Dal 4 al 6 ottobre al Teatro Fontana di Milano alle 20.30 (domenica 6 alle 16), va in scena La classe. Ecco qui sotto il comunicato stampa ufficiale.

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La classe è un docupuppets con pupazzi e uomini. È un rito collettivo, in bilico tra La Classe morta di Tadeusz Kantor e I cannibali di George Tabori, in cui gli adulti, interpretati da pupazzi realizzati da Fiammetta Mandich, rileggono i ricordi di un’infanzia vissuta nella paura di buscarle. Una storia che Fabiana Iacozzilli fa nascere dai ricordi delle scuole elementari all’istituto “Suore di carità” e in particolare da quelli legati alla sua maestra, Suor Lidia.
Questi ricordi/pezzi di legno, bambini ridotti a marionette, fantocci di gioventù morte, impotenti e manipolati come oggetti, si muovono senza pathos su dei tavolacci che ricordano banchi di scuola, tavoli da macello o tavoli operatori di qualche esperimento che fu. Intorno silenzio. Solo rumori di matite che scrivono e di compagni che respirano.

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E poi rumori di gessi che si consumano scrivendo dettati alla lavagna. I genitori sono assenti. Non pervenuti. I genitori sono solo disegnati su un cadavere di lavagna ma poi ben presto cancellati. Nel silenzio dei loro passi, questi corpicini di legno si muovono in un Mondo-Suor Lidia che pure Dio abbassa lo sguardo quando la vede. Suor Lidia, unica presenza in carne e ossa, figura viva di donna o uomo in mezzo a tutti questi oggetti, sfugge alla vista di pupazzi e pubblico. Ne possiamo sentire i passi, vedere le mani, cogliere nel buio qualche tratto, sentire l’odore del suo sigaro magari. Sentiamo che ci fa paura, che in fondo, nel fondo più fondo di ognuno di noi, pubblico pupazzo performer tecnico tavolo o compagno di classe, lei è generatrice di paura.
In questa ricerca di pezzi di memorie andate emerge il ricordo in cui Suor Lidia affida a Fabiana la regia di una piccola scena per una recita scolastica decidendo, forse, insieme a lei, la vocazione della sua alunna. Dunque La classe è uno spettacolo che voleva parlare di ABUSI DI POTERE ma parla di VOCAZIONI, quella di Fabiana e quella della suora.

Comunicato stampa ufficiale