Negli ultimi tempi l’opinione pubblica è stata fortemente sensibilizzata sulla storia di Mia Martini, raggiungendo il suo apice con la fiction prodotta da Barbareschi e interpretata magistralmente da Serena Rossi, che ha generato una serie di emozioni e di ricordi per la cantante scomparsa nel 1995. Peccato che a dover rimanere impressionato dalla vicenda di una delle più grandi voci mondiali della musica non dovesse essere il pubblico, che l’ha sempre amata e aspettata fino a quel ritorno del 1989, quanto certi addetti ai lavori che la infangarono fino a emarginarla dal sistema. Invidie e cattiverie del mondo dello spettacolo da cui nemmeno in questi ultimi tempi è arrivata una sincera ammissione di colpe: solo prese di distanza. Ora pare che nessuno abbia mai detto che Mimì portasse sfortuna e andasse evitata come la macchina sulla neve, eppure per tantissimi anni siamo stati privati della presenza di Mia Martini dalle trasmissioni televisive che altrimenti avrebbero sbandato chissà dove…
C’è una associazione, a Milano, in zona Lambrate, a pochi passi da dove Mimì ha abitato per diverso tempo, che da anni in punta di piedi ricorda la cantante a cui ha dedicato un progetto alquanto ambizioso, che segue proprio la sua filosofia musicale. Si tratta della Associazione Minuetto, fondata da Leda Bertè, la sorella maggiore di Mia, quella che non ha mai amato le luci e le false promesse della ribalta, ma ha sempre appoggiato sotto ogni forma possibile la grandissima cantante. Abbiamo voluto quindi intervistare Vincenzo Adriani, uno che ha conosciuto bene Mia Martini, uno che l’ha conosciuta davvero a differenza di molti, e che con lei ha collaborato stando sempre dietro le quinte . Vincenzo è il Presidente dell’Associazione che trova la sua sede in una casa situata appunto in una zona molto periferica della città. Sembra quasi impossibile trovare il civico 1 di via Canelli, come accade con tutte le case di campagna, nascoste in immense praterie che confondono il paesaggio, poi a un certo punto si scorge su un balcone uno striscione con il volto disegnato di Mia Martini e si scopre di avere raggiunto la meta.
Casa Mia Martini è una vera e propria dimora di campagna in città, con un ingresso accogliente dove si trovano alcuni oggetti da museo come l’ultimo microfono usato da Mimì tra tanti dischi, quindi una cucina con un camino sotto a un soppalco dove è stata ricostruita la camera da letto di Mia, con suoi oggetti personali, e dove non può salire nessuno. Poco più avanti c’è un piccolo stanzino con un pianoforte, quindi un teatrino. La casa fu acquistata per la smania di Giancarlo Del Duca (direttore artistico del progetto) di avere una amaca in una casa di campagna, e si è trasformata in una casa della musica dove gli ospiti sono tantissimi ragazzi, amanti della canzone, che hanno voglia di crescere e scoprire il piacere della gavetta. Non si ascoltano solo canzoni di Mimì, ma diversi generi che devono però rispondere sempre unicamente alla necessità di realizzare i propri sogni attraverso ciò che più si conforma al modo di esprimersi dei ragazzi. Mia Martini ha dovuto superare tanti ostacoli, fare mille battaglie per cantare quello che voleva e non assoggettarsi alla commercializzazione che il mercato discografico le imponeva. Per questo si è fatta anche tanti nemici, ma il talento indiscusso non le ha impedito di essere ragionevolmente considerata la più grande cantante italiana di sempre, persino da Mina. E così anche con Adriani, persona umile e estremamente generosa ma determinata, commentiamo come anche oggi, con i social pronti a difenderla da ogni assurdo e cattivo attacco, Mimì sarebbe un astro indiscusso della musica. Ogni anno l’Associazione istituisce il Premio Mimì Sarà, giunto alla 5°edizione, che finalmente, da quest’anno avrà una diffusione enorme con tante sorprese importanti in arrivo e tanti eventi oltre al compleanno di Mia, festeggiato come da tradizione con grandi artisti – sono passati tra gli altri Vecchioni, la Vanoni, la Tatangelo, Ron, Ruggeri, Cutugno, Spagna, Bernabei- al Teatro Nuovo di Milano a settembre. Noi da oggi parleremo costantemente di questa realtà, che è nata in sordina ottenendo grandi risultati, e che stimola per davvero i giovani verso il traguardo più prestigioso: riscoprire la propria identità artistica. Prossimo appuntamento con il tour del Mimí Sarà il 12 maggio, proprio a Milano.
