E’ cominciata la nuova edizione de Le ragazze, il programma con Francesca Fialdini in onda il sabato sera su Raitre. Una conferma per la terza rete del servizio pubblico, che ancora una volta punta sulla cultura raccontata attraverso storie nascoste, che portano con sé curiosità e passione. Una conferma anche per Francesca Fialdini, che come al solito non alza la voce, è pacata, perfetta ma non artefatta. Elegantissima senza mai essere appariscente. Mai alla ricerca del protagonismo, a cui l’ormai raggiunta esperienza indurrebbe molte altre sue colleghe.

La professionalità è al centro de Le ragazze, che narra storie di donne di cui non si è mai parlato abbastanza, ma senza usare un linguaggio femminista né rivolto unicamente a un genere a esclusione di un altro. Nemmeno quando si parla delle rivoluzioni femminili del 1968, che possono insegnare a tutti e altrettanto essere commentate da chiunque abbia spirito critico. Non a caso, da questa edizione, il finale è affidato a un ospite maschile (nella prima puntata il regista Giovanni Veronesi), chiamato in causa per commentare le sensazioni regalate dalle protagoniste della serata.

Nella prima puntata di questa edizione de Le ragazze, si racconta dell’unica donna, oggi novantenne, che ebbe la possibilità di partecipare al Palio di Siena qualche anno prima di sposarsi e della sua soddisfazione nell’essere buttata giù dal cavallo da un altro fantino: si realizzava il sogno di essere trattata al pari di tutti gli altri concorrenti. Quindi spazio ai temi femminili del 1968, tra la polemica innescata dalla rivista La Zanzara al Liceo Parini di Milano con Claudia Beltramo Ceppi e le provocazioni di Minnie Minoprio in televisione. Non si usano toni vittimistici o eroici: le stesse protagoniste non negano di essere state audaci, camminando sempre sul filo del rasoio. Così il racconto si fa appassionante per chiunque da casa. Solo parlando della cronaca storica senza partigianeria, come fa Le ragazze, si può comprendere cosa significasse essere donna un tempo e quante conquiste siano state fatte nel corso dei decenni. I fatti d’altra parte sono quelli, che la società fosse ancora maschilista 60 anni fa è lapalissiano solo a guardare le leggi e a notare lo scandalo che faceva una separazione per una donna più che per un uomo: non occorre usare il solito femminismo per esasperare realtà evidenti a tutti. Francesca Fialdini lo sa e interpreta molto bene questo approccio.

Il confronto immediatamente dopo con le ragazze degli anni ’80 mostra una volta di più quanto fossero cambiate le cose nel giro di qualche tempo. E quanto sia cresciuto il nostro Paese. Perché, come abbiamo provato a raccontare nel libro Non chiamateci vallette, la storia delle donne nella nostra società racconta moltissimo della civiltà italiana. Ci si emoziona, ci si commuove a vedere i sogni realizzati di una autrice in erba come era Clizia Gurrado quando scrisse Sposerò Simon Le Bon.

Il finale è appunto realizzato con una breve intervista a Giovanni Veronesi, dove la Fialdini da vera padrona di casa lo accoglie facendolo commentare, ascoltandolo e senza cercare il protagonismo che talvolta sembrano usare alcune conduttrici quando si pentono di aver dato spazio a un ospite maschile in un mondo femminile. Ecco, così Francesca Fialdini è vera protagonista: perché senza mai alzare i toni, si è creata sempre più l’immagine dell’intervistatrice perfetta, senza risate casuali né sfoggio di cultura. Proprio come nella filosofia de Le ragazze: tutto ciò che è, emerge da solo, senza necessità di forzare le sensazioni del pubblico che, così, si sente rispettato. Anche in questo modo si può esprimere meglio il concetto per cui le donne siano il motore essenziale della società.

Massimiliano Beneggi