Uscirà l’8 maggio il video di Io che non ho sognato mai (ieri su Corriere.it è stata pubblicata l’anteprima in un servizio di Max Pucciariello), il secondo singolo estratto da La Piramide, lo straordinario di Luca Madonia uscito lo scorso novembre. Un album fatto di soli duetti di assoluto prestigio, per un lavoro così prezioso che merita una volta di più di essere al centro dell’attenzione dopo gli inevitabili rallentamenti provocati dall’emergenza Covid. Nello specifico, la nuova canzone è quella che lo vede impegnato con Morgan, autore di una parte dell’arrangiamento del brano, e che conferma una volta di più la straordinaria capacità dell’artista catanese di oltrepassare i tempi. Il videoclip, infatti, registrato ben prima della quarantena, vede i due protagonisti distanti tra loro, comunicare solo attraverso una vecchia televisione. Come a voler dimostrare la costante necessità del passato anche nella comunicazione più moderna. C’è molto malinconico realismo nel testo di Io che non ho sognato mai, ma altresì tanta speranza riversata nell’amore, unico spiraglio di luce in un tunnel nel quale poter sognare sembra essere un lusso.

Luca Madonia con questo lavoro si conferma uno dei più delicati poeti, capace di essere avanguardista nei testi e nella musica senza perdere la sua impronta rock melodica con cui debuttò quasi 40 anni fa con i Denovo. Nell’album, lanciato con il singolo Allora fallo insieme a Enrico Ruggeri, l’artista catanese affronta temi quali l’amore e il coraggio toccando la filosofia esistenzialista che da sempre lo appassiona. In questa intervista ce lo racconta bene.

luca madonia

Luca il titolo dell’album si ispira alla Piramide dei bisogni teorizzata da Maslow. Quando uscì l’album cinque mesi fa tutto aveva un sapore differente, oggi quali sono i bisogni fondamentali di Madonia?

Certe emozioni col tempo vanno via e subentrano altre priorità, ma quelle più importanti non cambiano: su tutti l’amore e la musica. Mi aveva affascinato la lettura del testo di Maslow sulla gerarchia dei bisogni primari per capire la crescita e le scelte di un individuo. Mi ha incuriosito scoprire l’evoluzione di quei bisogni nell’arco di una esistenza. Ho trasportato quindi tutto sulla musica e sul canto, avendo la fortuna di fare un mestiere bellissimo per il quale mi sento un privilegiato. La Piramide Mi sembrava quindi il titolo più adatto.

Tantissimi artisti duettano con te in questo lavoro.

Mi hanno detto subito tutti di sì, ed è stata una grande vittoria, nonché un grande attestato di stima nei miei confronti. Le canzoni sono cantate con Morgan, Enrico Ruggeri, Carmen Consoli, Mario Venuti, i Decibel, Patrizia Laquidara, Giada Colagrande, Mauro Giovanardi, mio figlio Brando e il grande Franco Battiato.

Io che non ho sognato mai è un brano a metà tra l’oscurità e la voglia di rinascita.

E’ sicuramente il brano più introverso, scritto in un momento di particolare disagio, e subito ho pensato a Morgan proprio per il personaggio che è. Nessuno meglio di lui avrebbe potuto interpretare quel tormento emotivo. Mi ha chiesto quindi se poteva aiutarmi nell’arrangiamento orchestrale e non ho avuto esitazioni ad accogliere la sua preziosa collaborazione.

A novembre non era ancora accaduto nulla tra lui e Bugo, ma il personaggio è da sempre uno dei più discussi. Non hai avuto alcun tipo di remora?

Assolutamente no. Non abbiamo mai una grande frequentazione ma ci siamo incontrati varie volte, ci troviamo d’accordo sul modo di interpretare la musica e abbiamo l’amicizia in comune con Battiato. Ha un grandissimo talento che ha dato al brano il sapore che volevo.

Nel brano ci sono delle atmosfere che mi hanno ricordato i Matia Bazar, così come in Quello che non so di te, canzone dolcissima di qualche anno fa con Franco Battiato c’è un’aria che richiama De Andrè.

E’ tutto un album che ritrova delle atmosfere anni ’60, un’arte in bianco e nero. Mi sono appoggiato sulle mie passioni di cantautorato. Mi piaceva esplorare quel tipo di musica sullo stile di Gorni Kramer a cui ho sempre guardato con ammirazione. In ogni canzone ci sono tre minuti di storie da confezionare e fare arrivare alla gente, e per farlo ho voluto in ognuna di essa un grande insieme di sonorità: tutti i brani infatti sono suonati dal vivo. Ho aspettato tanto a concludere questo lavoro, l’ho fatto con calma ma il risultato è proprio quello che avevo pensato.

