Proseguiamo il commento ai testi delle canzoni del Festival di Sanremo 2024 con il brano di Fiorella Mannoia.

Sesta partecipazione a Sanremo per la Mannoia, che esordì nel 1981 con Caffè nero bollente, quindi partecipò nel 1984 con Come si cambia, vinse il premio della Critica con Quello che le donne non dicono e Le notti di maggio e arrivò seconda nel 2017 con Che sia benedetta. Ogni volta che Fiorella Mannoia arriva a Sanremo è un successo. Sarà così anche questa volta?

Fiorella Mannoia è a Sanremo 2024 con "Mariposa"

La sua canzone si intitola Mariposa, che è il nome di una farfalla. La curiosità è che nel testo, scritto dalla Mannoia con Cheope, Di Francesco e Abbate, non sia mai citato il titolo.

Il brano elenca una serie di immagini che vengono usate come aggettivi e metafore. All’inizio si parla comunque anche di “una farfalla che imbraccia il fucile”. Quindi si prosegue con “Una regina senza trono, una corona di arancio e di spine”. Con orgoglio la protagonista di Mariposa rivendica tutti gli aggettivi che le sono stati attribuiti nella vita, dichiarandosi orgogliosa della propria libertà.

Nella seconda parte della canzone, gli aggettivi iniziano a essere affiancati ad altri contrastanti: Sono sincera sono bugiarda, sono volubile sono testarda”. E poi “Sono la terra sono il cielo, valgo oro e meno di zero”. Tutto questo fino all’apice che giustifica il vero senso del brano “Madre figlia, luna nuova sorella, amica mia”: la canzone infatti è una dedica a tutte le donne e alle contraddizioni femminili.

Che a Fiorella Mannoia stesse ormai stretto il brano Quello che le donne non dicono lo si era capito da tempo, forse anche perché le dava fastidio fosse stato scritto da due uomini (Ruggeri e Schiavone): aveva persino modificato il verso finale in “E ti diremo ancora un altro no”, intravedendo un patriarcato inesistente di cui non si era mai accorto nessuno. In ogni caso con Mariposa dichiara esplicitamente di volere lanciare un nuovo manifesto di femminilità e libertà. Spiace per lei, ma anche questa volta si vede soprattutto la mano di un uomo (Cheope) nel testo come sempre scritto con una struttura fluente e poetica.

La frase più emblematica è nel ritornello: “Mi chiamano con tutti i nomi, tutti quelli che mi hanno dato e anche nel buio sono libera, orgogliosa e canto. Sono stata tua e di tutti di nessuno e di nessun altro”. Punta al Premio della Critica, ma la concorrenza è spietata questa volta e, tutto sommato, per una che aveva già cantato quel brano scritto da Ruggeri, sembra venire meno anche l’originalità.

Massimiliano Beneggi