Non sono mancate le critiche sui social per la serata trasmessa ieri sera su Raiuno e Rai 4, dedicata all’evento Europe shine a light, sostitutivo dell‘Eurovision song contest quest’anno annullato. Critiche, però, da rimandare agli stessi organizzatori più che alla Rai, la quale ha dovuto barcamenarsi in un mare di difficoltà dettate da una manifestazione resa poco appetibile dalla stessa decisione di rinunciare alla gara.

Non a caso l’evento non era stato pubblicizzato come negli ultimi anni quando l’Italia tifava per Il Volo, Michielin, Gabbani, Meta-Moro, Mahmood. Se l’Eurovision song contest, nel suo show molto musicale e spesso ancor di più trash, ha sempre una certa fatica ad arrivare all’interesse degli italiani, è naturale che privandolo della sua competizione (che ha visto trionfare il tricolore solo due volte, l’ultima nel 1990) perde gran parte della sua forza. Accadrebbe anche con il Festival di Sanremo: provate a immaginare un’edizione senza graduatoria finale, e traete le conclusioni su quanti possano essere i milioni di italiani che sapendo di andare a lavorare il giorno dopo restano incollati alla tv fino alle 2 di notte per uno show che diventerebbe niente di più se non un’edizione speciale di I migliori anni. Per certi galà, la gara è tutto. Il pubblico vuole la classifica, il televoto, la gioia per la vittoria e la rabbia per le sconfitte di misura come quella dello scorso anno quando Soldi sfiorò il colpaccio. La gente vuole la competizione vera, non i triangolari estivi dove potrebbe giocare la prima squadra come le riserve, che tutto sommato sarebbe tutto bello e tutto brutto nella stessa maniera. In una parola, indifferente.

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Europe shine a light è stata una bella occasione per dimostrare che, almeno sul campo della musica, esiste ancora una unità continentale. Una bella serata di canzoni, organizzata però in un modo del tutto rivedibile. Soprattutto perchè organizzata in nome dell’amore per la musica.  I 41 cantanti in gara avevano a disposizione 30 secondi di saluto e una clip di altrettanti 30 secondi di canzone. Non fai in tempo ad appassionarti a un brano che è già ora di passare a quello successivo: più che amore per la musica, un coito interrotto quarantuno volte. Alla fine è lecito uscire un tantino di testa e cambiare canale. Perchè l’organizzazione abbia preferito rinunciare alla gara non mandando in onda tutte le clip per intero, lasciando spazio al televoto o a un sistema di votazioni rivoluzionato, rimane un segreto degno di quello di Fatima. Difficile accattivare il pubblico con le canzoni di certe nazioni sapendo che sarà la prima e ultima volta che si ascolteranno. Uno show a metà insomma, che la Rai ha scelto di raccontare come meglio si poteva.

Su Rai 4 è infatti andata in onda la serata ufficiale, quella che si poteva godere chi voleva la manifestazione nuda e cruda, fatta di canzoni nuove e brani storici della kermesse (con giusti tributi alla musica italiana e al suo Volare: senza Sanremo non esisterebbe l’Eurosong, è giusto ricordarlo). Raiuno ha confezionato uno show a parte che in effetti frammentava ulteriormente i contributi europei con collegamenti qua e là, cercando altresì di dare un senso alla trasmissione con vari ospiti: Francesco Gabbani, Mahmood, Albano, Ermal Meta, Fabrizio Moro, Il Volo. A riempire lo spettacolo, quindi, filmati delle loro esibizioni e chiacchiere con i due conduttori Flavio Insinna e Federico Russo impegnati a rendere più interessante una serata che si è trasformata in una grande macedonia tra presente e passato con tempi e racconti troppo ridotti per rendere giustizia alla musica. Di fatto, però, è il massimo che si potesse fare per valorizzare una serata che già senza la gara diceva da sè: “E’ tutto inutile”.

La vera luce accesa in una serata confusa, il nostro Diodato, emozionante e sconvolgente nella sua esibizione di Fai rumore registrata in una Arena di Verona deserta. L’esplosione del ritornello è quella che meglio di qualunque altro brano ci restituisce pathos e ci fa sentire orgogliosi di essere italiani, in un giorno che di fatto determina la fine del lockdown. Un brivido percorre la schiena di tutti noi, con sano patriottismo: bello essere europei, ma quando si ascolta la musica italiana è ancora più ricco il sentimento di commozione. Diodato, del resto, perde la possibilità di gareggiare (difficile che il prossimo anno si impedisca al vincitore di Sanremo 2021 di partecipare all’Eurovision), ma forse ha una fortuna: quella di essere comunque il vincitore di una manifestazione che ha 41 trionfatori. Uno per ciascuna nazione. Per l’Italia, quest’anno più che mai, c’è una canzone vincitrice, ed è proprio Fai rumore, entrata nei cuori come un canto di liberazione.

A fare più rumore di tutto, nella serata, è il finale: tutti cantano Love shine a light, vincitrice nel 1997 con Katrina e The Waves. E’ questo il momento più emozionante dopo quello di Diodato. E poi la notizia: l’Eurovision song contest 2021 sarà di nuovo in Olanda. Questa volta con la gara.

Massimiliano Beneggi