La musica italiana avrebbe sempre più bisogno dell’estro di Renzo Rubino. Tra i nomi dei Big assoluti della nostra canzone troppo spesso ce lo si dimentica, eppure il cantautore di Martina Franca sforna sempre brani coinvolgenti, che il pubblico puntualmente premia facendolo arrivare ai vertici delle classifiche. È molto facile succederà anche questa volta. La nuova canzone di Renzo Rubino, uscita oggi a mezzanotte, si intitola La Madonna della Ninna Nanna ed è un tripudio di strumentazioni e fantasia. Proprio come nello stile di Renzo Rubino che sembra sbirciare un po’ anche nel repertorio di Max Gazzè, con quei climax negli ultimi ritornelli, destinati ad incrementare l’allegra vivacità della melodia.

La prima sorpresa è già nel testo, che spiega il titolo senza mai essere né una preghiera né una ninna nanna. O, per meglio dire, rappresenta entrambe le cose con grande immaginazione ed ironia. Il protagonista della canzone, infatti, sente che l’amore troppo spesso si traduce in una passione ardente e irrinunciabile. Ogni piccolo gesto è sufficiente ad accendere i bollenti spiriti. Così, con l’idea di un rapporto che guardi al sentimento puro e sacro, si rivolge alla Madonna perché faccia addormentare il desiderio verso della persona amata, mettendo a dormire ogni senso. Ovviamente, con le tante accezioni attribuite alla Madonna, nessuno si sconvolgerà più di tanto se Rubino prega quella della Ninna Nanna, che nel giro di qualche settimana potrebbe diventare anche virale e comune al linguaggio di tutti.

Quel ritornello “Prego la Madonna della Ninna Nanna” è orecchiabile, martellante. Ha un non so che di sacro e di profano allo stesso tempo, catturando l’attenzione per entrambi i motivi. Si comincia solo con il pianoforte (e gli affezionati e fascinosi semitoni a cui Renzo Rubino non rinuncerebbe nemmeno sotto tortura) per chiudere con un’orchestrazione completa. Tanta ironia, dietro cui si nasconde come sempre una grande verità: abbiamo dimenticato come si prega e come si ama senza i sensi e non ce ne accorgiamo nemmeno più, abituati come siamo a tradurre addirittura come disvalore ciò che un tempo era un valore. Renzo Rubino propone dunque una musica piena, completa, frutto di ricerche melodiche ben lontane dalle solite produzioni che siamo abituati ad ascoltare. Ci vuole originalità, ma non tutti la possiedono nella stessa quantità di Renzo Rubino.

Elodie, per esempio, con questo nuovo (l’ennesimo nel 2023) singolo, non riesce a distinguersi dal resto del suo repertorio. Pop commerciale e pieno di ritmo, ma non basta per far dimenticare che i videoclip di Elodie siano anche da ascoltare oltre che da guardare. Va bene essere dei personaggi, ma non ci si può accontentare di questo e riproporre sempre la stessa musica. A fari spenti è un bel prodotto (la storia è quella di una donna che non si dà pace delle incoerenze e della fine di una relazione), che le radio trasmetteranno fino a che non ne impareremo le parole a memoria. Tuttavia davvero troppo simile al resto della produzione di Elodie e la cosa non giova nemmeno a lei: non si lascia il tempo di trovare respiro al singolo precedente, che già ne arriva un altro dello stesso stile pronto a mettere in ombra i brani lanciati nella prima parte dell’anno. E lei sembra sempre più proiettata a mostrarsi fisicamente: nella cover è in posa nuda come Eva, con lenti a contatto azzurre che ne modificano i colori dei suoi già bellissimi occhi. In ogni caso, non si può negare che anche per la struttura del pezzo, A fari spenti sia uno di quelli più ricchi di significato in questa settimana insieme a quello di Renzo Rubino.

A proposito di Elodie, esce oggi anche il singolo del suo compagno musicale dell’estate: Marco Mengoni. Un’altra storia è un brano estratto dal suo album Prisma e probabilmente è il più poetico insieme a Due vite. In questa nuova versione di Un’altra storia, Mengoni duetta con Franco126, che si inserisce con il suo ritmo dalle influenze ancora indie in una orchestrazione classica, appassionata e romantica. A dire il vero Franco la sporca un po’ troppo, il brano era meglio nella versione originale. Non è la canzone che concede virtuosismi di troppo a Mengoni, ma senza dubbio quella che più di tutte le altre dell’album regala un ritornello facile da memorizzare e particolarmente melodico. Un’altra storia racconta di un amore terminato, ma che ha ancora molto da dire almeno attraverso i ricordi da conservare tra la consapevolezza e una nostalgia inevitabilmente più vicina all’idealizzazione.

Le due persone (la canzone si rivolge sia a un possibile lui che a una possibile lei, confermando l’universalità dell’argomento) insieme hanno vissuto momenti straordinari che vale la pena ricordare, sebbene i tempi siano cambiati. Potrebbe apparire criptica la frase “quando ci si ammazza il tempo vola”, almeno se letta così letteralmente. Di certo però Mengoni strizza l’occhio ai social e sa bene che questa frase poetica potrebbe diventare un hashtag nel giro di poco. Si vuole definire quanto il tempo sia privo di sostanza se non si sta bene: solo quel che ha importanza fa assumere valore a tutto il resto (tempo compreso). Altro spunto più che mai interessante, la necessità di guardarsi indietro nella propria vita: solo così si può osservare ciò che ci riguarda come degli spettatori, non potendolo fare nel tempo presente. Un’altra storia insomma è filosofia che si fa canzone: per questo autunno Mengoni ha confezionato uno dei migliori singoli di sempre.

Massimiliano Beneggi