Il 25 e il 26 maggio al Teatro Manzoni di Milano va in scena Carmen, con la regia di Luciano Cannito e le musiche di George Bizet e Marco Schiavoni. Protagonista di questa opera rinnovata, una delle più autorevoli e autentiche ballerine che possiamo vantare, nonché camaleontica attrice di grande spontaneità e autoironia: Rossella Brescia.

Con lei sul palcoscenico Amilcar Moret, Massimo Zannola e i solisti della Roma City Ballet Company. E’ lei stessa a raccontarci questo spettacolo e la storia travolgente tra Carmen ed Escamillo.

Rossella, torni al Manzoni di Milano due anni dopo la commedia Belle ripiene, arrivata proprio poco prima della pandemia. Lo fai con un’opera come la Carmen: una bella sfida impegnativa, che ti riposiziona nel tuo ruolo principale di ballerina.

Si tratta sicuramente di un titolo importante, ma più che mai sorprendente. Luciano (Cannito, ndr) ha voluto realizzare questo balletto in una forma quasi cinematografica, per cui nella drammaturgia si riesce a capire tutto nonostante non vi siano le parole. Per il pubblico, quindi, sarà come appassionarsi a una puntata di una serie televisiva, anche perché la storia stessa è più che mai attuale.

Ecco, in che modo?

Luciano ha pensato a questa Carmen come a una storia mediterranea, che inizialmente era anche il sottotitolo dello spettacolo. Si parla infatti di profughi che sbarcano a Lampedusa o a Brindisi in cerca di fortuna. Oggi si continua a parlare di profughi ucraini, persone che cercano una felicità che non c’è nel loro Paese. Insomma, è una storia che continua.

E poi si raccontano anche tanti sentimenti.

Certo, Carmen è una profuga che si innamora del carabiniere che l’ha arrestata, Don Josè. Lui, però, le propone una vita abitudinaria, fatta di routine che appiattiscono l’esistenza quotidiana. Lei preferisce addirittura andare incontro alla morte pur di non vivere in quella vita schiacciata. C’è un susseguirsi di emozioni molto attuali.

C’è un finale che in qualche modo viene ribaltato rispetto all’originale, merito anche di una maturazione della società di oggi, dico bene?

Emerge sicuramente il coraggio di una donna libera che se ne va con l’amato Escamillo lasciando Don José, e muovendo la sua ira e la sua gelosia. Sceglie di tradirlo per vivere finalmente come vuole lei: sa di andare incontro alla morte così, ma lo fa riscoprendo la sua felicità.

Qual è il segreto per superare la routine della vita?

Non dare mai niente per scontato. Come si lavora per vivere, si deve lavorare per avere una vita coniugale piena. L’amore è come una piantina, da annaffiare tutti i giorni per evitare che muoia.

Qui sono centrali, dicevamo, il coraggio e la libertà femminile. A che punto è, oggi, il ruolo della donna nella società e nello spettacolo?

Si fanno passi avanti. Ce ne sono ancora da fare tanti, ma già il fatto che qualcosa succeda è ben augurante, perché significa che non si sta fermi, nel lavoro come negli altri aspetti della vita. A volte demonizziamo i social, ma in certi casi possono essere anche utili per conoscere diverse visioni rispetto a quella che ci viene prospettata.

Parliamo sicuramente di uno dei campi dove la donna la fa padrona, basti pensare a Chiara Ferragni…

Certo, non solo lei, che si è costruita un impero con grande intelligenza: chapeau.

Hai mai avvertito qualche pregiudizio, di cui solitamente è più vittima la donna dell’uomo, nei vari cambiamenti di ruolo che hai fatto nella tua carriera?

Sicuramente ci saranno stati, ma non me ne frega proprio niente. Sono molto determinata, so quanta fatica metto nel mio lavoro e l’attenzione che dedico allo studio: lo faccio con grande umiltà, per cui quando inizio un progetto ricomincio da capo senza problemi. Pertanto di certi pregiudizi ed etichette non mi interessa, anche se so che ci sono, come quando a ogni costo vogliono chiamarti showgirl, che non è nemmeno più un complimento.

E’ diventato un termine un po’ troppo generico e inflazionato.

Le showgirl di un tempo le conosciamo tutte, oggi il termine è stato anche un po’ screditato: o gli si ridà la connotazione di anni fa oppure lo toglierei dalla circolazione, perché diventa mortificante. Basta che una faccia un reality e diventa una showgirl, ma di che? Se poi una ha la fortuna di trovare un lavoro in televisione va benissimo, ma ogni mestiere ha il suo nome. Fino a qualche tempo fa si usava anche il termine “ballerina”: lo quando sentivo dire di tutte quelle che ballavano in discoteca, ripensavo agli anni di Accademia passati a studiare danza classica. C’è un po’ di confusione insomma.

Se la vita di Rossella Brescia fosse una canzone quale sarebbe?

Potrei scegliere tra I believe I can Fly di R. Kelly o Don’t stop me now dei Queen: sono le due canzoni che ascolto sempre a palla in macchina!

Massimiliano Beneggi