Gabriele Ciampi: “Mi ispiro a Lord Byron per gridare la speranza. Il mondo migliorerà, anche la musica”

Ella incede in bellezza, come la notte
di climi tersi e di cieli stellati;
E tutto il meglio del buio e della luce
s’incontra nel suo viso e nei suoi occhi;
i sorrisi che incantano, i colori che brillano,
e raccontano di giorni spesi nella bontà,
Una mente in pace con il mondo

La sensibilità poetica di Lord Byron diventa musica, che con straordinaria preziosità aiuta a superare le difficoltà vissute negli ultimi mesi. Ci saranno delle immagini del periodo di quarantena che rimarranno simboliche: le grandi città deserte, Papa Francesco che prega nella piazza deserta di una Pasqua anomala, le bare trasportate coi camion a Bergamo, la stanchezza degli infermieri e dei medici, autentici eroi. Immagini forti, anche crude per certi versi, che paradossalmente servono però a fissare il dramma nella nostra memoria: esattamente come l’impatto coi fotogrammi del crollo delle Twin Towers e della gente disperata che si buttava dalla finestra, ci commuove ancora a distanza di 19 anni. Dimenticarci di tutto questo solo per la fretta di ricominciare sarebbe quanto di più inumano ci potrebbe essere. Per fortuna c’è l’arte a ricordarci di quanta umanità siamo capaci.

luz gallardo
Foto di Luz Gallardo

Da qualche giorno è uscito She walks in beauty, il brano composto da Gabriele Ciampi e soavemente cantato da Teura. Sulle parole della celebre poesia del 1814 di Lord Byron, il musicista, unico italiano in giuria ai Grammy Awards, rievoca gli ultimi drammatici mesi che hanno messo in ginocchio la salute e l’economia, ma hanno restituito la passione e la moralità di questa vita. Il videoclip è un vero docufilm di tre minuti che sbatte contro la nostra anima creando un angosciante nodo alla gola e rimbalza mostrandoci la luce di un peggio che sembra finalmente passato. Oltre il quale ora troveremo solo una lenta ma fondamentale ripresa, dopo un evento che ci ha colti completamente impreparati. La bellezza spirituale ci prende finalmente per mano accompagnandoci in un futuro tanto misterioso quanto splendente.

Nel panorama musicale dell’ultimo periodo tante belle canzoni hanno accompagnato la voglia di vita e libertà, ma una vera colonna sonora come She walks in beauty finora non si era ancora ascoltata. Basterebbero il solo tocco del pianoforte e il violoncello (suonato da Livia De Romanis) su un arrangiamento magistrale a regalarci tutte quelle emozioni che invece esplodono nel matrimonio con la voce di Teura. La speranza e la rinascita vivono laddove si incontrano musica, poesia e immagini anticipando il quarto album dell’artista, in uscita in autunno. Con grande orgoglio italiano, che ogni tanto può vantare un assoluto Maestro.

Gabriele, come mai la scelta di rileggere Lord Byron e l’idea di una donna immaginaria come simbolo di una bellezza spirituale?

Mi piace cogliere con ottimismo l’opportunità anche nel momento peggiore. Byron è straordinario perchè trova sempre il lato positivo, e ora che stiamo cercando di capire cosa si possa fare per risollevarci, questa poesia torna ad essere molto attuale. In quella donna immaginaria lui vede la rinascita dopo un momento buio della sua vita. Usa parole molto semplici che arrivano dirette ai lettori, e io ho provato a fare la stessa cosa con il mio unico modo di esprimermi che è la musica. Al di là della situazione di emergenza che abbiamo vissuto, e che è giusto continuare a ricordare anche con immagini dure, dietro a questo brano c’è la voglia di rinascita. Volevo trasmettere un messaggio di speranza in un momento importante, ispirandomi unicamente a una poesia molto particolare e penso che esca proprio nel momento più opportuno.

In cosa consiste la luce di speranza che può vedere ora la musica?

Ci sarà un modo nuovo di ascoltare e di produrre la musica: il concerto, come eravamo abituati a vederlo fino a due mesi fa non ci sarà più, e abbiamo imparato a lavorare da casa. Anche questo brano l’ho composto a distanza. Finalmente diventa importante la qualità del contenuto, magari a discapito di quella della forma: si è capito che è meglio avere un rumore in più nella registrazione, ma un contenuto vero da proporre.

In che modo cambieranno i concerti? Pensi che scopriremo finalmente live che rispettino tutte le regole di sicurezza?

Pensare che si punterà sulla qualità vuol dire anche che si abbandonerà quella priorità che veniva data alla massa. Ai concerti succedono spesso incidenti: non dimentichiamoci gli accoltellamenti e i feriti di cui non si è più parlato ma che hanno continuato a esserci. Per questo sono contento che la situazione ci porti ora ad un cambiamento drastico: chi lavora dietro le quinte continuerà a farlo, cambierà solo l’audience. Capisco che per l’ego personale di un artista sia un peccato dovere rinunciare a certi eventi con migliaia di persone nel pubblico, ma ai concerti si va per ascoltare la musica, quindi poterla godere senza propaganda politica e comizi dal palcoscenico porterà solo benefici. Avere live negli stadi con gente che si ammassa sul prato non ha senso logico: se proprio si vorranno raggiungere più persone, si potrà ricorrere allo streaming che permette di arrivare a tutti. Anche la musica classica, ora, sta conoscendo piano piano lo streaming e arriva sempre di più nelle case finalmente.

