Maria Cristina Gionta: Vi presento Ursula Hirschmann, giovane donna senza ruoli -INTERVISTA

Oggi, 29 aprile, alle 17, al Teatro Manzoni di Roma va in scena il primo di una serie di appuntamenti che coinvolgerà il pubblico per tutta la prossima stagione: Nascoste. Storie perse tra le pagine del tempo, a cura di Michele Di Sivo, Emanuela Lucchetti e Fabrizio Oliverio, che al termine degli spettacoli apriranno un dibattito con il pubblico. Tra i personaggi raccontati troveremo, nel percorso, tanti protagonisti fondamentali per la nostra storia, eppure spesso un po’ dimenticati.

Si comincia con Ursula Hirschmann, interpretata qui da Maria Cristina Gionta, in un testo adattato e diretto da Silvio Giordani.

Si racconterà quindi del Manifesto di Ventotene, località che Maria Cristina conosce molto bene essendo lei nata nella vicina Formia. E a quanto pare l’attrice conosce ormai molto bene anche la figura della Hirschmann, a cui si sente molto vicina..

Chi era Ursula?

Sicuramente una donna ricca di grande temperamento, che si è battuta per il federalismo europeo. La sua vita è davvero meravigliosa e piena di sfumature. Per questo si sono dovute fare delle scelte nel racconto della sua vita in questo spettacolo: si è messa quindi una lente di ingrandimento in particolare sul suo amore per Eugenio Colorni e sulla nascita del Manifesto di Ventotene.

Non tutti ricordano cosa rappresentasse questo Manifesto

Infatti, sarà una bella occasione per parlarne. Si tratta di uno dei testi fondanti per l’Unione Europea, completato da Colorni, Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, che erano confinati sull’isola di Ventotene. Il Manifesto nacque nel 1939 per un’Europa unita e federale. Ursula all’epoca era moglie di Colorni e lo raggiunse sull’isola. Non avendo ovviamente le limitazioni del marito (nascosto in quanto antifascista, ndr), poteva muoversi anche al di fuori. Così, grazie a uno stratagemma, Ursula riuscì a portare quei documenti sulla terraferma: scrisse tutto il manifesto su cartine di sigarette cucite all’interno del cappotto. In questo modo il Manifesto fu conosciuto da tutti.

Ci sono punti di contatto tra te e Ursula?

Eccome! Ursula si definiva una donna senza patria: era di famiglia ebrea ma nacque a Berlino dove visse per tanti anni, per poi andare a Parigi prima di venire in Italia. Non si sentiva di nessun Paese, come se non avesse radici: in questo siamo accomunate. Anch’io sono un po’ nomade nell’animo.

Ursula fu anche una figura di spicco per il femminismo…

Sì, anche se quello è un aspetto che non viene toccato nello spettacolo perché abbiamo dovuto fare appunto delle scelte. Dopo aver avuto tre figli da Colorni, una volta diventata compagna di Spinelli, fece altre 3 figlie e continuò il suo impegno politico. Nel 1975 costituì il Movimento delle Donne per l’Europa. Fu la prima ad affermare l’importanza del ruolo della donna in Europa.

Perché un personaggio così fondamentale per la storia europea e per i diritti delle donne, è così nascosto?

Con Ursula parliamo di un momento molto delicato per il ruolo femminile nella società. Lei aveva grande forza e personalità, donne come lei sono sempre state molto scomode. Credo che per questo si sia tentato di farla passare nell’oblio. Tuttavia, siamo qui apposta per lei ora!

Chi ci sarà con te sul palcoscenico?

Emilio Ottaviani (Colorni) e Giuseppe Renzo (Spinelli). Inoltre avremo un sottofondo musiscale meraviglioso di Laura Mazzon, che ha una voce strepitosa capace di riportarci a quell’epoca e soprattutto a quell’isola.

Cosa intendi quando parli di quell’isola?

L’atmosfera unica che si crea. Chi ha vissuto l’isola lo sa: quando è buio è buio tutto intorno, si vede solo il mare tutto nero. Di giorno è tutto blu. Ci si sente davvero isolati, proprio come era Ursula nel suo profondo. Ecco, la musica ci regalerà quella sensazione di magia e mistero allo stesso tempo.

Incredibile, sei figli e due uomini importanti, eppure una forte sensazione di solitudine. Quali tracce lascia su di te un’interpretazione come questa?

Ogni personaggio ci regala sempre qualcosa che era sopito dentro di noi. Un attore scava dentro di sè quando deve interpretare un personaggio: ogni tanto mi capita di riprendere pensieri che erano rimossi, lontani. Ursula è vicina a me soprattutto quando dice “la mia colpa è quella di non essere sicura di niente, o perlomeno di sentirmi inadeguata in qualunque scelta”. Io, perfezionista, ho preso questa massima come lezione di vita. Inoltre Ursula dice che il suo peccato più grande è di sentirsi bene solo nel ruolo di giovane donna senza ruoli. La ricerca della libertà di pensieri è molto presente in questa storia.

Se la tua vita (e a questo punto forse anche quella di Ursula) fosse una canzone, quale sarebbe?

Meraviglioso, di Domenico Modugno.

Ci sarai anche in altri spettacoli di Nascoste?

Chissà, mi piacerebbe molto. Si tratta di un bellissimo progetto tra Centro Teatrale Artigiano di Roma e l’Università Roma Tre. Altri testi sono stati adattati sempre da Silvio Giordani, persona eccezionale. Credo sia davvero una bella occasione per il teatro.