‘Il berretto a sonagli’: così Jannuzzo e la Muni commuovono il Manzoni

Ci aveva avvisati Gianfranco Jannuzzo alla conferenza stampa di presentazione de Il berretto a sonagli: quando si esce dal teatro si canticchia il motivetto. E in effetti è così, la musica di Mario D’Alessandro fa rivivere alla perfezione il clima di una Sicilia anni ’30 insieme alle scenografie e i costumi di Carmelo Giammello e Mara Gentile.

LA STORIA COMMOVENTE

Emozionante Emanuela Muni (“Interpretare questo personaggio al fianco di Gianfranco Jannuzzo è un sogno che si realizza”) nel ruolo di Beatrice, donna tradita che vuole salvare se stessa e l’onore a costo di rimetterci l’immagine e finire sulla bocca di tutti come cornuta, ma viene costretta a farsi passare per pazza. Sconvolgente Gianfranco Jannuzzo, nei panni di Ciampa, che nella medesima condizione di Beatrice, non rinuncia alla donna che l’ha tradito e salva le apparenze davanti al popolo con un’intuizione tanto singolare quanto disarmante. La verità gridata in faccia alla gente non sarebbe creduta, lei verrà riconosciuta come pazza, e le corna saranno cancellate. Solo apparentemente, ma questo è quanto basta a lui, perdutamente innamorato di sua moglie, che è deciso a perdonare. L’ipocrisia della società rende tutti burattini che devono rispettare l’etica, ma non necessariamente la moralità. Ciampa e la famiglia di Beatrice tirano un sospiro di sollievo quando si trova la soluzione, dimenticando in un attimo che la dichiarata follia elimina la macchia etica ma non la colpa morale. L’incredulitá della donna, lasciata sola persino dalla madre, Donna Assunta (una straordinaria e divertentissima Anna Malvica) e da tutta la famiglia che asseconda Ciampa, lascia brividi di emozione tanto quanto quel grido finale di Ciampa che, proprio a metá tra follia e serietà lascia sfogare la sua terza chiave, quella etica: ‘È pazza, è pazza!’. E lui non ha più indosso nessun berretto a sonagli che risuoni nelle pettegole insensibilità del paese.

JANNUZZO ONORA E DÀ LUSTRO AL TESTO DI PIRANDELLO

Luigi Pirandello ci regala così una delle sue più straordinarie commedie, che prende ritmo in un climax soprattutto nel secondo atto. Il rapporto tra la verità e la follia, l’ipocrisia del mondo che vuole giudicare, impone regole etiche di pura apparenza e si disinteressa del dolore delle persone: temi cari all’autore, che non smettono di interrogarci e sorprenderci a distanza di tanti anni. La recitazione degli attori, in questa versione, è più che mai fedele al testo con alcune riproposizioni di scene inizialmente tagliate dallo stesso Pirandello, ma il ritmo è vivo, grazie anche alla presenza del saccente fratello Fifì (Alessio Di Clemente) e del divertente commissario (Rosario Petix) che non sa mai prendere posizione. Bravissime anche le più giovani, inseriti in un cast ben collaudato: Alessandra Ferrara e Carmen Di Marzo.

Jannuzzo è semplicemente formidabile nei monologhi in cui Ciampa racconta la sua consapevole realtà e il suo pensiero sull’amore. Il pubblico, soprattutto nel monologo finale, applaude ripetutamente costringendo l’attore a fermarsi per lasciare spazio al sentimento della platea. Un vero signore, come aveva già dimostrato in conferenza stampa quando era arrivato salutando uno per uno i giornalisti presenti.

TEMI E INTERROGATIVI SEMPRE ATTUALI

‘Per fortuna oggi il ruolo della donna è cambiato. Quando parliamo di donne parliamo di qualcosa molto vicino a Dio’, aveva detto l’attore siciliano mercoledì. Forse Pirandello non poteva immaginare che nel 2019 questa commedia avrebbe suscitato tanto coinvolgimento: il rispetto per la donna è per fortuna un tema sempre più forte, e in fondo sono cambiate le modalità, ma continuiamo a essere pupi in mano alla società, da cui ci facciamo dipendere costantemente. Alla fine ci restano dei quesiti, a cui forse nemmeno l’autore saprebbe risponderci nel suo assoluto genio di creare testi dagli interrogativi universali. Passando per pazza Beatrice diventa il capro espiatorio delle apparenze altrui ed é l’unica a non salvare nemmeno in minima parte se stessa pubblicamente ma a tenere alta la sua dignità, ma rimane il dubbio che quello di Ciampa sia un amore troppo accecato per essere autentico. Allegorie, ritmi snelli rispettosi del testo, musiche e un cast perfetto, fanno di questo spettacolo, in scena fino al 27 ottobre, il miglior esordio della stagione di prosa del Teatro Manzoni di Milano. Gli applausi meritatissimi alla fine sono anche per il regista Francesco Bellomo e per Walda Foscale, ricordata con entusiasmo da Jannuzzo come la madrina del direttore Alessandro Arnone. Quando si trasferisce tutta l’emozione dal palcoscenico alla platea, vuol dire che lo spettacolo ha raggiunto livelli altissimi: Il berretto a sonagli è una commedia importante, di un teatro che grazie a Dio ancora viene riproposto e apprezzato.

Massimiliano Beneggi

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