È il violinista Simone Palumbo a vincere l’edizione 2023 di Tu si que vales. Il ragazzino di 12 anni, musicista già da sei presso il Conservatorio di Palermo, vince un montepremi di 100 mila euro. Non potendo ritirare il trofeo, in quanto era già passata la mezzanotte, il minorenne è stato rappresentato dalla madre al termine della serata.

Simone Palumbo arriva primo davanti al comico Amedeo Abbate, il cantante Fabio Piacentini, la ventriloqua Giulia Catena, giunti alla finalissima insieme al violinista dopo essere risultati primi nei rispettivi gruppi.

A convincere definitivamente il pubblico, che lo ha consacrato vincitore, è stata la sua performance musicale in Bohemian Rhapsody dei Queen. Il talento c’è ed è immenso: la sensazione è che di Simone Palumbo sentiremo parlare moltissimo negli anni a venire. Basterà lasciargli lo spazio che merita, senza avere troppa fretta. Attenzione però anche ad Amedeo Abbate; non fa ridere neanche un po’, ma è molto spinto dalla De Filippi. Lo vedremo presto in diverse trasmissioni. La carriera di Max Angioni dimostra che ormai si spulcia spesso in questi talent piuttosto che aprire nuovi provini. Tanti bravi artisti, invece, come al solito non sono nemmeno arrivati in finale: è il gioco, che vale per tutti i talent.

L’edizione 2023 di Tu si que vales è stata caratterizzata da alcune novità. Anzitutto l’esclusione di Belen Rodriguez dalla conduzione: scelta non del tutto felice. Giulia Stabile, già presente lo scorso anno, non ha carisma né personalità ma soprattutto esperienza per reggere un ruolo più importante di quello che aveva un anno fa. La sua incertezza nella conduzione appare un problema legato alla mancata voglia nel fare casting adeguati, più che una attenuante verso cui avere pietà. Castrogiovanni e Sakara non sono formidabili, ma ormai ci siamo abituati alla loro presenza poco utile ai fini della trasmissione.

Questa edizione di Tu si que vales è stata anche quella dell’ingresso di Luciana Littizzetto nel cast ormai già rodato da anni. Una presenza che ha fatto mantenere comicità al programma, ma al tempo stesso ha tolto un po’ di quel sano cinismo di cui godeva il format con Mammucari. Tuttavia, decisamente meglio questa Littizzetto più contenuta rispetto a quella sfrontata che si vede la domenica sera con Fazio. Proprio la Littizzetto ieri ha voluto ricordare Giulia Cecchettin, vittima dell’ennesimo femminicidio scoperto nel pomeriggio.

Il resto del cast è una certezza, forse anche troppo, nel senso che ormai lo conosciamo a memoria in ogni singolo personaggio. In ogni caso piace. Sabrina Ferilli è una presenza imprescindibile con la sua simpatia: sta diventando però ormai ripetitiva e scontata la sua diatriba con Giovannino, il disturbatore mascherato sotto un costume rosso. Maria De Filippi prova edizione dopo edizione a sciogliersi, anche perché il programma lo richiede. Si vede che si diverte, ma più di quel tanto non può fare: lei è così, non le si può chiedere di diventare una showgirl. Rudy Zerbi e Gerry Scotti sono i due uomini che fanno caos, i discoli della classe che però non nascondono la parte più umana: con loro si ride, ma la commozione nei loro occhi non manca mai. Il pubblico ha bisogno di sentirsi in empatia con una tv che deve parlare il linguaggio della gente: Zerbi e Scotti lo fanno più di tutti gli altri.

Unico neo della trasmissione, il torneo di playback in cui sono stati coinvolti all’inizio di ogni puntata i quattro giudici. L’obiettivo è quello di creare varietà e divertimento: fatto una volta, generando qualche sorriso, al sesto appuntamento francamente viene il latte alle ginocchia a vedere De Filippi e Zerbi far finta di cantare Arriverà. Si apprezzi comunque l’idea di aver fatto ancora una volta uno show per famiglie, dove i doppi sensi tutto sommato sono molto limitati.

Massimiliano Beneggi