Auguri a Cutugno, patrimonio artistico italiano!

7 luglio, compie oggi 76 anni il grande cantautore italiano per eccellenza: Toto Cutugno, tornato più che mai alla ribalta televisiva quest’anno con la partecipazione a Ora o mai più, nelle vesti di coach e giudice. Una vittoria a Sanremo nel 1980 con Solo noi, sei successivi secondi posti con brani memorabili quali Serenata, Le mamme, Emozioni, Gli amori, Come noi nessuno al mondo, Azzurra malinconia, una vittoria (la seconda e ultima italiana) all’Eurovision Song Festival con Insieme 1992, e due partecipazioni sanremesi senza successo di classifica ma con vendite e popolarità da fare impallidire gli avversari: una volta con L’Italiano, l’altra volta con Voglio andare a vivere in campagna. E poi tre poesie meno capite: Faccia pulita, Un falco chiuso in gabbia (quarto posto nel 2008), Aeroplani (che fece scoprire la bellissima voce di Belen Rodriguez).

Erano gli anni ’90 quando Toto era anche presentatore, da Piacere Raiuno a Domenica In passando per Stasera mi butto. Intrattenitore, narratore di emozioni e di sentimenti: per questo definito spesso ruffiano, come lui stesso amava ironizzare nel tormentone estivo del 1985, Mi piacerebbe andare al mare il lunedì. Toto è l’autore, con Minellono, di canzoni di incredibile successo anche di Celentano e Dalida. L’amore del pubblico lo ha portato a essere uno dei cantautori più importanti di sempre. Eppure il suo rapporto con l’Italia non è più lo stesso. Le sue sfuriate con i giornalisti sono leggenda della televisione (il Dopofestival ancora ringrazia a distanza di undici anni per quella diatriba con Fegiz che regalò un momento di spettacolo in una trasmissione che dovrebbe cercare le polemiche ma si limita quasi sempre a una mera cronaca delle serate festivaliere). I suoi compensi in Italia sono troppo bassi e non gli garantiscono certo quelli che gli danno i paesi sovietici, ben più attenti alla meritocrazia del nostro Paese che preferisce spendere soldi per incentivare finti musicisti che fanno versi nel microfono con l’autotunes. Lui, Toto, é l’unico che non ha mai usato il playback nemmeno quando era consentito e privilegiato da tutti a Sanremo. Figurarsi l’autotunes. Tutti lo votavano, lo amavano, eppure ora i critici lo hanno preso di mira e lo hanno affossato facendolo così diventare un emblema del solo passato per il pubblico più giovane. Ingiustizie, cattiverie, a danno del cantautore al quale Celentano ha copiato il modo di interpretare i brani più melodici pur senza dichiararlo.

L’Italia meriterebbe il ritorno di Toto in concerto: forse sarebbe il caso di ridare dignità economica a uno che ha regalato dignità all’Italia attraverso canzoni che hanno descritto con ironia e amore la nostra penisola. Il nostro sogno rimane un concerto, in Italia, come quelli che avvengono in Russia. Certo la stampa dovrebbe fare il suo, e decidersi a superare incomprensibili rancori (chi non si arrabbierebbe davanti ad ingiuste accuse di stonature subito dopo le esibizioni?), non boicottare ma rendere elogi a grandi artisti nostrani come Toto. Ora che è tornato con Ora o mai più, dando vita a spettacolo e musica come nessun altro, i tempi sono maturi per farlo. La Francia lo ha fatto fino all’ultimo con Aznavour, la Grecia con Roussos. Solo in Italia preferiamo mettere in primo piano pseudocantanti vergognandoci dei veri artisti. Ahi serva Italia, di dolore ostello, non donna di provincia ma bordello! Auguri Toto, patrimonio artistico dell’Italia da tenere sotto chiave più che farselo scappare all’estero! L’Italia, quella che ascolta e non critica, ti ama!

Massimiliano Beneggi

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