Toto Cutugno compie il 7 luglio 80 anni. Nessuno meglio di lui conosce i meccanismi del Festival di Sanremo. Eppure non è mai stato contattato per la direzione artistica. Una situazione che sorprende, specie se si pensa anche all’esperienza televisiva che negli anni ha acquisito il cantautore.

In ogni caso i secondi posti di Toto Cutugno sono diventati leggendari nella storia del Festival di Sanremo. Talmente incredibili da diventare in certi casi persino una barzelletta: tante, forse troppe battute sono state fatte negli anni in merito, dimenticando persino l’unico trionfo. D’altra parte la si può prendere solo sul ridere, perché altrimenti verrebbe solo da arrabbiarsi. Nessuno, in effetti, quanto lui ha raggiunto il secondo gradino del podio all’Ariston. Un record che ha un significato ben preciso per creare la giusta dose di rabbia in Cutugno: se quei Festival, a cui mancava pochissimo per essere vinti, fossero stati dei trionfi, ad oggi Toto sarebbe il cantautore più vincente del Festival con sette successi (comprendendo il primo posto del 1980 con Solo noi). Invece, per l’albo d’oro che guarda solo ai vincitori assoluti, Toto è appena in fondo all’elenco con un’unico trionfo. Capita, perché il secondo è sempre il primo degli ultimi, potranno pensare i più cattivi. Eh no, dipende anche dalle circostanze che ti portano costantemente a quella dannata medaglia d’argento (peraltro comunque preziosa e ambita da chiunque altro). Sì, perché ci vuole anche non poca sfortuna affinché il destino ti ponga sempre davanti delle canzoni avversarie destinate a entrare nell’Olimpo delle più belle di sempre.

Il primo Festival di Sanremo che vide Toto arrivare secondo, infatti, fu quello vinto da Albano e Romina Power con Ci sarà. Un milione e centomila voti divisero Cutugno (con Serenata) dalla coppia più celebre dell’epoca, inarrivabile per chiunque (e a cui probabilmente il Festival doveva un risarcimento dopo la mancata vittoria di Felicità due anni prima). Persino nel 1985 arrivò secondo da autore per Luis Miguel.

Nel 1987 Figli arrivò a meno di trecentomila voti da Si può dare di più, che poteva contare sulla somma dei voti dei fan di Tozzi, Morandi e Ruggeri. Cutugno, in quell’occasione, si dovette inchinare alla canzone simbolo della Nazionale Cantanti. Se si contano anche le altre tre canzoni in gara che Toto aveva, interpretate da Leali, Ricchi e Poveri, Di Capri, tutte classificate tra le prime 10, il nome del vincitore morale di quell’edizione è presto intuibile.

Nel 1988 fu un certo Massimo Ranieri a tornare a Sanremo con Perdere l’amore, vincendo su Emozioni con un distacco di due milioni e mezzo di voti.

La storia si ripeté nel 1989, quando i voti di Fausto Leali e Anna Oxa furono addirittura quattro in più di quelli de Le mamme. D’altra parte, anche nel caso di Ti lascerò, stiamo parlando di uno dei duetti più forti della nostra canzone.

Nel 1990 i Pooh decisero di arrivare per la prima (ed unica) volta al Festival. Uomini soli sbancò dopo un testa a testa con Cutugno, superfavorito con la sua Gli amori, ma nuovamente secondo classificato.

E chi avrebbe mai potuto battere Angelo, la canzone con cui Francesco Renga si presentò a Sanremo nel 2005, superando Cutugno e Annalisa Minetti che cantavano Come noi nessuno al mondo?

Insomma, Toto Cutugno per sei volte si è classificato secondo trovando di fronte a sé per sei volte avversari impossibili da battere. Se si contano le canzoni che hanno vinto Sanremo senza mai riuscire a entrare nella storia (a dire il vero talvolta senza nemmeno arrivare oltre i due mesi di rotazione radiofonica), si comprende ancora meglio che doversi fronteggiare in ben sei occasioni con rivali di quel calibro equivale a un destino quantomeno beffardo. Quel secondo posto, ambito da chiunque, si è rivelata una vera maledizione. Tuttavia, essere eterni secondi con la carriera di Toto è il miglior auspicio che si possa fare a qualunque giovane cantante che aspiri a essere un numero uno.

Massimiliano Beneggi