Martedì 11 luglio alle 21.30, ai Bagni Misteriosi di Milano, va in scena la prima delle serate dedicate ai Greci, con cui il Teatro Franco Parenti guarderà alla nostra cultura d’origine nella stagione 2023/2024. Il primo appuntamento sarà con Corrado D’Elia che racconterà l’Iliade, il capolavoro di Omero, intorno alla piscina: la sua voce risuonerà perfettamente in ogni angolo dei Bagni Misteriosi. Il suo volto sarà proiettato su grandi schermi. L’impatto emotivo sarà fortissimo, come ci assicura lo stesso Corrado in questa intervista (clicca qui per ascoltarla).
Lo spettacolo Iliade fa parte degli “album” di Corrado d’Elia, eventi scenici quasi intimi, privati, come potrebbe esserlo un album di vecchie fotografie da mostrare con pudore.
Sono racconti di passioni, percorsi poetici che ogni volta coinvolgono ed emozionano, sospendendo il tempo, in uno stato di totale condivisione con il pubblico. Assoli suggestivi ed intensi che l’attore-autore racconta sul palco in profonda solitudine.

Cosa rappresenta questa Iliade?
Iliade è uno dei pilastri della nostra cultura. Non dobbiamo relegarlo a un ambito esclusivamente scolastico. Certi testi sono pilastri del nostro sapere, su cui costruiamo la nostra vita: quindi significa parlare di una storia contemporanea. Parlare di emozioni, si mette l’uomo al centro con le battaglie, le guerre, la pietas, l’amore. Andremo a riscoprire quindi un racconto che ancora oggi ci emoziona. La vera scommessa è ascoltarla e commuoversi dicendo: “Non l’avevo mai immaginata così”.
Sarà riletto con un linguaggio diverso o assisteremo al testo originale?
Sarà esattamente il testo di Omero, ritradotto in un italiano contemporaneo. Io ho la passione del greco, che studio da tanti anni. Molte delle nostre parole sono greche, parliamo greco in qualche modo. Voglio quindi approfondire questo percorso di umanità che è alla base di tutto il progetto. Parliamo di Grecia guardando, ancora una volta, dentro di noi.
Negli ultimi anni molti italiani hanno organizzano vacanze in Grecia, questo ha aiutato a scoprirne nuovamente la cultura.
Siamo, però, legati ancestralmente a quella terra: è una sorta di arcadia dell’anima. Non dobbiamo pensarla solo come un posto fisico. Parlare di Grecia significa raccontare una cultura, a cominciare dal suo linguaggio. Riuscire a raccontare la parola come riferimento è un obiettivo di questo progetto.
A volte usiamo anche parole dimenticandone il senso originario. Per esempio, scordiamo spesso che la parola “fato” i Greci la associavano alla razionalità assoluta, ossia il Logos. Ci sarà possibilità di ricostituire quei valori originari?
E’ vero: i nostri testi, compresi quelli sacri, riportano il Logos come archetipo da cui partiamo. C’è una sorta di genesi primaria a cui, volenti o nolenti, facciamo riferimento. Ma c’è un lavoro ancora molto lungo da fare. La grande scommessa, che a giudicare dai biglietti che stiamo vendendo ogni giorno abbiamo già vinto, richiede un continuo lavoro. Sapendo raccontare e spiegare questi testi, apriamo davvero dei mondi alle persone. Le avviciniamo a loro stesse e a un mondo che appartiene loro.
Ma quindi vedremo una lettura?
No, un’interpretazione. Racconto a memoria alcuni passaggi dell’Iliade, tenendo sempre l’emozione come punto di arrivo. Lo scopo è fare in modo che il pubblico arrivi a casa e decida di rileggerla. Saremo tutti intorno davanti all’acqua, dunque come se fossimo davanti al mare. Sarà una serata di grande emozione.
Dieci capitoli divideranno il racconto.
Saranno dieci Canti di Iliade, più un finale sempre più riflessivo. Il tempo volerà: saremo dentro a una macchina emotiva che vi farà tornare a voi stessi per ripartire anche sull’altro binario.
Massimiliano Beneggi