FIno al 19 novembre, al Teatro Manzoni di Milano, è in scena Trappola per topi (produzione La Pirandelliana) di Agatha Christie, con traduzione e adattamento di Edoardo Erba. Ecco la recensione.

Foto di Federico Riva

IL CAST

Lodo Guenzi, Claudia Campagnola, Dario Merlini, Stefano Annoni, Maria Lauria, Marco Casazza, Tommaso Cardarelli, Raffaella Anzalone. Regia di Giorgio Galloni.

LA TRAMA

Una locanda a gestione familiare nella campagna inglese viene inaugurata nel bel mezzo di una bufera di neve. La radio, intanto, dà la notizia del delitto di una anziana signora a Londra, nel quartiere Paddington: la polizia cerca l’assassino. Tuttavia, i due coniugi Mollie e Gilles inizialmente non badano troppo a quello che viene raccontato, troppo eccitati dalla loro nuova avventura di affittacamere. Saranno comunque costretti a fare i conti con l’attualità: i primi cinque ospiti della locanda, infatti, sembrano tutti piuttosto strani e in qualche modo ciascuno di loro potrebbe essere legato al delitto di cui parla la radio. Tutti nascondono qualcosa. Ci sono un architetto esuberante che sembra celare in realtà molta insicurezza; una giovane donna schiva e ambigua; un signore che ostenta conoscenza del mondo ma probabilmente è pieno di dubbi; un signore distinto ma eccessivamente propenso a dedicarsi a del buon vino; una signora che critica tutti con aria altezzosa e il dito puntato verso qualunque persona e situazione. Quest’ultima è un ex giudice ed era stata proprio lei ad avere affidato anni prima tre fratellini alla signora che è stata uccisa a Paddington e a suo marito: uno dei bambini era morto di stenti e violenze da parte dei genitori adottivi. Nell’omicidio londinese, c’è dunque aria di vendetta. Poco prima che saltino le linee telefoniche, arriva la polizia nella locanda, con la certezza che lì dentro si nasconda l’assassino, pronto a colpire altre due volte secondo una famosa filastrocca che conoscono bene tutti sin da quando sono piccoli e che una persona avrebbe scritto su un taccuino lasciato sulla scena del delitto. La filastrocca recita proprio così: Tre topi ciechi rincorrono la moglie del contadino, che ha tagliato le loro code con un coltello. Nemmeno il tempo di dirlo ed ecco che il giudice viene ucciso misteriosamente nella locanda. Il Sergente Trotter è convinto quindi che uno dei tre fratelli sia ora nella locanda per proseguire il suo diabolico piano: lui, però, ha un metodo infallibile che potrebbe funzionare anche stavolta. Sarà una “trappola per topi”…

LA MORALE

Siamo tutti legati a un passato con qualcosa da risolvere, che tendiamo a nascondere dietro a maschere capaci di farci sentire più sicuri. Non per questo, però, siamo tutti imputabili delle peggiori nefandezze: spesso i motivi per nascondere qualcosa sono persino teneri. Eppure il pregiudizio e la diffidenza ci portano quasi sempre a mettere chiunque nello stesso calderone, magari anche per convenienze personali. Nella locanda in cui indaga il sergente Trotter c’è un solo assassino, ma tutti sono sospettati, perché nessuno sembra essere davvero la persona che dichiara di rappresentare. La vendetta, però, scaturisce da rabbia, invidia e sentimenti sempre negativi che portano a una infinita ciclicità: per questo va fermata in tempo, cercando una soluzione che possa finalmente cambiare il corso alla storia. Così ci saranno sempre meno irrisolti di cui vergognarsi.

Foto di Federico Riva

IL COMMENTO

Dopo aver chiuso la stagione di prosa dell’anno scorso con L’erba del vicino è sempre più verde e aver aperto quella di quest’anno con Testimone d’accusa, il Teatro Manzoni si specializza sempre di più nelle commedie gialle. L’esperimento funziona perfettamente appassionando il pubblico che cerca di scoprire i misteri, ma il lavoro è tutt’altro che facile. Sul palcoscenico non ci sono ovviamente le stesse possibilità di camuffare dettagli come avviene con gli effetti cinematografici o la fantasia letteraria: sono molto abili quindi Giorgio Galloni ed Edoardo Erba ad abbandonare certi stereotipi inquietanti, distraendo invece l’attenzione con ulteriori spunti comici che donano più che mai ritmo in particolare a questo Trappola per topi molto coinvolgente. Fino alla fine lo spettatore non ha nessuna certezza sulla risoluzione dell’enigma, ma soprattutto ha modo anche di vivere storie parallele al delitto in questione, facendosi delle sane risate e altresì commuovendosi. Questo perché in Trappola per topi non mancano il romanticismo e il racconto di un senso di famiglia: chi si nasconde dietro a una maschera spesso lo fa per cercare di appartenere a un gruppo preciso. Sono sfumature che non passano inosservate attraverso la penna di Agatha Christie. Così come è da sottolineare anche una frase del giudice, che si lascia scappare “All’estero le cose vanno meglio, in questo Paese non funziona niente”: dedicata agli esterofili che parlano sempre male dell’Italia. Evidentemente anche la Christie aveva i suoi bei problemi in Inghilterra..

IL TOP

Il cast è corale, ben nutrito, divertente. Tutti i personaggi hanno una loro particolare identità, che diventa quasi simbolica tanto è ben definita. Spiccano più di altri, logicamente, quelli maggiormente comici, che regalano risate al pubblico: Dario Merlini, Stefano Annoni e Tommaso Cardarelli, quindi, possono esprimersi con eccezionale libertà nella loro ironia. Quello che emerge, sostanzialmente, è però veramente il gruppo nel complesso, con una scenografia elegante, raffinata, colorata, pulita, che posiziona il pubblico in un’atmosfera inglese. La tormenta di neve sembra vera. Ecco come il teatro, pur avendo meno mezzi rispetto al cinema, sappia essere ancora l’arte più affascinante.

LA SORPRESA

Lo spettacolo è dedicato a Matteo Romagnoli, manager de Lo Stato Sociale morto lo scorso giugno e che aveva suggerito a Lodo Guenzi di cimentarsi nell’avventura teatrale, sicuro della sua riuscita. Aveva ragione, perché Guenzi si rivela uno straordinario comico: tempi praticamente perfetti, atteggiamento fisico preciso con il suo personaggio del sergente Trotter. Ma quel che è ancora più importante è che sarebbero tantissimi i ruoli in diverse commedie che potrebbe interpretare con una espressività così forte. Nessuno potrebbe immaginare quanto sia bravo e divertente questo ragazzo, appoggiato come si diceva da un cast talmente completo che non lo costringe a tenere la scena da solo sebbene sulla locandina ci sia unicamente lui. Ora rimarrà però una domanda: nel futuro Guenzi vorrà essere un attore, un cantante o un personaggio televisivo? A teatro se la cava molto bene, quindi di sicuro è nato anche un attore.

Massimiliano Beneggi