Il record di Lazza? Un mezzo bluff: ecco perché

Da qualche giorno si parla tanto del nuovo record di Lazza e del suo album Sirio. Come sempre, tuttavia, i social non fanno altro che rimbalzare le notizie in maniera confusa. Quasi distorta. Così ne è emersa una mezza verità (o se preferite una mezza balla) che forse a qualcuno sfugge. Gli articoli, ormai, non si leggono più: nel mondo della rapidità eccessiva contano più che altro i titoli.

Ecco perché anche il nostro, allora, è un titolo provocatorio. Ma reale. Dunque facciamo il punto: Sirio, l’album di Lazza uscito dieci mesi fa, per 20 settimane è risultato primo in hit parade. Il fatto che si tratti di settimane non consecutive è il dato che potrebbe essere ininfluente rispetto alle statistiche, ma che tuttavia viene sottolineato per dare più credibilità alla longevità del progetto. Tradotto: anche quando sembrava che l’album stesse per subire quel fisiologico calo di vendite, ecco che poi si è ripreso la prima posizione, confermando di non essere una meteora del momento. Nessuno in Italia era stato per 20 settimane al primo posto con lo stesso album. Tutto molto vero, peccato solo che per ottenere questo record (difficile da raggiungere, per la carità), Lazza si sia inventato un bell’escamotage. Sirio, infatti, in dieci mesi ha già registrato tre edizioni: quella originale, quella con 8 brani riarrangiati in versione piano, voce e archi, e quella dove ai pezzi già esistenti si va ad aggiungere quello sanremese, Cenere, classificato secondo al Festival. Avanti di questo passo, Sirio potrebbe anche rimanere al primo posto per chissà quante altre settimane: se a ogni canzone nuova o a ciascun riarrangiamento, anziché creare un disco, si fa una nuova edizione di quello precedente, quel record verrà abbattuto in continuazione.

Un trucchetto di mercato intelligente, che non significa certo facilità completa nel raggiungere quei risultati. Nell’epoca in cui tutti sfornano un brano ogni tre mesi, ci voleva d’altra parte un metodo per rimanere in qualche modo nella storia. Bisogna pur apparire ai vertici, anche in questa era moderna che vende pochi dischi. Non è certo il primo a usarla, ma visto il successo di questa strategia c’è da scommettere che ora la rivedremo sempre più frequentemente adottata anche da altri suoi colleghi. Stiamo comunque parlando dell’album più venduto degli ultimi dieci anni, dati alla mano. Ecco, anche questa specificazione, degli ultimi dieci anni, non va comunque sottovalutata. Racconta, infatti, come sia cambiato il mercato discografico. L’album più venduto di sempre, in Italia, rimane La vita è adesso di Claudio Baglioni con 4 milioni e mezzo di copie. Seguono Zucchero con Oro, incenso e mirra (poco più di 2 milioni di copie) e Celentano con Io non so parlar d’amore (più di 1 milione e 800 mila copie). Sirio ha venduto più di 250 mila copie. Praticamente, è quello che ha venduto di più tra quelli che hanno venduto di meno. Sì, perché oggi come oggi la musica si vende davvero poco: colpa dello streaming free che consente di ascoltare (a una qualità inferiore) tutto quello che si vuole. Un tempo per ascoltare anche in modo distratto le tracce dell’album di Baglioni o Celentano occorreva acquistarlo. Oggi basta andare su You Tube e, senza creare alcun movimento di classifica Fimi, si ascolta gratuitamente anche quel pezzo che si accantonerà in poco tempo nella cantina della propria memoria. Quindi chi acquista gli album? I fan. Tra questi anche quelli più accaniti, che comprerebbero anche dieci volte lo stesso disco, purché ci sia una sola traccia diversa. Lazza, consapevole che il mercato di oggi è cambiato rispetto agli anni in cui per vincere un Disco di Platino non bastavano 50000 copie come oggi, ma ne occorrevano 200000, ha quindi trovato il modo per fare almeno l’unico record possibile. Essere primi in classifica è difficilissimo ma, una volta che sei là, con un pizzico di furbizia, almeno il record di settimane in vetta è un po’ meno proibitivo. Basta aggiungere una piccola novità all’edizione originale e il gioco è fatto. Poi, è molto plausibile che tra quelle 250 mila copie vendute da Sirio vi siano anche quelle riacquistate più volte dagli stessi fan che hanno ora in casa tre edizioni. Nessuno però se lo domanda (anche se è lecito immaginare sia molto più complicato rimanere nella top 10 con due album, come capitato più volte a Ultimo). Nell’epoca dei social basta fare rumore coi titoli: Lazza batte il record di Vasco Rossi e se il suo è l’album rimasto per più settimane in assoluto al primo posto, allora è il migliore. Eh no. Il migliore è ancora Baglioni, per adesso. Attenzione a posizionare così frettolosamente Lazza tra i grandi della musica: i suoi numeri sono importanti e promettenti, ma i titoloni servono più a chi ne scrive che non a lui. Potrebbero addirittura fargli male, come è già accaduto in passato a fenomeni del momento. E visto il successo crescente, forse ora a Lazza non interessa troppo essere solo un fenomeno che possa durare anche poco. Lui nella musica ci vuole restare: affiancarlo già ora a Vasco, significa metterlo in difficoltà. Niente bluff: se si vuole celebrare un record, meglio farlo dicendo tutto già nei titoli.

Massimiliano Beneggi