Siamo nel 1994: l’Italia dei più giovani si esalta con la musica di Non è la Rai e del Karaoke di Fiorello, e Pippo Baudo, che nel frattempo è diventato anche Direttore Artistico del Festival, sa sempre anticipare i tempi riconoscendo cosa piaccia al pubblico. Si inventa così un Sanremo Giovani che, a novembre, prevede una gara tra 42 musicisti divisi tra Autori e Interpreti. I primi 18 classificati vanno di diritto alla fase finale del Festival, nella seconda e nella terza serata. Vengono scremati ulteriormente fino ad essere 10 nella quarta serata. È l’edizione che regala al pubblico il talento più puro della storia della musica italiana: Andrea Bocelli. È lui, con Il mare calmo della sera, a vincere con oltre duemila punti sulla seconda classificata Antonella Arancio, che canta I ricordi del cuore. Bocelli viene dalla scuola della Ricciarelli, e Pippo non ha esitato un secondo a lanciarlo per la sua grande consacrazione. In questa edizione, però, sono diverse le scoperte di Baudo: al settimo posto, infatti, con E poi, si classifica una certa Giorgia, figlia d’arte che diventerà ancora più famosa del padre musicista, Irene Grandi che si esibisce con una canzone di cui ha scritto la musica, Fuori, Danilo Amerio, l’anno prima in gara insieme a Mietta tra i Big, con Quelli come noi, e Gio Di Tonno, che arriva decimo con Senti uomo, e avrà modo di farsi amare nei decenni successivi con il musical e sullo stesso palco dell’Ariston dove vincerà tra i Big nel 2008. Francesca Schiavo, scoperta da Arbore, ha una voce potentissima ed emoziona tantissimo con Il mondo è qui, ma vicende giudiziarie la offuscheranno proprio sul trampolino di lancio. Il premio della critica va ai Baraonna, che con I giardini d’Alhambra non arrivano alla finale ma aprono la strada a un genere che l’anno successivo spopolerà vincendo con i Neri per caso, cantando senza l’ausilio di nessuno strumento oltre alla loro voce. Lighea, Possiamo realizzare i nostri sogni, rimarrà sempre un talento incomprensibilmente non compreso dalla critica radiofonica che impone da sempre le sue regole. La sigla del Festival é cantata da tutti i Giovani e si intitola La gente che canta, scritta da Pippo Caruso: Baudo ormai ha cambiato Sanremo in tanti aspetti, in qualche modo per sempre.

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I Giovani dell’edizione precedente erano così bravi che non dare loro una seconda possibilità di mettersi in mostra, dopo essere stati naturalmente surclassati in classifica da Bocelli, sembrava un torto secondo Baudo. Così Pippo ha una nuova idea: 7 Nuove Proposte del 1994 nella prima serata si contenderanno 4 posti tra i Big, gli altri 3 sono eliminati definitivamente. Tra i quattro c’è Giorgia, che la spunta vincendo tra i Big con Come saprei. Le Nuove Proposte 1995, invece, sono ancora 16 emerse dalla trasmissione di novembre, che diventano 10 per la finale. Stavolta la finale è di venerdì, perché le serate del Festival sono diventate cinque, e la quarta è dedicata alla proclamazione dei vincitori delle Nuove Proposte, anche quest’anno ricche di futuri nomi esplosivi nel panorama musicale. Al decimo posto si classifica Daniele Silvestri con L’uomo col megafono, al sesto posto una canzone che rimane strepitosamente bella e conosciuta tanti anni dopo: Destinazione Paradiso di Gianluca Grignani. Gigi Finizio è un neomelodico napoletano che arriva terzo con Lo specchio dei pensieri, e al secondo posto invece c’è Massimo Di Cataldo, con una canzone struggente e intimistica: Che sarà di me. A vincere sono i Neri per Caso, Le ragazze, con quel nuovo stile fatto solo di voce senza strumentazione, con cui spopolano fino a fare anche un album natalizio. La loro capacità vocale, onomatopeica, il senso per la musica senza minimamente scivolare nella caricatura, sono straordinari: peccato che non abbiano avuto abbastanza credito negli anni successivi e nel giro di poco tempo si perderanno le tracce di loro, riscoperti da Elio solo nel 2018. Valeria Visconti, Rossella Marcone e Raffaella Cavalli resteranno solo tre meteore su cui non è riuscita la consacrazione voluta da Baudo, sebbene soprattutto la Cavalli avesse molte somiglianze con la Pausini. Ma, si sa, a volte la fortuna gira in maniera strana, e con manager diversi forse oggi parleremmo di tre bellissime voci note in tutto il mondo. Eliminati stavolta subito la Schiavo che torna con Amore e guerra, ma sembra pagare lo scotto delle sue vicende extramusicali, e Gio Di Tonno con Padre e padrone.