Vincenzo quando nasce Casa Mia Martini?
Nel 2012 sono ospite nella giuria di un concorso di cui, per diverse ragioni, continuano a rimandare la data della finale, finché non arrivano a optare per il 28 ottobre. È il giorno del mio compleanno, ma nessuno lo sa. L’unica che lo sapeva bene era Mia Martini, che nel 1994 non si presentò al mio compleanno, facendomi rimanere molto male. Quel giorno del 2012 nella giuria, a mia insaputa, c’è anche Leda Bertè, che invece sa della mia presenza. Io vengo colto da un grande piacere nella sorpresa di ritrovarla dopo tantissimi anni, e lei mi dice: “Sono venuta apposta perché sapevo che c’eri tu, e volevo regalarti questo spartito che Mimì voleva dare a te”. L’unica dedica che ho di Mia Martini dice così: “un filo invisibile che non si spezzerà mai”. Praticamente leggo subito quel gesto ricollegandolo a questa frase e penso che Mimì in qualche modo sia quindi presente al mio compleanno dopo tanti anni. Da lí inizia la mia nostalgia verso quel personaggio inimitabile e ho pensato di fare qualcosa che potesse realizzare i suoi più grandi desideri. Lei desiderava avere una casa e una famiglia, che non ha mai davvero avuto. Visto che avevamo fatto un investimento perlopiù inutile perché nessuno si sognerebbe di acquistare un terreno così grande unicamente per metterci una amaca, ho pensato di creare questa casa della musica che tutti i grandi artisti volevano sempre fare ma nessuno poi realizzava davvero. Nel 2013 Leda Bertè mi nomina Presidente della sua Associazione Minuetto, e ogni anno festeggiamo il compleanno di Mimi il 20 settembre.
Come funziona l’ingresso nell’associazione?
I ragazzi vengono in associazione, si fanno conoscere. Il primo ingresso e’ gratuito: a ogni ora che possano essere qua, vengono accolti con caffe/the o anche con qualcosa da mangiare, e poi si mettono a fare musica. Chi vuole frequentarci deve iscriversi e diventa sostenitore di questa associazione e segue il suo percorso.
In che modo quindi l’Associazione porta i ragazzi a un percorso che segua la filosofia di Mimì?
Noi siamo l’unica realtà in Italia che fa fare ai ragazzi la loro musica, con un grosso sacrificio: non promettiamo luci, televisioni, grandi eventi. Noi prima di fare assaporare qualcosa di importante vogliamo che i giovani superino da soli alcuni esami. Esami che decidono loro, e con cui si misurano in prima persona, e di cui ci devono convincere. La musica oggi e’ finita perché ormai esistono contest per cui anche chi ha un talento deve fare quello che vogliono gli altri. Il mercato musicale sta determinando il modo di fare musica e rende tutti i cantanti uguali tra loro e non distinguibili. E’ un sistema che toglie la personalizzazione dell’artista, che noi invece vogliamo tirare fuori. Non importa che piaccia o non piaccia il loro modo di esprimersi, i grandi artisti – da Vasco fino alla stessa Mimì- all’inizio non piacevano e sono diventati quello che sono diventati grazie al sacrificio e alla passione.
C’è insomma un grande rispetto della musica anzitutto, nonchè del talento di questi giovani.
Mango diceva: la musica non va fatta in ritagli di tempo. Io a questo aggiungo: una donna se la tradisci forse ti perdona, la musica non ti perdonerà mai, se la tradisci e perdi l’attimo dove lei chiede l’unione con te, non ti apparterrà mai più. La musica è magia, hanno voluto strumentalizzarla e adesso che non ci sono più nè musica nè soldi sembra tutto senza speranza, che noi invece vogliamo restituire. In questo mondo mancano rispetto, educazione, valore del tempo. I ragazzi vengono qui e danno parte del loro tempo: questo va apprezzato, valutato e pesato. Poi esiste anche il tempo per divertirci, mangiare insieme, ma quando si vuole lavorare il tempo diventa prezioso. L’obiettivo è molto ambizioso e trova i suoi risultati proprio in quella manifestazione che facciamo ogni anno al Teatro Nuovo; sono l’unico che sia riuscito a fare cantare a 70 Big le canzoni di Mia Martini. E molti sono cantanti dell’epoca in cui girava la diceria che Mimì portasse jella.
