UN NUOVO MESTIERE: CONCORRENTE DI REALITY
In effetti perché catalogarlo come trash? Il Grande Fratello è la commedia dell’arte creata ad hoc da autori che, anzichè inventarsi format come facevano una volta, cercano dinamiche che trasformino i protagonisti in personaggi con ruoli ben definiti puntata per puntata. Non differentemente da quello accade nei salotti di Barbara D’Urso del resto: gli ospiti non hanno diritto di parola, ma solo di presenza fisica per aggiungere un breve commento senza il più delle volte finire il discorso. L’obiettivo è fare esprimere, nella forma dell’incensamento o della denigrazione secondo i desideri di Donna Barbara, l’ospite d’onore su cui si concentra il dibattito. È così che funziona la televisione ormai, inutile prendersela: si può solo cambiare focus (o canale) e dare una interpretazione differente a questi prodotti dell’etere. Ormai tutto si è contaminato con il web, e per questo lo stesso Gf non può più essere considerato il medesimo di vent’anni fa: una volta era trash, oggi va inteso come una commedia. Vi siete mai chiesti perché i concorrenti dei reality siano sempre gli stessi come gli ospiti di Pomeriggio Cinque? Ci vuole l’arte di entrare nei personaggi richiesti: rassegnamoci, essere concorrente di un reality o ospite di Barbara D’Urso è un mestiere, non adatto a tutti. Piaccia oppure no. Per questo lavoro, qualora vogliate intraprenderlo, scordatevi di scrivere sul curriculum qualità che richiamino all’eleganza e la fatidica frase ‘buona predisposizione a lavori di squadra’: sareste scartati quasi certamente.
LA COMMEDIA DEL GF
Lunedì 2 marzo: dopo avere discusso sulle isterie di Antonella Elia (voluta anche per il suo caratterino al proprio fianco anni fa da Corrado, Vianello e Bongiorno, e quindi evidentemente non così idiota ma comunque capace di entrare nel personaggio rissoso) e sulle provocazioni di Valeria Marini che tiene a precisare quanto sia fedele a Dio, ecco arrivare l’apice. Adriana Volpe contro Antonio Zequila.
METTERE IN SCENA FINTE VERITÀ
Non sono nuovi a litigi con altri colleghi, che paradossalmente li hanno resi più celebri di tanti anni passati in televisione. La rissa Zequila-Pappalardo è talmente famosa da spingere persino la Volpe a utilizzare contro il suo rivale l’espressione (‘Mai più!’) che questi usò all’epoca del diverbio a Domenica In. Nulla è affidato al caso in questa commedia. Il motivo della querelle è talmente avvincente da creare suspense per il solo fatto che entrambi affermino con convinzione l’uno il contrario dell’altra sullo stesso argomento: Zequila, trent’anni fa, avrebbe avuto un pomeriggio di passione con Adriana, all’epoca diciottenne. Lui lo giura sulla testa di suo nipote, lei, per buttarla sul religioso, su quella di sua figlia. Lui rilancia: riesce a giurare sulla vita del padre morto (che valore ha, ammesso e non concesso ce l’abbia, un giuramento sulla vita di una persona scomparsa?). Bello essere parenti di sti due. In tutto questo la religione non c’entra nulla. Nemmeno nella dovizia di particolari raccontata da Zequila che narra di una presunta telefonata ricevuta dalla coinquilina qualche anno dopo, prima di una puntata de I Fatti Vostri, in cui gli veniva chiesto di non dire nulla circa quel pomeriggio di fuoco a Milano ‘non solo per mangiare biscotti’. L’interesse su quello che sia accaduto trent’anni fa probabilmente non riguarda nemmeno il marito di Adriana, che non la conosceva a quei tempi, ma gli autori del reality ci pongono di fronte a una commedia che ricorda un vecchio proverbio. Ci sono tre verità: la mia verità, la tua verità, e la verità. Tutto è certo come è falso, se i punti di vista da cui si osserva sono due opposti tra loro. In fondo non importa a nessuno sapere cosa sia accaduto davvero trent’anni fa, ma vedere le reazioni dell’essere umano di fronte a qualcosa che uno vuole raccontare ad ogni costo e l’altra negare con la stessa veemenza. In questa commedia qualcuno è più adatto, altri meno. È garbata Adriana, ha una capacità retorica che le fa mantenere i nervi saldi in ogni momento, e ha cultura da vendere: è sprecata per questo teatrino, meriterebbe una sua trasmissione una delle più brave conduttrici che abbiamo. È perfetto Zequila in questo contesto, ben diversamente da come poteva essere per Domenica In: lui incarna il maschio tipico che si fa fregio di una ormai sbiadita bellezza, con toni sofistici ed egocentrici. ‘Io che ho un cervello eccezziunalo, ma la gente mi ritiene un animalo’: quando Abatantuono la cantava non conosceva il bell’Antonio, che sapientemente sa usare il mezzo televisivo per quello che è. Ovvero, una commedia per imbecilli. È scaltro e ben più intelligente dei personaggi che interpreta sin dai tempi in cui divenne Er mutanda. La Volpe e Zequila piacciono al pubblico a prescindere dalla verità del fatto, formalmente poco interessante. Resta che non esistono ragioni per cui si debba tirare fuori una cosa del genere dopo anni, al pari di come non avrebbe senso negarla qualora fosse vera.
LE COMPARSE TESTI E PUPO
Uno dei due evidentemente dice il falso; gli autori lo sapevano perfettamente e hanno restituito così al pubblico una scena divertente e frizzante con attori perfettamente calati nel loro ruolo, che danno spazio anche ad altre comparse per inserirsi. Lo fa per primo Fabio Testi, in qualità di vecchio saggio paciere: ‘Vogliamo metterla con una battuta? Adriana all’epoca aveva talmente tanti fidanzati che di uno come Zequila non si è nemmeno accorta’. Adriana gli sorride e lo ringrazia. Le ha appena dato della baldracca frigida e lei lo ringrazia. Mah. Chissà cosa ne pensa il fidanzato di trent’anni fa all’idea che ci fossero altri nel suo ruolo. Potrebbe intervenire nelle prossime puntate: non sarebbe una novità un episodio del genere in un reality. Ormai sappiamo anche a memoria i copioni di queste commedie. Dallo studio ecco Pupo, uno dei più invidiati cantautori italiani all’estero che da noi viene trattato come un consumato pornoattore a cui rivolgersi più che a qualunque sessuologo: ‘Ci sta non volerlo raccontare. Anch’io sono stato rinnegato come amante da una donna di cui non ripeto il nome’. Lo sanno anche i muri ormai, per sciogliere i dubbi lo incalza Signorini: ‘È Barbara D’Urso’. Un’altra occasione per concedere una arringa in diretta all’Illuminata delle reti Mediaset. Tutto torna, le commedie televisive vivono come i teatri grazie agli attori che girano tra diverse compagnie e si aiutano tra loro. Solo che la commedia televisiva non viene fermata nemmeno dal coronavirus, quella teatrale è messa al bando. E siamo costretti a sorbirci le prime, ideate per imbecilli e allargate all’uso globale senza possibilità di fare altrimenti. Così guariremo dalla quarantena, ma ci ammaleremo di un sicuro prolasso alla fine di tutto questo.
Massimiliano Beneggi