Al Bano, ossia Sua Maestà la Canzone Italiana. Ieri sera, venerdì 6 ottobre, il cantante di Cellino San Marco, accompagnato dal Maestro Alterisio Paoletti al pianoforte, è stato protagonista al Teatro Dal Verme di Milano per un concerto evento a favore di Vidas. I fondi raccolti, infatti, andranno a sostegno di Casa Sollievo Bimbi, il primo hospice pediatrico in Lombardia per la cura di bambini e ragazzi con malattie inguaribili.
Una bella testimonianza di ciò che Al Bano rappresenta a livello umano prima ancora che musicale, come se non bastasse la sua voce unica e ancora potentissima. Nessuno più di lui, ambasciatore della nostra penisola, avrebbe potuto farsi portavoce anche di una campagna così importante.

Al Bano, il profeta italiano amatissimo anche in terra straniera perché canta valori (La siepe, Per troppo amore), speranze (Ci sarà) e sentimenti (Felicità, Nostalgia canaglia) che appartengono al nostro Paese, con la stessa passione degli ultimi.
Se c’è una qualità che da sempre contraddistingue Al Bano è la sua capacità di guardare con entusiasmo alla vita. Non si può certo dire che questa sia stata particolarmente tenera nei suoi confronti: lo ha messo piuttosto a confronto con realtà più grandi di ogni ostacolo immaginabile, che avrebbe messo in ginocchio chiunque.
Ma lui non smette mai di ringraziare Dio (con tanto di musica sacra) per il dono di un’esistenza preziosa, almeno quanto il suo talento. È per questo che piace Al Bano: un guerriero che non si perde d’animo e non si abbandona alla tentazione di sentirsi un “vip” che dall’alto della sua posizione possa impartire lezioni alla società. Carrisi, 80 anni compiuti a maggio in una grandiosa festa all’Arena di Verona, è semplicemente se stesso, raccontando l’esclusiva verità. Con un rapporto empatico e sincero, saluta la platea con il suo classico “Come va, come va? Tutto ok, tutto ok?”. Quindi, tra musica e parole, racconta al pubblico le gioie e i travagli della sua carriera che si è spesso intersecata con la vita privata. E che si è rivelata sempre un passo avanti rispetto a tutti gli altri, proprio per il suo modo di essere profondamente italiano. Anche per questo dobbiamo essere orgogliosi sia lui a rappresentarci all’estero e non quei tanti trapper che provano a emulare la musica straniera.
Al Bano, cantando la melodia italiana e da cui non si è mai discostato, può parlare con cognizione di causa della bellezza di nascere in una famiglia di contadini; di cosa significhi emigrare dal Sud al Nord Italia in cerca di successo e puntando tutto unicamente sul proprio talento, nella speranza che qualcuno (nel suo caso sarebbe stato un certo Pippo Baudo) si accorgesse di lui. Conosce il dolore per una figlia persa e mai più ritrovata, ma come tutti gli italiani che non si abbattono mai lo ha saputo trasformare in una delle più straordinarie canzoni della nostra storia musicale: E’ la mia vita (colpevolmente, questo sì, lasciata fuori dalla scaletta nel concerto di ieri insieme a Mattino e Sharazan). Trent’anni prima che il mondo si facesse coinvolgere dalla giovane Greta, lui cantava il rispetto per l’ambiente e i drammi dei cambiamenti climatici in Cara Terra mia. Ma i motivi per cui lo dobbiamo considerare un italiano più che mai contemporaneo e all’avanguardia non sono terminati.
Attaccato da più parti per dichiarazioni strumentalizzate che lo dipingevano come omofobo, non manca mai di rispetto a nessuno ma pretende giustamente sia usato lo stesso atteggiamento nei confronti delle sue opinioni. In un mondo che prova a tradurre in disvalore tutto ciò che è valore, Al Bano è da sempre un convinto sostenitore dell’unione di una famiglia tradizionale. Anche se non è quella “del Mulino Bianco”. Ha infatti saputo creare amore tra cinque fratelli in una famiglia allargata, che sarà senz’altro un meraviglioso esempio per i suoi tre nipoti ma anche per quei tanti (troppi) che nell’ultima settimana hanno inorridito davanti a una pesca. A proposito, nello spettacolo c’è spazio anche per delle esibizioni della bravissima Jasmine (la sua versione di Nessuno è meravigliosamente frizzante) e del più intimistico Yari: il talento è generazionale.
Al Bano è da sempre oltre ogni avversità politica: anche nei periodi in cui altri suoi colleghi componevano inni a volontà per Pisapia e compagni, lui ha sempre usato parole d’affetto per la profonda amicizia con il Cavaliere, che gli scriveva un telegramma al giorno nel periodo in cui successe di Ylenia. Non ha mai nascosto senza remore la sua stima per Putin, che notoriamente ne apprezza la musica.
Al Bano Carrisi è veramente uno degli italiani più importanti all’estero. In tutto questo, naturalmente, c’è una voce straordinaria, capace di emozionare quando canta le storiche liriche Ave Maria (la ascolti e vedi il volto della Vergine) o il Va Pensiero, come quando interpreta le sue Nel sole o Libertà (un titolo, uno slogan).
Orgogliosamente italiano in tutto quel che fa, in altre occasioni ha terminato i suoi concerti invitando il pubblico a bere il vino (rigorosamente pugliese, prodotto da lui) sul palcoscenico. E in spettacoli così dichiaratamente Made in Italy, nel suo repertorio non mancano mai omaggi alla nostra cultura musicale: Nel blu dipinto di blu, Azzurro, Funiculì Funiculà, Caruso sono ormai fissi in scaletta. Non ci sarà da stupirsi quindi se in futuro farà anche un omaggio all’amico di sempre, appena scomparso, Toto Cutugno.
Mettiamolo sotto chiave e conserviamolo con cura, perché Al Bano è una risorsa tutta italiana che non dovremo mai smettere di valorizzare. Non un radical chic dalla morale rifatta, ma un uomo italiano che se ne guarda bene dal cercare a tutti i costi le polemiche per cantare piuttosto l’amore. La sinistra si metta l’anima in pace: la cultura e i buoni sentimenti non appartengono sempre a quelli con la bandiera rossa, ma anche a quelli che sventolano ancora il tricolore.
Massimiliano Beneggi