Fra luglio e agosto, cinque nuove serate in musica nel cuore di Milano, una occasione speciale per scoprire anche nuovi giovani talenti: la Fondazione Stelline, storica istituzione milanese, ospita anche quest’anno la Stagione estiva dei Pomeriggi Musicali da sabato 8 luglio e poi il 15, 22 e 29 luglio e per ultimo il 5 agosto (sempre alle ore 19) nel suggestivo Chiostro della Magnolia (corso Magenta 61), un angolo di verde nel pieno centro della città a due passi da Santa Maria delle Grazie.
« C’è una amicizia ormai decennale tra la Fondazione Stelline e i Pomeriggi Musicali. Da due lustri – scrive il Presidente della Fondazione Stelline Fabio Massa – organizziamo i Pomeriggi alle Stelline, che sono diventati un appuntamento irrinunciabile per un pubblico attento, che ama la bellezza e la buona musica. Il programma è sempre all’altezza delle aspettative e la location, sotto la nostra secolare magnolia, contribuisce a rendere le sere d’estate momenti magici di cui abbiamo tutti una grande necessità. Perché se è vero che l’arte rende tangibile la materia di cui sono fatti i sogni, noi tutti abbiamo tanto bisogno di sognare».

Per il primo appuntamento nel Chiostro della Magnolia sabato 8 luglio (ore 19:00), il programma musicale diretto da Davide Levi ospita il saxofonista Davide Redana e si apre con il Concertino da camera per saxofono contralto e undici strumenti di Jacques Ibert, brano ricco di virtuosismi che esalta le possibilità timbriche del sax in contrapposizione con l’ensemble strumentale. Segue l’Adagio per orchestra di Leoš Janáček, compositore boemo che in questo lavoro si discosta dal clima romantico tedesco per riconquistare una natura artistica nazionale, folkloristica, anche grazie a un uso più libero dell’armonia. Forse più conosciuta nella versione per due pianoforti, la versione per sassofono e orchestra di Scaramouche, op. 165 di Darius Milhaud racchiude in poche pagine di musica tutto il mondo espressivo del compositore francese, dai saltellanti ritmi dei fox-trot americano, alla raccolta intimità della melodia di stampo «francese», agli scatenati abbandoni del samba sudamericano. Chiude questo primo appuntamento la celebre Sinfonia n. 4 in La maggiore “Italiana”, op. 90 di Felix Mendelssohn-Bartholdy, che lui stesso cita come «il lavoro più gaio che io abbia mai finora composto, specialmente nel finale».
Comunicato stampa ufficiale