È uscito venerdì scorso il nuovo singolo di Takagi e Ketra, che riescono come sempre a colpire nel segno grazie a accompagnamenti vintage accattivanti e feauturing di alto livello. Questa volta si sono superati, e per La luna e la gatta hanno coinvolto addirittura tre assi della canzone: Jovanotti, Tommaso Paradiso e Calcutta, ormai a tutti gli effetti consacrato quale cantautore contemporaneo di riferimento.
La canzone ha un ritmo certamente più blando rispetto a quelli a cui ci hanno abituati Takagi e Ketra, che hanno voluto abbandonare i ritornelli pop energici degli anni ‘90 per omaggiare la musica western, con tanto di fischiettamento che unisce le strofe. E non a caso viene scelto come simbolo di questa storia la gatta, animale da sempre diffidente e temerario, spesso presente come figura di certi film dell’epoca. Assolutamente di prestigio Jovanotti che emerge su tutti, e su cui probabilmente più di tutti è stata confezionata questa canzone. Anche per lui non si tratta di una novità la collaborazione con Takagi e Ketra, che gli avevano scritto la canzone Affermativo dell’ultimo album.
La luna e la gatta si distingue anche per una serie di immagini poetiche che danno luce al testo, con frasi decisamente romantiche. Si comincia infatti dall’immagine degli alberi, che immergono le loro radici nella terra e si abbracciano con l’Equatore attraverso il sole: in questo modo gli alberi scoprono l’anima del mondo da cima a terra. Anche Venere incontra Orione nonostante una distanza abissale: l’amore va oltre le distanze e il protagonista della canzone chiede al partner che possa fare altrettanto pescando nella sua anima toccandogli il cuore. C’è un senso di colpa che costringe chi canta a preferire finire in un frullatore appena incrocia lo sguardo della persona amata, eppure non vedersi è peggio, fa mancare il respiro insieme alla voce del partner, distante da troppe settimane. E allora, appunto come Venere con Orione, sarebbe bello se si andasse oltre le distanze e le si superasse gridando il nome dell’altro con Amore. C’è stato un errore, una mancata attenzione a favore di qualcosa di più effimero, in cui il protagonista si è perso ma ora è pronto a tornare sui suoi passi, perché ha capito che niente vale quanto l’amore. L’immagine più bella del brano è però proprio quella del ritornello, che dà il titolo alla canzone: nella depressione, lui è infatti affacciato alla finestra, in attesa che dall’altra parte ci sia un ritorno, come una gatta che guarda la luna riflessa nel lago e cade con lo sguardo nell’acqua. Perché se la luna può, a suo modo, cadere nell’acqua, tutti possiamo in qualche modo avere un inciampo, ma come la luna possiamo subito accorgerci che è solo una proiezione, e noi siamo ancora integri in piedi, pronti a ricominciare. E alla fine, infatti, l’immagine poetica della luna riflessa nel lago con la banda in sottofondo, diventa quasi la giustificazione del motivo per cui lui si è lasciato andare a una debolezza che ha fatto per un attimo mettere da parte la persona amata. Tutto sommato un momento divertente, una piacevole situazione, ma ora lui vuole che gli si possa guardare nell’anima quanto ha bisogno di quell’amore. Che gli si guardi nell’anima come la gatta guarda nella sua amabile diffidenza la luna.
Ecco il video audio e il testo della canzone che segna dunque l’ennesima collaborazione importante di Takagi e Ketra, e che sicuramente spopolerà nelle classifiche delle prossime settimane, come di consueto.
Massimiliano Beneggi
Gli alberi pescano pescano
l’anima di questo mondo
Immergendo le radici e abbracciando l’Equatore
vorrei tu facessi lo stesso
con la mano sul mio cuore
quando mi guardi negli occhi vorrei finire nel frullatore
ma dimmi come si può stare bene anche quando si è lontani
e non sento la tua voce ormai da troppe settimane
dimmi come si può stare vivi anche senza respirare
posso soltanto deglutire singhiozzare
cantare nella testa
questo motivo che mi fa
stare come la gatta
che guarda dalla finestra
la luna che cade in un lago dipinto di blu
e ci caschi anche tu
nel cielo la notte è romantica
venere bacia Orione
senza sapere dove senza sapere come
vorrei tu facessi lo stesso
chiamandomi col mio nome
l’amore attraversa lo spazio
di chilometri e anni luce
ma dimmi come si può stare bene anche quando si è lontani
e non sento la tua voce ormai da troppe settimane
dimmi come si può stare vivi anche senza respirare
posso soltanto deglutire singhiozzare
cantare nella testa
questo motivo che mi fa
stare come una gatta che guarda dalla finestra
la luna che cade
in un lago dipinto di blu
e ci caschi anche tu
amore non è una scusa
ma giuro mi sono perso
non è stata una bella avventura
però mi è piaciuta lo stesso
c’era la luna in un lago che emanava il suo riflesso
e una banda suonava lontano una musica blues
ci saresti cascata anche tu