Tra i cantanti che hanno partecipato in questi anni c’è qualcuno, senza fare nomi, che all’epoca appoggiasse quella voce maledetta?
No tra i cantanti no, quella era una diceria che girava nella discografia. Mimì era molto determinata, non faceva trasparire le sue debolezze e le sue fragilità. Lei faceva quello che le apparteneva, che sentiva di voler fare. I ragazzi che arrivano qua e ascoltano le sue canzoni, con lei scoprono la musica italiana, scoprono il grande lavoro che sta dietro alla preparazione di un brano.
Che rapporto avevi con Mia Martini?
In tanti si stanno prendendo la vedovanza di Mia Martini ma noi esistiamo da 23 anni. Con Mimì ho avuto un rapporto breve, ci siamo conosciuti e io ero poco più di un ragazzino, poi non ci siamo più visti e ci siamo incontrati di nuovo nel 1993 per un evento. Avevamo un’amicizia occulta, che per colpa mia non ho saputo vivere meglio come avrei dovuto. Siccome sono dello scorpione ogni tanto metto il muso, in quel caso ho messo il muso con la persona sbagliata.
Hai visto la fiction di Raiuno? E’ stata bellissima, forse un pò sommaria perchè ci si è soffermati solo sulla vicenda di quella ignobile accusa…
È stata molto sommaria, ma va fatto un grande applauso a Serena Rossi: non è facile toccare il mondo di Mimì. Una canzone di Mia Martini non la può cantare chiunque, si può solo tentare di avvicinarsi al suo canto. E questo non lo invento io, lo hanno detto in tanti, da Mina a Celentano.
Secondo te perchè solo ora è arrivata quella necessità di parlare di Mia Martini?
Noi italiani per avere una forma di giustizia dobbiamo aspettare una trentina d’anni, inoltre ormai non c’è più niente di cui parlare, niente di nuovo da raccontare e allora l’unica cosa che si può fare è parlare di chi ci ha preceduto. Chi ha in mano le redini del potere ha bisogno di riprendere la vera cultura musicale e riproporla.
Cosa manca oggi per capire il vero senso della musica e dell’arte?
I ragazzi hanno bisogno di scoprire quanto vale un sacrificio. Gloria, fortuna, fama e popolarità arrivano facendo mille cose che si racchiudono nel voler apparire o con qualche intervento televisivo. Io con tutti gli artisti conosciuti nella mia vita non ho mai messo la mia foto con qualcuno da nessuna parte, perché non ho mai avuto bisogno di dimostrare certe cose.
Quanto influì quella storia della sfortuna sul modo di essere di Mimì?
Oggi se vieni additato, in base alla tragedia di cui sei protagonista, sei subito invitato nelle trasmissioni e diventi un figo. Un tempo bastava essere grassottelli, figli di famiglie separate o addirittura orfani per essere emarginati da un gruppo. Lei ha vissuto quella diceria in un periodo in cui ti marchiavano, oggi vieni solo classificato in una categoria, ma con tutte le categorie che ci sono c’è posto per tutti. Sicuramente ci sono pochissime persone corrette, purtroppo. Lei all’inizio ci rideva, ma soffriva moltissimo.
Mimì era una ragazza solare? Rideva? Le sue canzoni sono sempre un bell’inno di speranza…
Una delle cose più belle che ricordo di Mimì è la sua risata. Se chiudo gli occhi e penso a lei mi viene in mente la sua risata molto forte ma signorile. Era di una eleganza, di una femminilità e di una bellezza stratosferica. La parte triste ce l’aveva, ed era forte, perché non ha mai avuto una famiglia unita, ma quella famiglia la amava comunque tutta. Nel periodo in cui soffriva la fame Leda e Olivia, le sorelle di cui nessuno parla, la aiutavano tanto. Nelle canzoni di Mimi si trovano libertà, voglia di vivere. E i ragazzi che vengono qua lo scoprono molto in fretta.
Per scoprire qualcosa di più di questa stupenda casa, prima di andare a visitarla, come vi suggeriamo per approfondire un discorso tra l’anima e la musica che lì è più vivo che mai, potete intanto visitare il sito http://mimisara.it/
Massimiliano Beneggi