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In piena campagna elettorale, una delle più agguerrite di sempre, il Festival di Sanremo 1996 vede la riproposizione del meccanismo dell’anno precedente con dei Giovani del ‘95 che faranno parte dei Big dopo una mini gara tra loro, mentre le Nuove Proposte sono tutte finaliste senza eliminazioni. Vince una scoperta di Claudio Mattone, la giovane Cecilia Cipressi, che usa il nome della nonna e si fa chiamare semplicemente Syria. La sua Non ci sto è una bellissima canzone di un amore terminato di cui non si dá pace, e si classifica davanti a nomi altisonanti: Silvia Salemi, che porta una canzone di Manuel De Peppe scritta con Artegiani dal titolo Quando il cuore,  Carmen Consoli che debutta con la famosissima Amore di plastica scritta con Mario Venuti, Marina Rei che qua canta Al di là di questi anni e l’anno dopo trionferà al Disco per l’estate con Primavera, e i Jalisse, un duo di una coppia nella vita oltre che nel lavoro, dove la voce di lei, Alessandra Drusian, è qualcosa di semplicemente soave e poetico con acuti inarrivabili per tante cantanti ben più famose. All’ultimo posto, dietro persino all’improbabile Alessandro Mara che è un opinionista del tale show Amici con Maria De Filippi, arriva il figlio d’arte Maurizio Lauzi, che nel frattempo però già dall’anno prima ha l’onore di cantare quella che a tutti gli effetti è la Sigla per eccellenza del Festival: quella che fa Perché Sanremo è Sanremo.

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1997, a condurre dopo tantissimi anni torna Mike Bongiorno, mentre per due anni la direzione artistica sarà di Gianni Boncompagnitra i Big, con la stessa formula con cui vinse Giorgia, si impongono i Jalisse con Fiumi di parole, le Nuove Proposte invece sono 12 e tutte arrivano di diritto alla finale. Viene premiata solo la prima classificata, le altre sono tutte considerate a pari merito: davanti a tutti emergono Paola e Chiara Iezzi, due sorelle milanesi che si fanno chiamare coi soli nomi di battesimo. Cantano Amici come prima, di cui sono autrici, sedute su due sgabelli guardandosi in faccia per darsi il ritmo con una simbiosi che supera la canonica differenza mora/bionda. Torna Tony Blescia, a cinque anni dalla sua prima partecipazione, con un brano scritto con Gatto Panceri dal titolo E ti sento, ma emergono altri talenti formidabili: su tutti Alex Baroni che con una voce ineguagliabile incredibilmente non vince con Cambiare ma si aggiudica il Premio Volare per il miglior arrangiamento, Niccolò Fabi che porta Capelli, e Mikimix con E la notte se ne va. Mikimix tra qualche anno lo conosceremo con il nome di Caparezza. 

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L’anno della conduzione indimenticabile di Raimondo Vianello è il 1998: Sanremo Giovani a novembre, quando ancora avrebbe dovuto essere Fazio al timone prima del rifiuto all’ultimo secondo, ha determinato 14 Nuove Proposte che si sfidano già dalla prima sera e senza eliminazione arrivano alla finale del venerdì. I primi tre classificati vanno di diritto a gareggiare con i Big la sera del sabato: è la prima volta che succede, e a quanto pare nemmeno l’ultima dato che Baglioni, spacciandola per una sua invenzione, ripropone in maniera simile il meccanismo quest’anno, prendendo spunto un po’ dal ‘98 un po’ da altre edizioni di cui già abbiamo parlato. Di questa edizione rimarrà ben poco, oltre alla vincitrice che poi si impone anche sui Big, Annalisa Minetti. È una ragazza bravissima con una voce molto potente, e a Sanremo tornerà solo un’altra volta arrivando seconda. La sua Senza te o con te, che cita anche la sua idola Laura Pausini nel testo, è una dolcissima canzone di voglia di rinascita dopo una storia tormentata finita, ma la critica è spietata e continua a puntare il dito sulla sua partecipazione a Miss Italia nel ‘97 già discussa per il fatto di essere non vedente. Lisa arriva seconda (poi terza tra i Big) con Sempre dei veterani Morra e Fabrizio, Federico Stragà rimane l’unico altro giovane di cui sentiremo parlare relativamente negli anni successivi alla sua partecipazione con Siamo noi. Come il sole del gruppo Percentonetto passa nella storia solo perché il leader della band è Marco Morandi, figlio di Gianni; Eramo e Passavanti, con cui Vianello scherza ampiamente nel corso delle presentazioni, vengono subito dimenticati nonostante la loro Senza confini sia davvero bella e vinca il premio Volare per la migliore interpretazione. 

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Nel 1999 arriva finalmente Fabio Fazio che con Bacalov e Bardotti è anche direttore artistico. I Giovani in gara sono 14, sempre scelti dalla gara di novembre: la mancanza di Baudo però si fa sentire, e i nuovi talenti di successo sono sempre meno. Il vincitore è il miglior chitarrista che l’Italia possa vantare, e l’anno prima ha già avuto una popolarità incredibile col tormentone estivo Il tempo va e passano le ore: Alex Britti vince tra i Giovani con Oggi sono io, un brano che persino Mina vorrà reinterpretare. Il cognome altisonante non fa di Leda Battisti, terza con Un fiume in piena, una paladina della musica sebbene proveranno a proporla di nuovo negli anni successivi; il ‘99 resterà importante solo per un’altra vera scoperta musicale, il poliedrico Max Gazzé con Una musica può fare

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Massimiliano Beneggi