Settimo senso: Moana Pozzi è viva, ma lo scoop è la nostra immoralità -RECENSIONE

È in scena al Teatro Parenti di Milano fino al 18 dicembre, Settimo senso – Moana (produzione Teatro Segreto) di Ruggero Cappuccio. Ecco la nostra recensione.

IL CAST

Euridice Axen. Regia di Nadia Baldi.

LA TRAMA

Una donna si presenta a un giornalista. È avvolta in un abito rosso che esaltano le sue forme generose e una chioma bionda irresistibile. Lo sguardo profondo e il sorriso iconico sciolgono ogni possibile dubbio: è Moana Pozzi. È tornata per raccontare la sua verità, quella che finché era in vita a pochi in fondo interessava. “Ero più morta da viva e sono più viva da morta”, ripete l’ex pornodiva, che non si vergogna affatto del suo passato. La sua concezione della pornografia va infatti oltre quelle immagini che lei ha concesso di sé e ora è qui per spiegarla. Si confessa dunque al giornalista, già sapendo il rischio che correrà: le sue parole potrebbero finire in prima pagina, sotto forma di scoop, completamente ribaltare del loro originario significato. Moana, però, parla senza troppi freni, non lesinando tanta ironia ed evitando di entrare in dettagli scabrosi come i nomi di alcuni politici che, talvolta volgarmente talvolta romanticamente, l’hanno corteggiata. La diva si racconta nell’intimo al punto da mettere all’angolo il giornalista, costretto a fare i conti con la sua etica professionale. Potrebbe fare il suo mestiere e scadere nella più bassa immoralità pubblicando uno scoop, ma così tradirebbe la sua splendida interlocutrice. Il vero spettacolo porno lo metterebbe in scena proprio lui. Moana, invece, è persino dispensatrice di perle filosofiche, sorprendendo come mai aveva fatto prima. Perché nessuno si era mai posto la domanda se fosse utile ascoltare la sua anima…

LA MORALE

Se è vero che tutto ciò che è pornografico è immorale, allora tutto quello che è immorale è pornografico. Dietro a ciascuno di noi c’è una storia, più o meno complessa, che meriterebbe sempre rispetto ma quasi mai lo trova. La gente preferisce trovare icone contro cui puntare il dito, rivolgendosi a queste solo di nascosto, giammai che lo si venga a sapere e venga deturpata l’impeccabile immagine pubblica. Moana non vuole assurgersi a santa, ma sa bene di aver giocato durante la sua breve vita con persone che non usavano la stessa ironia. In effetti lei è stata anche una pornoattrice, ma non era solo il suo lavoro. Rappresentava semplicemente quello che gli altri volevano che fosse, senza domandarsi quali sentimenti vivesse la dea dell’eros. Niente è completamente vero, tutto è frutto di una finzione a cui siamo indotti dalla società.

IL COMMENTO

Uno spettacolo intenso, ben strutturato nei dettagli, che non risolve davvero il dubbio se la protagonista del palcoscenico sia Moana o una donna che prende il suo posto. Verosimilmente, però, il dialogo frontale tra l’attrice e il pubblico (che impersona un ipotetico giornalista) convincerà ben presto quest’ultimo ad avere a che fare con la grande diva. È un’ora di spettacolo in cui ci si mette a comodi ad ascoltare quella persona che nessuno ha mai davvero voluto conoscere, perché quando abbiamo iniziato a farlo lei era già morta. Un’occasione unica dunque, che potrebbe mettere in discussione la nostra moralità, perché questo monologo va persino oltre l’immagine ripulita ma mai del tutto cercata, nemmeno post mortem. Noi, indefessi, abbiamo in fondo sempre guardato Moana come una ragazza fragile, ma da giudicare per la sua professione. Ecco, il settimo senso è proprio quello che ci permette di superare anche quella barriera morale. Impossibile non lasciarsi toccare dalle parole della diva: Per me la vera pornografia è lasciar morire le migranti sui barconi alla deriva, i bambini affamati in Africa o sotto le bombe in Siria”. “Osceno è ciò che promettono e poi non mantengono certi politici. Osceno è il capitalismo immorale.

IL TOP

Euridice Axen è sensuale, ironica, capace di entrare nel personaggio e non solo per una impressionante somiglianza estetica. Anzi, nel racconto di Settimo senso il lato puramente estetico diventa persino superficiale. La Axen fa un omaggio a Moana, che la diva avrebbe sicuramente apprezzato per gusto ed eleganza. Canta bene, ammalia il pubblico catalizzando per un’ora gli sguardi di tutta la sala con i suoi occhi penetranti. È credibile nel suo personaggio, al punto che si ha la sensazione di avere davvero ascoltato la Pozzi in un monologo intenso. Si toglie le scarpe, gioca con la voce imitando degli orgasmi ma non è mai volgare. C’è un profondo rispetto per Moana, che Euridice riesce a trasmettere fino all’apice di un ballo finale con una bambola gonfiabile, dove la diva si mette a confronto, in un certo senso, con il suo alterego: lei, infatti, è sempre stata considerata un gioco per il gioco della vita.

LA SORPRESA

La regia di Nadia Baldi sa condannare ogni tipo di maschilismo usato nei confronti di Moana, servendosi anche di espedienti che possano fare esprimere per un’ora unicamente la diva. A cominciare dal giornalista, invisibile e quindi mai in grado di interrompere il racconto. Un grande gioco di luci e ombre dona la giusta atmosfera alla storia. E poi la poltrona rossa, rivestita dello stesso tessuto dell’abito di Moana con cui si confonde, fa sì che l’attrice possa mettersi in piedi a essa e svettare ancora più alta di chiunque altro. È il modo migliore per raccontare Moana: senza falsi moralismi, ma con sincera consapevolezza di cosa siano l’immoralità e la sua stessa immortalità.

Massimiliano Beneggi