L’album è disponibile in cd da gennaio, ma già da novembre è ascoltabile su You Tube. Una scelta coraggiosa commercialmente che risponde anche a un ascolto più distratto a cui ci siamo abituati…

E’ cambiato tutto il mondo, e quindi anche il modo di ascoltare la musica. C’è un approccio più distratto in effetti: una volta c’era la scoperta del vinile. Si carpiva l’importanza dell’oggetto materiale per cui si faceva una full immersion nel progetto che si riascoltava più volte, anche con un approccio persino maniacale. Oggi è tutto più confuso, superficiale e distratto: ma tutto il mondo cambia, quindi è giusto che sia così. Come dicevo, le emozioni mutano con la maturità degli anni: un tempo era prioritario ascoltare il vinile, oggi non lo è più.

Sofocle riassumeva il più grande danno dell’uomo nella sua incapacità di avere il potere pur possedendo la conoscenza. Tu in Canzone semplice con Carmen Consoli forse dai una soluzione accennando alla possibilità di conoscere l’esistenza attraverso l’altro. Che rapporto c’è tra la conoscenza della vita e la verità?

Ricordo quello che diceva Socrate: la conoscenza è difficilissima, la vera intelligenza è il sapere di non sapere. Canzone semplice è una chicca lenta e intima in cui si racconta del rispetto che ci vorrebbe sempre nei confronti dell’altro: bisogna continuare a rispettarsi, a riconoscere anzitutto i propri limiti. Conoscere qualcosa non basta se non si rispetta la libertà altrui.

Parliamo del tuo primo Sanremo, era il 1988 quando scrivevi Ma che idea. Il testo sembra uno di quelli nati in questo periodi di quarantena: Chiedetevi perché ci si vuol bene, cos’è che ci conviene anche soli e un po’ distanti…

L’ho risuonata anche giorno fa sui social ed è tantissimo che non la faccio dal vivo: il testo è attualissimo, parla di distanza, dell’importanza di capire cosa convenga. Sono stati dei miei amici a farmi notare questa attualità, io avevo un po’ accantonato il brano anche perché non vivo troppo di ricordi, sebbene sia legato a una bellissima storia. Era il primo Sanremo coi Denovo, e da giovani tutto quello che accade viene vissuto in modo più rapido e distratto.

Nel 2011 la tua ultima partecipazione al Festival con L’alieno. Sono trascorsi nove anni: ti senti ancora un alieno nel mondo di oggi?

Quella del 2011 fu una esperienza più adulta che vissi in maniera molto più rilassata: mi piaceva il pezzo, ero con Battiato, per me era già una vittoria. Non pensavo a risultati: spero che l’entusiasmo e la serenità fossero arrivate al pubblico. Il mio modo stranito di pensare e vedere il mondo lo portai sul palco con Franco che è forse il più marziano di tutti. Essere alieno è sempre stato la mia forza. Anche quando siamo nati come Denovo eravamo alieni di quel mondo alternativo del new rock italiano, dove vestivano tutti dark, scimmiottando le major. Mi sono sempre sentito un alieno nei vari mondi musicali, e forse anche perché non mi sono mai preso sul serio: questo è sempre stato un grande stimolo.

Qual è il segreto di un alieno per sopravvivere alla smania di successo e al delirio di onnipotenza che prende tanti giovani che sentono il loro pezzo alla radio una volta?

Bisogna sempre guardarsi da fuori, e si scopre chi siamo dentro. Analizzo la mia arte da fuori: sono un privilegiato che fa questo lavoro dall’82, realizzando il sogno che avevo da ragazzino. Non è vero che non ho sognato mai…

Massimiliano Beneggi

Ecco qui sotto l’audio e il testo di Io che non ho sognato mai, il cui video uscirà quindi l’8 maggio.

Io che non ho sognato mai

Credendo solo alle certezze

Per riempire questo vuoto

Sicuramente avrò sbagliato

Anche quando sono nato

Ma ormai

Son qui in questo mondo

Vorrei non toccare più il fondo

Perché io so che il giorno

Mi dà l’occasione per vivere con te

Io che non ho saputo mai

Prestare ascolto alla paura

So sacrificarmi per natura

E che non so cos’è il possesso

E vengo dato per scontato

Allora poi sono io a negar me stesso

Son qui in questo mondo

Vorrei non toccare più il fondo

Perché io so che il giorno

Mi dà l’occasione per vivere con te

Ma che delusione mi darai

Se tu non mi capirai

E mai più tu mi regalerai

La tua luce

Perché io so che il giorno

Mi dà l’occasione per vivere con te

Io che non ho sognato mai

Credendo solo alle certezze

Per riempire questo vuoto