È arrivato alla 54esima edizione Novantesimo Minuto. La nona che vede al timone Paola Ferrari (seconda nella graduatoria dei conduttori più longevi, ma ancora lontanissima dal record di venti edizioni ad appannaggio di Paolo Valenti). In realtà della storica trasmissione sono rimasti solo il titolo e l’inconfondibile sigla composta da Julius Steffaro, tornata in prima linea quest’anno dopo essere stata sostituita nella scorsa stagione. Novantesimo Minuto non è più la stessa cosa. E non perché va in onda solo su Raidue anziché Raiuno: è chiaramente, ormai da diversi anni, un’altra trasmissione rispetto a un tempo. Quest’anno, però, la sua differenza col passato sembra ancora più accentuata ma, soprattutto, più ingiustificata.

Paola Ferrari gestisce un talk show, non più un contenitore degli highlights delle partite. È lei la conduttrice affiancata da Paolo Paganini, il quale tuttavia ha un ruolo molto defilato con cui non si distingue molto dagli altri opinionisti in studio se non per il fatto di essere l’unico giornalista. Marco Tardelli e Bruno Giordano sono gli ospiti ormai triti e ritriti che il pubblico si deve sorbire già in innumerevoli trasmissioni Rai da anni. Oltretutto, con Tardelli il livello della conversazione non può mai elevarsi troppo: con la scusa che ha fatto quel che ha fatto al Mondiale ‘82, all’ex campione si perdona tutto. Compreso il fatto di non avere un lessico e una padronanza linguistica ammalianti.
In totale, tra moviolisti e conduttori si contano cinque persone in studio, più altre due in collegamento. Uno è l’esperto del calciomercato e dei retroscena, un’altra è addetta a registrare le reazioni degli internauti sui risultati della domenica. Paola Ferrari, a cui si può rimproverare tutto ma non la scarsa propensione a gestire un programma con quel piglio da comandante che la contraddistingue, è la prima a restare perplessa in diretta sulla collega. Durante la trasmissione annuncia infatti con enfasi che verranno dati aggiornamenti su Fiorentina-Atalanta, partita che la stessa Paola Ferrari definisce “molto interessante”. “Prego, Giulia”, dice passando la parola alla giovane giornalista in collegamento. Risposta: “La Fiorentina vince 3-2 ed è una partita spettacolare”. Attimo di pausa imbarazzato, quindi la Ferrari commenta con l’aria di chi come il pubblico si aspettava uno slancio narrativo su quanto stava accadendo a Firenze: “Ah, sei stata molto telegrafica”. In effetti due parole in più non avrebbero fatto scendere sangue da naso a nessuno.
Per il resto, Paola Ferrari è al posto di comando e si vede. Ripete almeno dieci volte di essere molto contenta di vedere la Juventus così forte e incalza tutti gli ospiti a ribadire questo concetto: insiste finché non viene soddisfatta dai commenti degli opinionisti, a quel punto costretti ad ammettere che i bianconeri hanno una marcia in più rispetto a tutti gli altri.
La struttura di Novantesimo Minuto è una rivoluzione per chi era abituato alle prime edizioni, ma anche a quelle di Maffei o Galeazzi. I gol si vedono tutti sì (almeno quelli delle partite giocate fino all’ora della messa in onda), ma la cronaca non riguarda più ogni gara. Le sintesi approfondite sono solo quelle delle squadre più blasonate, come a sottolineare che il campionato che conta riguarda solo alcuni. I gol di Frosinone-Sassuolo e Lecce-Monza, quindi, vanno in onda di fila senza un commento tecnico. Il problema è che questo non avviene per mancanza di tempo, ma per una precisa scelta. Di minuti ne ha in abbondanza la trasmissione, ma li spreca in un dibattito dove ciascun ospite vuole dire la sua. Facendolo con commenti a caldo, che rispondono alle domande di Paola Ferrari, ovviamente non hanno la rapidità e la prontezza giornalistica che potevano offrire gli inviati di un tempo. Rispetto ai soliti talk show sportivi, Novantesimo Minuto perlomeno non vede accavallamenti di pensiero o urla degli ospiti, ma gli “ehm”, “mah”, “bah” e i puntini di sospensione che intorpidiscono i discorsi sono davvero troppi. Il programma è diviso in due parti, la seconda ha un sottotitolo: Tempi supplementari. Dura mezz’ora ed è solo uno spazio senza nuovi servizi ma con un dibattito a tratti persino imbarazzante. Usata una volta la parola “palanche” dal genovese Paganini, che voleva descrivere lo smodato interesse dei giocatori per il dio denaro, Paola Ferrari ci marcia sopra ripetendo almeno altre tre volte l’espressione con tanto di orgogliosa rivendicazione: “Palanche sarà il nostro tormentone, l’abbiamo capito”. Capirai che ridere a sentirli parlare di “palanche”!
I siparietti imbarazzanti non sono terminati: quando alla fine della prima parte la conduttrice chiede a Tardelli di non andare via, l’ex calciatore con aria sorniona le dice a bassa voce (ma coi microfoni ancora accesi): “Io sono contento di stare qui con te”. Niente di trascendentale, ma l’estro di Tonino Carino e Luigi Necco facevano trapelare una professionalità che ora sembra fin troppo ben nascosta negli ospiti di Novantesimo Minuto.
È un peccato che si butti via così un programma che, fatto in questa maniera, potrebbe anche chiudere: di talk show sui possibili rigori, sulle scelte degli allenatori (e persino di “palanche”) ce ne sono già fin troppi in settimana. Novantesimo minuto dovrebbe fare Novantesimo minuto, non anticipare La Domenica Sportiva o Il processo del lunedì, che non a caso sono sempre andati in onda più tardi per consentire una riflessione a freddo sugli episodi della giornata. È un peccato ed è ingiustificata questa mancata attenzione perché oggi, che in pochissimi sono abbonati a tutte le piattaforme per vedere ogni partita di calcio, ci sarebbe molta gente interessata a vedere i gol, gli assist e le azioni principali del weekend. In molti godrebbero di tutto questo come di un prodotto esclusivo. Più che dieci anni fa. Invece così, ora che si aspetta Paola Ferrari e compagnia finire il loro dibattito, si fa prima a cercare un video della gara su You Tube.
Il programma dei gol in anteprima subì un cambiamento storico quando nel 2005 fu a Mediaset ad acquistare i diritti con la trasmissione Serie A. Per contestare il format inizialmente condotto da Bonolis con la Gialappa’s Band (e dopo poche puntate da Mentana), la Rai all’epoca rivendicava la sua capacità di confezionare servizi in diretta e non pre registrati. Ebbene, quella peculiarità non appartiene più nemmeno ai pochi servizi di Novantesimo.
Facciamo qualcosa per salvare la trasmissione più amata e più storica del calcio italiano: così è destinata all’estinzione e di rimpiangerla come facciamo con Giochi senza frontiere o Carosello non abbiamo proprio voglia.
Massimiliano Beneggi