Il Teatro Franco Parenti di Milano presenta La regola dei giochi, tratto dalla rassegna
teatrale composta da 5 atti unici che ha conquistato il pubblico romano del Teatro Basilica
nella stagione 2021/2022 e che, dal 21 al 26 Marzo 2023, sarà in scena nella Sala A.
Diviso in due parti, lo spettacolo racconta di “futuri troppo presenti” attraverso i due episodi
di maggior successo del progetto: Ucronia. O va tutto bene e Soldato, scritti da Anton
Giulio Calenda e diretti da Alessandro Di Murro.
La guerra è la tematica centrale di entrambi i lavori, ma viene affrontata in modo originale.
Gli episodi sono stati scritti e diretti prima dell’inizio del conflitto russo-ucraino, il 24
febbraio 2022, una data-simbolo destinata ad assumere un ruolo di cesura fondamentale
tra la fine di un secolo e l’inizio di uno nuovo.
E proprio per questo, il Gruppo della Creta ha deciso di riportarli in scena, “per far
emergere il disagio che, in realtà, era già presente da tempo.”

UCRONIA. O VA TUTTO BENE
Non dobbiamo farci ingannare dalle recenti cronache di politica estera. Quella tra Cina e
Stati Uniti rimane la sfida di maggior rilievo di questo secolo. Ucrònia (o forse sarebbe più
corretto parlare di “distopia”) si diverte a descrivere un mondo all’indomani della Terza
Guerra Mondiale, vinta, naturalmente, dagli Stati Uniti d’America. A raccontarcelo sarà una
giovane donna dal suo Google Nido.
Verremo gradualmente a conoscenza delle peculiarità di questo nuovo sistema globale
dove tutto è “americano al massimo”, l’Italia meridionale appartiene alla Turchia, la Russia
ad Amazon, i poli sono stati sciolti, si parla inglese e l’inflazione è stata sconfitta. A
sorvegliare sulla protagonista sarà il Google Amico, una figura onnipresente che
accompagnerà con ironia e sadismo la descrizione geopolitica resa dalla sua padrona.

SOLDATO
“Conosci il tuo nemico, conosci te stesso, mai sarà in dubbio il risultato di cento battaglie”
recita un’antica massima attribuita al generale cinese Sun Tzu.
Ci troviamo nel IV o V secolo a.C., la tradizione è ancora orale, ma è chiaro, specie in
tempi come questi, che mai consiglio fu più adeguato. Mai più negletto.
Se è vero, infatti, che è la conoscenza del nemico è l’arma più letale per vincerlo, allora
immaginarsi quale possa essere l’epilogo che incombe sui due soldati che vediamo
marciare in scena non è difficile.
Soldato – titolo alquanto evocativo se si avverte l’esigenza di riferirsi a un genere preciso -,
vede per protagonisti due commilitoni ai quali il destino sembra non riservare altro che la
pena peggiore possibile tra quelle offerte a chi si ritrova costretto a vivere come minuscola
rotella del vasto ingranaggio chiamato “Arte della guerra”: marciare all’infinito senza
sapere nulla sul conto del nemico (se non che presto proprio da lui si verrà attaccati), né
sul proprio.
È da questa totale mancanza di informazioni che nasce il fitto dialogo tra il sergente e il
soldato semplice. Il primo, avvezzo alle durezze della guerra, il secondo, ancora alla
ricerca di un senso ultimo che possa giustificare l’asprezza del paesaggio che li circonda.
Scritto sette anni fa, quando opinione diffusa voleva l’Occidente ormai immune contro il
virus della guerra, questo testo intende richiamare l’attenzione dello spettatore verso i
crudeli principi che regolano i rapporti tra Stati, nonché quelli tra esseri umani.