Tu che sei un Maestro d’orchestra e giudice ai Grammy rappresenti l’espressione di quello che dovrebbe essere sempre un musicista, ovvero un professionista delle sette note dal classico al pop. Perché si ha sempre la sensazione che la correttezza che rende eterni il teatro e la musica classica non possa essere replicata nella musica pop, dove diventa più difficile credere in un futuro?

Il problema della musica italiana è che si tratta sempre di un piccolo surrogato di qualcos’altro: è un po’ un misto di propaganda politica e promozioni di altro genere, che non hanno a che fare con la canzone. Si sbaglia il concetto: bisogna tornare alla pura musica, a concerti che non siano di destra o di sinistra ma di tutti. Il periodo della musica pop come propaganda quindi ora finirà e il cantante tornerà a fare il cantante: così rimarrà la musica che conta, perché è facile coinvolgere le piazze incitando politicamente e facendo sproloqui, ma per affermarsi bisogna riempire una platea di persone che vogliono qualcosa di rilevante dal punto di vista artistico. E’ facile avere davanti 5000 persone, ma è quando se ne hanno 200 che emerge il professionista in grado di emozionare il pubblico. Se non sei in grado di coinvolgere il pubblico di 200 persone non vali come artista.

Qualche tuo collega ora penserà che dovrà cominciare a cantare senza lasciare che sia lo stadio a trasformarsi in un immenso karaoke.

Il concerto, in particolare negli ultimi anni, è diventato una passerella: alcuni non si accorgono nemmeno che vengono fatti in luoghi sbagliatissimi senza una acustica adeguata. Andare in un bel teatro invece consente di ascoltare davvero la musica: lì sì che vale la pena spendere i soldi del biglietto.

Tornando a Lord Byron, qual è per te la bellezza della vita per cui vale la pena essere ottimisti?

E’ esattamente quella speranza di cui parla Lord Byron. Per lui la donna è la possibilità, la rinascita: da lì nascono anche le mie note. Ho costruito tutto intorno a questo concetto di speranza, e ho fortemente voluto due donne nella composizione di questo brano. Volevo sottolineare come tutti abbiamo un’opportunità democratica di rinascita.

Secondo te, che sei anche il fondatore della prima orchestra tutta femminile, a che punto è il ruolo della donna nella musica?

Ancora troppo indietro per i miei standard: lentamente si sta un po’ recuperando, a volte anche con prodotti un po’ forzati che sviluppano concerti unicamente al femminile, ma rimane ancora indietro rispetto a quello che dovrebbe essere. Si trovano spesso delle resistenze, che la rivoluzione sociale che stiamo vivendo contribuirà ad abbattere. I direttori artistici dovranno un po’ reinventarsi dirigendo su internet, chiunque potrà lavorare trovando il progetto giusto per il suo talento, e questo aiuterà la creatività di tutti. E’ il momento buono per l’arte. Non posso che immaginare, quindi, che anche molte donne verranno a galla con tutte le loro capacità.

Lord Byron raccontava un eroe avverso alla società e ai suoi vincoli, in cui vedeva gli ostacoli persino dei sentimenti. Qual è il freno, secondo te, che oggi pone la società a una libertà di espressione totale?

La bella voce non è niente senza lo studio, e oggi sono in pochi a studiare. Siamo rallentati dall’ignoranza e dalla poca originalità: ci dimentichiamo sempre del passato, come se tutto fosse nuovo, e invece ogni cosa è stata già fatta trent’anni fa. Morricone è stato il primo a inserire gli effetti sonori nei film di Sergio Leone, eppure oggi sono altri a prendersi meriti per qualcosa che già fu fatto all’epoca. La società italiana di oggi vuole che si scopiazzi tutto ciò che arriva dall’estero, dove invece arrivano pochissimi brani di certi nostri artisti: si è persa la bella melodia italiana. Modugno uscì dai confini per l’uso di certi fraseggi, ma soprattutto per l’originalità. La musica deve essere ricerca e sperimentazione continua, e invece sembra si sia fermata, così all’estero funzionano ancora straordinari veterani come Albano.

A Sanremo avevi usato parole molto positive per le qualità di Alberto Urso, che però non è stato capito dalle giurie.

Non mi ha sorpreso il risultato finale: Urso ha delle potenzialità enormi, e può fare cose straordinarie con la melodia, ma la canzone di Sanremo era sbagliata. Un brano deve valorizzare la voce: e chi scrive deve avere una competenza musicale che gli faccia verificare prima le caratteristiche di una voce, su cui adattare il brano giusto.

Ora Urso ha cantato un bellissimo Quando quando quando dove però non ha rinunciato al featuring con J-Ax. E’ proprio impossibile evitare il rap in questo momento?

Nella composizione di Hybrid mi sono messo alla prova con l’hip hop, e posso dire che quello originale è tutta un’altra cosa da quello che arriva in Italia. Da noi c’è un rap parlato dove si accusano tutti senza senso: è un prodottino da radio. Ma il vero rap e il vero hip hop sono cultura, hanno contenuti importanti. Ora, nella scopiazzatura che dicevamo prima, c’è anche questo uso smodato del rap. Ma le cose cambieranno presto, è il momento giusto.

Mi incuriosisce sempre un dilemma. Adorno diceva che avvertire dovunque qualcosa di bello porti a una dimissione della facoltà critica e della fantasia rischiando quindi di non trovare nulla di veramente bello. Per John Constable, al contrario, non vi è niente che sia brutto perché luce, ombra e prospettiva lo renderanno sempre bello. Tu sei decisamente positivo come Constable.

Cerco di vedere sempre positivamente. In realtà, però, non credo esistano bello e brutto, ma solo emozionante e non emozionante. Io con la musica voglio emozionare, se non riesco a farlo so che l’obiettivo non è stato compiuto.

Massimiliano Beneggi

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