su poesie difficilissime come quelle. E poi l’eleganza nel suo modo di essere artista: una persona raffinata e discreta, quasi schiva, che non amava di certo urlare.

Com’è stato il tuo approccio alla lingua sarda?

Stranamente l’ho assorbita subito, pur non avendone mai avuto alcun tipo di familiarità fino a prima! Ci sono parole che non hanno nessuna radice etimologica in comune con l’italiano. Conoscevo un paio di brani di Marisa in lingua sarda, ma non avevo mai approfondito fino in fondo. E soprattutto non avevo la responsabilità di chi entra in un progetto così ambizioso. All’inizio, quindi, ero anche un po’ spaventata dalla complicazione della lingua, ma quando ho ascoltato album come Melagranàda e Nanas e janas, è stato amore a prima vista e ho superato ogni difficoltà linguistica. Così ho scelto dei brani che si potevano sposare con il resto dello spettacolo.

C’è qualcuno che ti ha aiutato in questa ricerca?

Tutto è stato possibile lavorando in tadem con l’arrangiatore storico di Marisa, Marco Piras, che la conosce meglio di chiunque altro. E’ stato fondamentale l’incontro con lui, con tutta la famiglia della Sannia e naturalmente con i suoi musicisti, Bruno Piccinnu e Fabrizio Fabiano. Poi nello spettacolo ci sono altri due elementi della mia squadra, il contrabbassista Ermanno Dodaro e il chitarrista Fabiano Lelli. Il 30 saremo a Macomer, poi Oristano e San Gavino. L’avventura è appena iniziata e non vediamo l’ora di girare l’Italia per tutto il 2022.

Lo spettacolo diventerà un album?

Probabile, anche perché abbiamo cercato di far avvicinare molto gli arrangiamenti live a quelli del disco. L’album è un’idea che mi è stata messa in testa da alcuni miei amici da una decina di giorni, dopo lo spettacolo di Roma.

La discrezione di Marisa si incontra con la tua delicatezza raffinata. Tu sei stata anche coach di Amici per tanti anni: ho sempre pensato che dovesse essere difficile per una come te rapportarsi all’approccio musicale di tanti giovani che credono di essere tanto più bravi quanto più si urla…

Ad Amici ho lavorato per 13 anni, con un ruolo precisamente didattico. Fino a quel momento non c’era nulla di simile in Italia, che desse spazio ai giovani. Amici fu una vera novità. E infatti in tanti sono usciti da lì con grandi occasioni; molti di loro hanno ancora oggi una importante storia musicale. Ovviamente qualcuno riesce a giocarsela bene, qualcun altro meno, dipende molto dall’approccio. Io cercavo di camminare al fianco dei ragazzi, proprio per svilupparne la personalità artistica. Il mio obiettivo era renderli consapevoli della cultura musicale e del mestiere di artisti, andando oltre la smania di visibilità. Lavoravamo moltissimo sulla formazione dei ragazzi, non solo per il canto. Credo che, in effetti, ultimamente sia un po’ cambiato questo aspetto: c’è ancora una preparazione, ma sembra abbiano preso il sopravvento altre dinamiche nel programma, forse perché sono ritenute più utili della formazione accademica…Diciamo che io sono fiera di quel periodo d’oro di Amici.

In questi giorni si elegge il Presidente della Repubblica e si fa un bilancio su quanto la politica abbia realizzato fin qui. C’è qualcosa di particolarmente positivo che hanno fatto Draghi e Mattarella per la musica?

La cultura dovrebbe essere al primo posto nella attività politica di un Paese e non considerata come tempo libero. Un Paese senza cultura è morto. Parlare di cultura non è mai perdita di tempo. Invece abbiamo visto come anche aiuti agli artisti, nel lockdown, sono stati ridicoli. Si dovrebbe fare molto di più. Bisognerebbe partire dall’inizio, ricordando già nelle scuole l’importanza dell’arte, avvicinando i giovani ai valori importanti della cultura. Questo non succede e, purtroppo, anche nelle agende di molti politici non viene dato grande risalto all’arte, che ha sofferto tantissimo in questo periodo. Mi auguro che le cose possano cambiare, per il mondo intero.

Ti sei mai immaginata in politica?

Si, mi candidai anche nella Lista di Ignazio Marino alle comunali del 2013, dopo aver parlato a lungo con lui della centralità della formazione nelle scuole. Ignazio mi diede molto ascolto: non mi sembrava vero riuscire a entrare in sintonia con un politico su argomenti così importanti! In quel periodo, però, lavoravo ad Amici, quindi non avrei potuto proseguire nella trasmissione facendo politica. Feci un passo indietro e tolsi la mia candidatura, prediligendo comunque il mio mestiere di musicista.

Massimiliano Beneggi

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