Italia, Paese di bastian contrari. Non è importante quale sia l’argomento, per molti è sufficiente negare il pensiero della maggioranza per esistere. Ma come, direte voi, anche quando si parla di spettacolo? Quello del bastian contrario è un mestiere. C’è gente pagata per andare in tv a dire l’opposto di tutto ciò che sia logico, dunque non c’è da stupirsi se dal fruttivendolo o dal prestinaio sentiamo parlare male di tanti argomenti diversi ogni giorno. I bastian contrari non hanno mai un giorno di riposo. È una vita durissima.

E ora, dopo esserci sorbiti per un anno la battaglia tra Sì Vax e No Vax, siete pronti a subire per le prossime due/tre settimane i No Sanremo? Quelli che, senza essere mai stati interpellati sull’argomento, si sentono in dovere di andare sulle pagine ufficiali del Festival o dei cantanti in gara per commentare “A me Sanremo fa schifo”, “Io non lo guardo”. Quelli che sacramenteranno contro il cachet di Amadeus e degli ospiti, di qualunque valore esso sia. Quelli che criticheranno la scelta delle donne che affiancano il conduttore sul palcoscenico, mischiando esperienza in campo di moda e politica. Ma sì, va bene tutto. In fondo a Sanremo tutto fa brodo e l’argomento “politica” è come il prezzemolo, sta bene ovunque e legittima ogni pietanza. Non parliamone, poi, quando il Parlamento sta per eleggere il Presidente della Repubblica.

Sono tutti lì pronti, agguerriti come pochi per ribadire un secco “No”. A cosa non si sa, ma basta che gli facciate dire un “No” e saranno loro stessi a inventarsi un motivo per poterlo fare.

Sono in pochi, grosso modo la percentuale di furboni che ancora non hanno capito che il vaccino forse a qualcosa serve. Eppure sono quella minoranza che ama fare un rumore incredibile per farsi sentire. Come quei cani piccoli che abbaiano in maniera insignificante e che, anche quando fai loro una carezza, non ti danno nemmeno la soddisfazione di uno sprizzo di felicità.

La colpa è ovviamente della società intera, che li ignora finché può ma poi a un certo punto non regge più. Così gli sì dà quello spazio che non meritano e che loro non esitano a prendersi con interessi.

Dunque, dicevamo, dopo aver resuscitato i “No Silvio”, che ci eravamo dimenticati potessero esistere, dopo aver ritrovato a puntate i “No Mondiali”, i “No Euro”, i “No Global” e i “No Plastica”, rieccoci al periodo dell’anno in cui emergono a dirci come dobbiamo stare al mondo i “No Sanremo”.

Fanno oggettivamente tenerezza, dal momento che con ogni probabilità sono persone disattente al punto di non essersi accorte di vivere nel 2022. Ossia nell’era delle piattaforme tv e dei mille canali per cui non esiste solo il Festival. I No Sanremo, però, sono una tassa da pagare. Una consuetudine a cui ormai quasi non si fa più caso e che, come i lavavetri al semaforo, tornano quando ormai ce li si era scordati. Quello che non sanno, però, è che proprio come i lavavetri in fondo una pulizia al vetro sporco della macchina ce la danno sempre, anche loro fomentano il Festival di Sanremo. La kermesse vive da oltre 70 anni grazie alle canzoni e alla tradizione ligure, certo. Ma anche grazie alle polemiche che lo fanno diventare l’evento al centro di ogni dibattito tutti gli anni.

Cosa volete che succeda a lanciare sui social messaggi indignati su Ornella Muti diventata una “imprenditrice di cannabis”? Ovviamente che tutti andranno a guardare il profilo dell’attrice, per capire di cosa davvero si occupi, e che gli stessi guarderanno la prima serata del Festival aspettando di poter fare un meme sull’indiscutibile Ornella nazionale. Cosa volete che accada a criticare il fatto che il Festival duri fino a tardi e che ci sono troppi ospiti? Tutti lo guarderanno per capire quanto questo sia vero. E Amadeus e la Rai gongolano alla faccia dei No Sanremo.

In tutto questo Can Can di discussioni, si accusa anche la capienza al 100% del teatro Ariston in periodo di Covid dimenticando che tutti i teatri mantengono la medesima capienza da mesi. E vuoi non prendertela con Morandi perché ha le mani troppo grosse o con la quantomai discreta Giovanna Civitillo perché è a Sanremo ad accompagnare il marito che fa il direttore artistico? Che fastidio dá una donna, innamorata del marito, che lavora al suo fianco, persino con talento, dopo aver mosso i primi passi proprio nello spettacolo? Niente, da tre anni a questa parte lei deve rispondere a critiche di ogni genere con cordialità e con il sorriso che la contraddistingue. Come se fosse ormai tutto parte del gioco. Quanta pazienza deve avere quella donna, che come si muove si muove per qualcuno ha già sbagliato. Ma sì, in questa Italia che nega tutto via libera anche ai No Civitillo. Cambieranno il Paese senz’altro.

A proposito, a Ferragosto mentre puciavamo i piedi nel mare eravamo tutti impegnati per le donne dell’Afghanistan, pronti a imbracciare mitra e andare a Kabul per fare quello che avevamo criticato dell’America per vent’anni. È bastato tornare dalle vacanze per infischiarcene, e in quel caso vergognosamente, di tutto. Persino nella solidarietà. Siamo subito tornati a litigare con i No Vax piuttosto che essere coerenti. Ma sì, l’importante è trovare sempre un motivo per discutere, non importa di quale entità sia. In realtà ogni No è sempre un No alla vita che respiriamo, alla lunga farà male. Ma pazienza, ora godiamoci Sanremo (e i No Civitillo). Sapranno tutto del Festival, ma ci diranno di non guardarlo…Che tenerezza.

Massimiliano Beneggi