Aggiungi un posto a tavola: Guidi-Nigro stupendi, emozione Garinei -RECENSIONE

È in scena fino al 27 marzo, al Teatro Nazionale di Milano, Aggiungi un posto a tavola (Prodotto da Viola Produzioni con O.T.I.). La straordinaria commedia musicale, firmata da Garinei e Giovannini con Iaia Fiastri, è tornata dopo oltre due anni dalla sua ultima rappresentazione prima della pandemia e a 48 anni dal suo debutto. La nuova edizione viene dedicata a tre giovani artisti della compagnia scomparsi lo scorso autunno: Antonio Caggianelli, Nicolas Esposto, Giampiero Giarri. Ecco la nostra recensione.

Foto di Massimiliano Fusco

IL CAST

Gianluca Guidi, Marco Simeoli, Renato Crudo, Camilla Nigro, Francesca Nunzi, Enzo Garinei, Lorenza Mario, Valerio Angeli, Vincenza Brini, Nico Buratta, Cristian Catto, Francesco De Simone, Martina Gabbrielli, Marta Giampaolino, Simone Giovannini, Francesca Iannì, Francesco Lappano, Kevin Peci, Arianna Proietti, Annamaria Russo, Rocco Stifani, Ylenia Tocco, Francesca Zanon. Regia di Gianluca Guidi, che riprende quella originale di Pietro Garinei e Sandro Giovannini.

LA TRAMA

In un piccolo paese di montagna, i cittadini vivono tra lavoro, famiglia e chiesa. Il parroco, don Silvestro, è infatti amato da tutti, da qualcuno anche oltre i limiti consentiti. Clementina, figlia del sindaco, è infatti completamente innamorata del prete, che le si nega con difficoltà, combattendo i suoi stessi sentimenti. Un giorno, don Silvestro riceve una telefonata inaspettata da Dio che gli annuncia l’arrivo di un secondo diluvio universale nel paese. Ci sono da cambiare troppe cose in questo mondo. I cittadini potranno salvarsi solo costruendo un’arca come quella di Noè. Non è molto difficile per il parroco ottenere l’entusiasmo dei giovani, di fronte alla notizia di questa chiamata; più complicato, invece, convincere il sindaco Crispino. Ateo ed egoista, egli non cederebbe mai la legna della sua falegnameria per costruire l’arca senza prove certe che arriverà un diluvio. Ci vuole l’intervento della moglie Ortensia, complice della figlia Clementina, per farlo desistere alla richiesta. In una notte poetica creata ad hoc dal Signore per la procreazione, l’ingenuo Toto scopre l’amore con una prostituta, che accetta di sposarlo mossa forse più dalla smania di esibire la sua felicità che non dalla quella di viverla. In questo modo, inoltre, anche lei potrà salire sull’arca, pur proveniendo da un altro paese. I cittadini inizialmente non la vogliono, ma poi capiscono il senso di aggiungere un posto a tavola. La generosità del popolo la fa padrona anche nei confronti del sindaco, che supera il suo scetticismo solo quando Dio lo punisce con un fulmine per provargli la sua esistenza. Eppure basterà l’arrivo dell’Alto Prelato a cambiare le carte in tavola. Questi mette in dubbio le previsioni di Don Silvestro, ottenendo il consenso dei cittadini solo in virtù del suo potere. Silvestro, che nel frattempo ha scoperto che il celibato sacerdotale non è stata un’invenzione di Dio, resta da solo sull’arca con la sua amata Clementina. Quando arriva davvero il diluvio, sarà proprio il parroco a perdonare quelli che gli hanno voltato le spalle e a intercedere con il Creatore perché si possano salvare anche loro.

LA MORALE

Meglio aprire il cuore piuttosto che chiudersi in convinzioni sbagliate. Ne sa qualcosa Silvestro, che scopre come l’amore per Clementina non sia peccato; lo sa Consolazione, che capisce come il sentimento sia più esplosivo di un rapporto unicamente carnale; lo sa il sindaco, incapace di prendere posizioni senza misurare da parte vada il vento, eppure davvero libero quando abbandona la formalità che si autoimponeva. Mai chiudere le porte a qualcuno in modo definitivo insomma. Onestà morale e rispetto ci fanno vivere meglio. Lo sappiamo da sempre, eppure ci sono ancora le guerre. Battute come “C’è un tempo per tutto” o “Vorrei vedere quanti crederebbero se dovessero pagare per credere”, testimoniano l’eterna impazienza di un umanità pronta ad affidarsi alla fede come ad abbandonarla a seconda dei personali interessi.

Foto di Massimiliano Fusco

IL COMMENTO

La serenità che riesce a trasmettere ancora questa commedia, con la sua scenografia girevole e i costumi colorati di Giulio Coltellacci e le musiche di Armando Trovajoli, diventa quasi impressionante se si pensa che parliamo di uno spettacolo nato nel 1974, conosciuto a memoria quasi da tutti. Eppure ogni momento è sempre prezioso e piacevole, forse ancor più oggi che ormai quelle canzoni sono un must del nostro teatro. Le accuse di anacronismo e ipocrisia che toccano il potere (persino la Chiesa) continuano a divertire. Questo grazie a straordinari attori e ballerini, che portano in scena quella atmosfera del varietà ormai rappresentata solo a teatro con le coreografie originali di Gino Landi.

Inevitabile la tentazione di mettere a confronto il cast con il passato, ma il bello è proprio trovare personalità differenti per godere di uno spettacolo in grado di rinnovarsi. Persino Guidi, la cui voce, le movenze e anche la presenza fisica (soprattutto se osservato di profilo) richiamano quelle del padre, sa dare una nuova straordinaria identità al personaggio, che diventa un Silvestro ancor più divertito e audace, ma teneramente dispiaciuto di non portare a termine quanto gli viene chiesto da Dio. Quasi fin troppo sensuale e priva di ogni goffaggine la bravissima Lorenza Mario nel ruolo di Consolazione, che diventa in questa edizione a tutti gli effetti una straordinaria ballerina.

Foto di Massimiliano Fusco

IL TOP

Enzo Garinei, 96 anni, nella voce di Dio, si guadagna una standing ovation finale quando entra a salutare il pubblico con la sua brillantezza e il suo sorriso. I momenti corali sono quanto di più coinvolgente ci possa essere in questo spettacolo. Il brano L’amore secondo me, interpretato a quattro voci da Silvestro con Toto e da Consolazione con Clementina, è l’espressione più alta ed emozionante della vocalità dei quattro, talmente bravi da non avere nemmeno necessità di guardarsi in faccia mentre cantano all’unisono.

LA SORPRESA

Quando Garinei e Giovannini e Iaia Fiastri pensarono al volo della colomba sulla sedia nel finale, forse non immaginavano che, pur attendendola, il pubblico sarebbe rimasto sorpreso dalla scena ancora quasi 50 anni dopo. Una chiosa poetica che, per dirla come la figlia del sindaco, conferma di essere “un’idea leggendaria”. A proposito di Clementina, la sua interprete Camilla Nigro sembra uscita da un’altra epoca per quanto è brava: sa cantare, recitare e ballare con la disinvoltura delle vere showgirl. Se Amadeus la vedesse, forse un pensierino per la prossima co-conduzione di Sanremo lo si farebbe…

Massimiliano Beneggi